Chi ha paura degli Inti lllimani?

Chi ha paura degli Inti lllimani? Incontro col gruppo che rappresentò la rivoluzione, ora lavorano con Peter Gabriel Chi ha paura degli Inti lllimani? Dalla e Vecchioni accusano: «Sono noiosi» TORRE PELLICE DAL NOSTRO INVIATO Vent'anni fa, erano un simbolo. Quando il dittatore Pinochet spazzò via il governo democratico di Salvador Allenale, gli Inti lllimani stavano all'estero, in tournée. Decisero di non tornare. Quindici anni di esilio, a Roma. E una popolarità da rock star: andare ai concerti degli Inti lllimani non era semplicemente una scelta di gusto musicale: era un dovere politi co. Come frequentare i collettivi e portare l'eskimo. Palasport gremiti di gente che cantava «el pueblo unido jamas sera vencido». In Cile, il popolo unito non è stato vinto, è tornata la libertà. Ma nell'Italia degli Anni Ottanta, Italia di pentimenti e di rampanti, gli Inti Tllimani sono rimasti vittime di un curioso processo di rimozione. Ieri eroi, oggi - per taluni - quasi una macchietta. Ci si sono messi pure i cantautori di sinistra: prima Lucio Dalla con il suo «la musica andina che noia mortale, da vent'anni si ripete sempre uguale», e adesso Vecchioni che vuole una donna «noiosa come una canzone degli Inti lllimani». Il manager italiano degli Inti lllimani si chiama Franco, è un loro vecchio amico che si prende la briga di organizzare faticose tournée per un gruppo richiestissimo in tutto il mondo, meno che da noi. Da noi, c'è questo pregiudizio, «e i più difficili da convincere, quando devo vendere un concerto, sono quelli dell'Arci e delle feste dell'Unità», mastica amaro Franco. E' stato più fortunato con i Valdesi, che hanno ingaggiato gli Inti lllimani con gran entusiasmo. A Torre Pellice, durante il concerto è venuto giù un temporalaccio, ma poco male: si è suonato ieri, e nelle valli protestanti del Piemonte gli Inti lllimani hanno trovato amici e ammiratori. Al concerto c'erano i reduci della contestazione, quelli che non sono saltati sul treno dei vincitori, ma c'erano anche tanti giovanissimi. Chissà come diavolo faranno a conoscerli, gli Inti lllimani. Ma forse il clima sta cambiando: Angelo Branduardi ha partecipato allo spettacolo d'apertura del loro tour, a San Giminiano; e intanto «Cuore», vendicatore dei deboli e dei perseguitati, ha iniziato una vigorosa campagna per la riabilitazione degli Inti lllimani. Loro, però, di queste piccole beghe sanno poco o nulla. Guano il mondo, applauditi persino negli Usa, dove ai tempi di Pinochet non li avevano mai invitati a suonare. E Jorge, leader e portavoce del gruppo, cade dalle nuvole quando gli racconti le frecciatine dei cantautori italiani: «Sapevo di Dalla, e quando ci siamo incontrati lui non ha detto niente ma aveva l'aria dispiaciuta. Vecchioni? Non lo conosciamo, davvero, non sappiamo chi sia. Chissà: anche quelli che hanno distrutto le culture messicane e peruviane, magari le trovavano noiose». Interviene il manager: «E poi. Vecchioni, dare del noioso agli altri...». In Italia siete considerati gruppo «politico». Noi siamo un gruppo musicale. L'etichetta politica non ci è mai piaciuta molto. Ma negli Anni Settanta rappresentavamo un'epoca, una concezione della vita. Era inevitabile, in Italia ci avete definiti «gruppo politico» perché la situazione italiana era quella, e noi eravamo esuli, e cileni. Questo non è accaduto in Francia, o in Giappone, in nessun po¬ sto: soltanto in Italia. Ma non rinneghiamo nulla. Anzi: continuiamo a considerarci lottatori per la democrazia e per la convivenza e il rispetto. Però non pensavamo di essere una specie di evangelisti della sinistra, di annunciare la buona novella della rivoluzione. Adesso vivete in Cile? Sì, ci siamo tornati nell'88, dopo 15 anni di esilio. Tornare ha si¬ gnificato chiudere un periodo della vita e cominciarne uno nuovo, mettere la parola fine a una lunga ingiustizia. Abbiamo trovato un Cile cambiato, un'America Latina cambiata. E' una vita nuova. Negli ultimi tempi vi siete avvicinati alla musica new age. Beh, il termine new age è un po' sputtanato, negli Stati Uniti è di¬ ventata una musica per saloni di massaggi. Se poi per new age si intende ricerca di suoni naturali, è quello che abbiamo sempre fatto. Abbiamo lavorato con Andreas Vollenweider prima che si parlasse di new age. E adesso fate dischi con Peter Gabriel, Ci siamo incontrati a Buenos Aires, al concerto di Amnesty International, e abbiamo subito legato: con lui, e con Springstèen. Ci siamo rivisti due anni fa, in occasione del rock festival di Santiago. C'erano artisti di tutto il mondo, in quello stadio che è stato il simbolo della repressione di Pinochet. Abbiamo invitato Gabriel, e abbiamo registrato qualche brano. Quel materiale finirà su disco. A Santiago c'era pure Wynton Marsalis: splendido musicista, vorremmo combinare qualcosa anche con lui. Voi siete insieme da venticinque anni. Qua! è il segreto di un rapporto tanto solido? Ci sono matrimoni che riescono e altri che non riescono, no? Ma forse dovremmo dividerci, fare qualcosa di strano: sennò, i vostri cantautori dicono che siamo noiosi. Gabriele Ferraris Inti lllimani stasera a Stradella, il 27 a Verona, il 28 a Castagnole Lanze (At), il 29 a Ugnano; 4 settembre Sarzana, 10 Erba, 11 Borgo Valsugana, 15 Milano. Gli Inti lllimani in tournée: ai loro concerti alcuni reduci della contestazione e tanti giovanissimi