Oliva «alle corde» per l'amico mafioso di Fulvio Milone

Oliva «alle corde» per l'amico mafioso Capri, frequentava un pentito espulso Oliva «alle corde» per l'amico mafioso NAPOLI. Un'estate amara per Patrizio Oliva. Perso il titolo mondiale, appesi per sempre i guantoni al chiodo, l'ex campione dei superleggeri è rimasto coinvolto suo malgrado nello «scudo d'estate», l'operazione predisposta dalla questura per liberare le principali località turistiche dalla ingombrante presenza dei malavitosi in vacanza. Che c'entra il celebre boxeur napoletano con il crimine organizzato? In realtà niente: l'unica sua «colpa» è un'amicizia imbarazzante, quella di un mafioso con un curriculum giudiziario alto una spanna, che dieci anni fa aveva deciso di collaborare con la giustizia ma che agli occhi di polizia e carabinieri ha conservato lo status di «persona socialmente pericolosa», e quindi indesiderabile. Il ruolo di Oliva nell'increscioso episodio è di vittima inconsapevole, più che di protagonista. Lo scenario è quello, come sempre incantevole, dell'isola di Capri. E' qui che il pugile ha deciso di trascorrere una breve vacanza, ed è sempre qui che da qualche giorno è sbarcato un maturo signore dall'aria distinta. E' Gennaro Totta, 50 anni, residente a Milano. Sull'isola di Tiberio nessuno conosce il suo turbolento passato, costellato di processi e condanne per associazione a delinquere, traffico di stupefacenti, truffa, ricettazione, falso. Un uomo dal quale guardarsi, insomma, ma anche un ex mafioso pentito: dieci anni fa, infatti, rivelò ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che Cosa Nostra voleva eliminare Carlo Alberto Dalla Chiesa. La confessione fu fatta ancor prima che il generale si insediasse nella prefettura di Palermo, e venne poi confermata da un altro pentito siciliano. Ma è acqua passata: agli occhi dei capresi Gennaro Totta è un rispettabile e facoltoso industriale del Nord in grado di pagarsi una stanza al «Quisisana», l'albergo più lussuoso dell'isola. I carabinieri vanno a fargli visita la notte fra sabato e domenica. Gli chiedono i documenti, lo perquisiscono, e scoprono con sorpresa che ha con sé un biglietto da visita di Patrizio Oliva, oltre che un numero telefonico intestato ad un certo Bruno Sorrentino, costruttore edile in odore di camorra. E' lo stesso pugile a chiarire i rapporti intrattenuti con Totta: «Lo conosco perché suo figlio Massimiliano, proprietario di una ditta che vende orologi, era uno degli sponsor di Rocco Agostino, il mio ex manager. Ma non sapevo certo che avesse dei precedenti penali». Il giorno dopo l'espulsione dell'ex mafioso dall'isola, si è saputo che Oliva si era recato al «Quisisana» pochi istanti dopo la visita dei carabinieri. «Volevo salutare Totta e discutere con lui i dettagli di un contratto pubblicitario che mi era stato proposto - ha spiegato -. Quando ho saputo che lo avevano fermato, sono andato in caserma per informarmi, e ho potuto spiegare perché quell'uomo era in possesso di un mio biglietto da visita. Ripeto che non conoscevo nulla del passato di una persona che per me era soltanto uno stimato uomo d'affari del Nord». Fulvio Milone Il pugile napoletano Patrìzio Oliva sta vivendo un'estate amara sia sotto l'aspetto umano che sotto quello professionale. La polizia lo ha interrogato e la sua carriera si è conclusa per sempre

Persone citate: Bruno Sorrentino, Carlo Alberto, Dalla Chiesa, Gennaro Totta, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Patrizio Oliva, Rocco Agostino

Luoghi citati: Capri, Milano, Napoli