Fischer, il re degli scacchi torna a sfidare il suo mito

Fischer, il re degli scacchi torna a sfidare il suo mito Vent'anni dopo, rivincita a Belgrado contro Spassky per una borsa da 5 milioni di dollari Fischer, il re degli scacchi torna a sfidare il suo mito Ci sono uomini che passano attraverso la propria vita e le sue piccole grandi tragedie con un volto immutabile. Altri a cui la storia personale scolpisce il viso, scavando rughe, infossando gli occhi, mettendo davanti allo sguardo un velo che diventa una barriera insormontabile tra il loro modo di sentire il mondo e quello degli altri. Vent'anni hanno cambiato in modo impressionante la faccia di Bobby Fischer, il Re Nero e Solitario. Dietro la sua immagine da naufrago impazzito è facile indovinare la vicenda di un uomo prigioniero delle sue nevrosi, schiavo della sua vittoria più grande, che ha navigato a lungo senza una rotta, né una bussola dentro di sé e oggi, rispondendo al canto delle ritrovate sirene, torna al porto dell'unica sfida che si concede: quella della scacchiera. Perché nessuno come lui sa quanto sia vera la frase dello scrittore MacOrian: «Accadono più avventure su una scacchiera che su tutti i mari del mondo». Fischer contro Spassky, vent'anni dopo. Ma niente è uguale ad allora. Sono cambiati loro, è cambiato il mondo intorno. Quello dell'estate del '72 a Rejkyavik era un duello da appendice di Guerra fredda, con tutto il blocco dell'Est a fare da piedistallo al Re rosso, Boris Spassky, e, dall'altra parte, Henry Kissinger, consigliere personale del presidente Nixon, che mandava all'ingovernabile rappresentante dell'orgoglio nazionale americano telegrammi con frasi come questa: «Fischer, sono uno dei dieci peggiori giocatori di scacchi al mondo, non ne so praticamente nulla. Ma per l'amor del cielo, Fischer, non pianti grane. Giochi. Questo campionato ci interessa». La rivincita dell'estate '92, dal 1° settembre a Belgrado, è la fotografia del Mondo nuovo. La sponsorizza un banchiere, Jezdimir Vasiljevic, proprietario della Jugoskandik. Comincerà nell'ex villa di Tito, sull'isola di Santo Stefano, proseguirà a Belgrado, dove Fischer vive sotto scorta, nella residenza del principe Tomaslev. Ci sono tre buone ragioni per cui Fischer ha accettato di tornare alla scacchiera, le stesse che (salvo eccezioni che portano poi alla beatificazione) guidano la condotta di ogni uomo: il denaro, l'amore, la politica. Bobby Fischer toma per denaro. E non per un pugno di dollari, ma per una borsa record da cinque milioni. Cresciuto nella fame in un quartiere ghetto di Brooklyn, Fischer conosce il valore dei soldi, ha costruito la sua fortuna sulla scacchiera, ma ha imparato anche a dissiparla. Campione degli Stati Uniti a tredici anni senza aver mai perduto un incontro, a ventinove era dominatore incontrastato della scena internazionale, avrebbe potuto chiedere qualsiasi cifra, nessuno avrebbe saputo dirgli di no. Ma quando uno sa di essere il migliore non può combattere che contro se stesso. E cominciò l'autodistruzione. Nel 1975 rifiutò di mettere in palio il titolo contro Karpov nonostante una borsa da 4 milioni di dollari offerta dal dittatore filippino Marcos perché la federazione non aveva accettato le sue condizioni. E mentre la Pravda usciva in edizione straordinaria celebrando la vittoria del campione nazionale, lui cominciava il suo lungo esilio, perseguitato ed esaltato dalla fama di imbattuto e quindi imbattibile. Non ha mai più giocato una partita ufficiale. Il mondo non lo ha aspettato, ha creato nuovi idoli e nuovi duelli anche sulla scacchiera. Lui si è perduto dentro se stesso. Come molti, in questi casi, ha cercato Dio, ma all'indirizzo sbagliato: quello di una setta fondamentalista che gli ha portato via tutto il patrimonio e non gli ha dato un solo valore spirituale al quale ancorarsi. All'inizio del '92 hanno tentato per la prima volta di organizzare il suo rientro, a Linares in Andalusia, con una posta da tre milioni di dollari. Lui ha chiesto il doppio. Non lo hanno accontentato e Fischer ha lasciato il piatto. Ma non aveva ancora conosciuto Zita. Bobby Fischer torna per amore. Perché quando un uomo gioca la partita della vita c'è sempre una donna che lo guarda dalla tribuna. Gli occhi su Fischer sono quelli di Zita Rajcsaniy, ungherese, maestra di scacchi, diciannove anni (trenta meno di lui). Vogliono sposarsi, hanno bisogno di soldi. Zita è nata a Budapest un anno dopo la sfida di Rejkyavik. Suo padre le ha contagiato la pas- sione per gli scacchi. Dev'essere accaduto che un giorno lei gli abbia chiesto: «Chi è il più bravo del mondo?». Lui ha risposto: «Bobby Fischer, un americano, non l'ha mai battuto nessuno». Quando i loro destini si sono incontrati il Re Nero si è sentito un po' meno solo e ha cominciato a credere che nella vita esistano ancora dei porti. E delle ragioni per cui lottare. Bobby Fischer torna per politica. «Portandolo a Belgrado - ha detto al Times l'organizzatore del match - abbiamo rotto l'assedio internazionale ih modo spettacolare. Per la Serbia questa è una grande, irripetibile occasione». Anche secondo'Kasparov, campione del mondo in carica: «La folle cifra offerta per questo incontro non può non nascondere una manovra politica». Il Senato americano ha deciso di affrontare l'argomento in quest'ultima settimana d'agosto, ma non si vede come possa impedire l'evento. L'unico a poterlo ancora impedire è lui, Bobby Fischer, vittima designata dei suoi capricci e delle sue nevrosi. Oltreché per denaro, amore e politica, è tornato per giocare ancora contro se stesso. Quando tornano, i miti dello sport (da Borg a Spitz, da Cassius Clay a Mennea) fanno sempre un po' male al cuore e alla memoria, perché il loro fisico che ha scritto una leggenda non sopravvive agli anni. Chissà se la mente di un genio può avercela fatta? La risposta è nello sguardo di Fischer; che approda dai sette mari per un'altra avventura sulla scacchiera. Ma se il Re finirà in trappola e cadrà sconfitto sui quadrati di ebano e avorio, l'eco del suo crollo viaggerà nel Mondo nuovo, a dire che non è più tempo di invincibili avventurieri, non c'è più spazio per dare una seconda chance alle utopie. Gabriele Romagnoli E' stato rovinato da una setta Usa Coi soldi sposerà una diciannovenne Bobby Fischer: a fianco con Boris Spassky; a destra davanti alla scacchiera e, sotto, in un'immagine recente alla tv inglese

Luoghi citati: Andalusia, Belgrado, Budapest, Serbia, Stati Uniti, Usa