Il primo uomo, un nuotatore di M. Ver.

Il primo uomo, un nuotatore PROCESSO ALL'EVOLUZIONE BELLA SPECIE La prova: un ossicino nell'orecchio di chi va spesso in piscina Il primo uomo, un nuotatore «Discendiamo da scimmie d'acqua» Tra la gente normale, ce l'ha solo il sei per cento. Gli istruttori di nuoto invece ce l'hanno tutti e chi va in piscina almeno tre volte la settimana ha sei probabilità su cento di averlo. Che cosa? Un particolare ossicino del dotto uditivo, che protegge le membrane dell'orecchio, sensibilissime, dalla pressione dell'acqua. Di questa protuberanza non c'è traccia in nessuno degli altri primati, neppure nello scimpanzé che pure è la scimmia antropomorfa più vicina all'uomo. Secondo un otorino del Royal Marsden Hospital di Londra, Peter Rhys-Evans, la struttura dell'orecchio dei nuotatori sarebbe la prova che l'umanità deriva da una scimmia acquatica che, cinque milioni di anni fa, avrebbe lasciato le foreste e le savane scegliendo il mare. A interessarla, non era tanto l'acqua quanto la fauna che prosperava lungo le coste e negli estuari dei fiumi: una dieta assai più ricca di quella offerta dalle praterie dell'Africa. Nu¬ trito di pesci, crostacei e molluschi, questo ramo collaterale della grande famiglia dei primati sviluppò un cervello superiore a quello dei cugini fino a produrre la genìa più intelligente di tutte, l'uomo. Prove indirette di questa teoria sarebbero la scarsità di peli e capelli nel neonato, la sua tendenza alla pinguedine e la capacità di stare a galla assai prima di camminare. Poi c'è il pianto: nessun primate lo conosce, tranne l'uomo. E vivere nei mari aveva certamente richiesto, a questo ipotetico antenato dell'uomo, una copiosa perdita di sale - che per l'appunto abbonda nelle lacrime. Infine, ci sono alcune cavità nel cranio vistosamente più grandi negli esseri umani: potrebbero essere un avanzo di «serbatoi» per la spinta di galleggiamento. Ma non è finita. A differenza dei mammiferi non acquatici, nell'uomo la laringe non è in contatto con il retro della cavità nasale - e questo ci permette di respirare sia con la bocca che con il naso. E poter respirare con la bocca sarebbe stato di grandissimo vantaggio per un mammifero di terra che avesse voluto tuffarsi in acqua. In aiuto di Peter RhysEvans, che esporrà la sua teoria all'annuale conferenza dell'Associazione Britannica per il Progresso della Scienza, vengono anche i nutrizionisti. Gli studi più recenti sulla dieta, i grassi e il loro ruolo nel determinare le dimensioni del cervello non sono incompatibili con la teoria della scimmia acquatica. Tutt'altro. Una dieta a base di pesci, molluschi e crostacei ha certamente fatto sì che il cervello di questo mammifero marino créscesse di pari passo con il corpo. I mammiferi terrestri, invece, con una dieta meno ricca di quei grassi, si sono trovati con un cervello più piccolo. Dopo milioni di anni di evoluzione, i risultati sono evidenti: il cervello di uno scimpanzé è lo 0,4 per cento del suo corpo. Quello dell'uomo, il 2. [m. ver.]

Persone citate: Peter Rhys-evans, Peter Rhysevans, Royal Marsden

Luoghi citati: Africa, Londra