Delle Olimpiadi ci resta la musica

Delle Olimpiadi ci resta la musica re li Delle Olimpiadi ci resta la musica ESTATE, una rotonda sul mare del pensiero fragile. Voglia di allegria e vacanza, voglia di musica libera, bella e poco importa se anche inconsistente. Meglio quella ballabile. Ecco quattro proposte, tra revival e attualità. Delle Olimpiadi di Barcellona non ci sono rimasti record sportivi eclatanti, ma tante belle immagini. E un disco, marchiato con 5 cerchi, catalani naturalmente. Ormai a nessuna grande manifestazione sportiva che si rispetti può mancare la colonna sonora apposita, il disco che rientri nel business indotto. Se Italia 90 ha giocato tre assi italiani - Giorgio Moroder, Gianna Nannini, Edoardo Bennato -, Barcellona 92 è stata un po' meno orgogliosamente nazionalista. Tra i 16 brani raccolti nella compilation ufficiale «Barcellona Gold» (Warner Bros., 1 Cd, Lp, Me) c'è poca Spagna e molta America. Semmai gli iberici hanno giocato il jolly della lirica nelle retoriche e ridondanti canzoni d'apertura e chiusura dell'album. Per l'apertura sono entrati in campo il soprano Montserrat Caballé, assieme allo scomparso Freddy Mercuiy, con il già noto «Barcellona», lungo duetto a colpi di acuti, ampollosità, potenza vocale. Un insolito incontro tra pop e lirica. Come un ricevimento a corte. Il finale ha per protagonista José Carreras, con Sarah Brightman, nella melensa «Friend for life (Amigos para sìempre)». Come la solita favola dello sport che affratella gli sportivi, specie se dirigenti. Unica presenza leggera è Luis Miguel con «No sé tu», classica e un po' banale. Come un napoletano con il mandolino, o le sigarette di contrabbando. Per fortuna che c'è l'America. Altrimenti chissà che noia e fallimento. E difatti il colpo ad effetto è un brano di Madonna, uno di quelli scartati dal suo nuovo long playing. «This used to be my playground», il titolo per niente allusivo. Un brano romantico, lento, leggero. Per il resto è un percorso a gruppi di stili. E qui davvero la qualità migliora. Area quasi-jazz con Tevin Campbell e Anita Baker; rap per D.J. Jazzy Jeff & The Fresh Prince e Keith Sweat; heavy metal e rock energetico con Damn Yankees e Rod Stewart; country, prima ritmato e poi melanconico, con Tra vis Tritt, Randy Travis, Marc Colin; blues per Eric Clapton e la sua sempre incantevole chitarra, come per Natalie Cole. Un disco piacevole, ma che manca di un centro. Una compilation per tutti i gusti. Come un pacchetto di caramelle. Un motivo musicale non ha etichettato nettamente l'estate, tormentandoci da ogni radio. Ma in epoca di revival An¬ ni 60 ecco una serie di canzoni-tormentoni che ritornano dai trionfali successi sulle spiagge di trent'anni fa. Sono gli allegri brani di Edoardo Vianello, ora leggermente ritoccati negli arrangiamenti e raccolti in «Abbronzatissima» (Fonit Cetra, 1 Cd, Lp, Me). Con la sua bella voce sciolta e sicura, Vianello trova la sua strada allegra e ironica in mezzo all'ondata impegnata dei cantautori. Il surf di «Tremarella», il twist di «Guarda come dondolo», le surreali gite di «Siamo due esquimesi» e «I watussi», il quadretto di gelosia mediterranea «Il capello» sono entrati comunque, con la loro leggerezza, almeno nella storia del costume italiano, se non proprio in quella della canzone. In effetti resistono ancora oggi come esempi del poco frequentato filone della canzone umoristica, con quelle loro musiche che mettono buonumore. Nel gruppo di 14 brani, ci sono anche «0 mio signore», «Da molto lontano» che testimoniano i tentativi di Vianello di cercare alternative in composizioni più melodiche e meno leggere. Ma il suo ruolo è sempre stato quello di cantante con il sorriso, un bravissimo amico delle vacanze. Parodistiche sono- anche state le canzoni dei B-52's. Il quintetto (2 ragazze e tre ragazzi) ironizzava sulla provincia americana, sulle esagerate mode dei revival. Cori polifonici, femminile, ritmo serrato senza basso, resti surreali e a volte triviali, un fiinky artificiale e ballabile. Ora il gruppo è tornato e propone «Good stufi» (Reprise, 1 Cd, Lp, Me). Tre soli i componenti rimasti, il suono è un prodotto da discoteca, a suo modo divertente e adatto alla stagione. Forse un po' più caldo di un tempo, con i testi meno provocatori ma sempre originali. Altro tuffo nel passato è «Spin dazzle» (Fonit CetraVirgin, 1 Cd, Lp, Me) dove il clownesco Boy George raccoglie la sua carriera: dai Culture Club ai Jesus Loves You, dalle ballate di grande successo ai brani tra rap e dance. Canzoni per divertirsi. Boy George, almeno in musica, ha sempre avuto buon gusto, molto più che nel vestirsi Alessandro Rosa >sa^J

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