Un dono di Rabin per la Conferenza di Aldo Baquis

Un dono di Rabin per la Conferenza MEDIO ORIENTE Israele libera 800 attivisti dell'Intifada, i delegati palestinesi partono per gli Usa Un dono di Rabin per la Conferenza Dà oggi a Washington trattativa-chiave perla pace TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO I negoziati bilaterali di pace israelo-arabi si riaprono oggi a Washington in un clima di cauto ottimismo dovuto al felice superamento di intoppi burocratici, che avevano impedito venerdì scorso la partenza per gli Stati Uniti della delegazione dei Territori Occupati, e all'annuncio di una serie di misure «distensive» a favore della popolazione araba di Cisgiordania e di Gaza, ordinata ieri dal premier laburista Yitzhak Rabin. A differenza del passato, la delegazione israeliana ha insistito perché questa tornata di colloqui - la sesta - non si esaurisca nel giro di pochi giorni. Secondo i programmi, i delegati rientreranno alla fine di settembre. Israele, assicurano fonti governative a Gerusalemme, ha fretta di concordare con i palestinesi un regime provvisorio di autonomia e di indire verso aprile elezioni generali nei Territori. Le prerogative del corpo che verrebbe così eletto sono al centro delle discussioni: per Israele esso avrebbe solo un carattere amministrativo, mentre per i palestinesi dovrebbe assicurare il graduale passaggio dei poteri dal governo militare alla popolazione locale. Nelle loro intenzioni, sarebbe questa una fase di transizione verso la costituzione di uno Stato autonomo. La delicatezza della materia è stata messa in luce venerdì quando la delegazione dei Territori ha preferito fare dietrofront piuttosto che accedere alla richiesta di funzionari israeliani di frontiera che cinque accompagnatori palestinesi si munissero di speciali permessi, rilasciati dalle autorità di sicurezza. Ieri, grazie all'intervento diplomatico degli Stati Uniti, la crisi è stata superata. ((Abbiamo ricevuto un'immunità totale - ha dichiarato la portavoce palestinese, Hana Ashrawi - i cui dettagli saranno concordati a Washington». Il comportamento dei palestinesi ha infastidito alcuni mini¬ stri laburisti, anche quelli considerati «colombe». «Noi cerchiamo di mutare il clima della regione - si è lamentato ad esempio Haim Ramon, ministro della Sanità - e loro si perdono in quisquilie». Da parte sua, Rabin ha annunciato ieri la scarcerazione di 800 attivisti dell'Intifada, la riapertura degli accessi ad abitazioni e di vicoli murati dall'esercito nei mesi caldi della rivolta, e agevolazioni all'ingresso in Israele per i palestinesi di età superiore ai 50 anni. I palestinesi speravano che il governo israeliano si sarebbe impegnato anche a sospendere tutte le espulsioni: il provvedimento, che pure è nell'aria, è stato rinviato a un'altra occasione. Mentre israeliani e palestinesi sostengono di portare con sé a Washington «idee nuove, progetti e proposte incoraggianti», Israele e Siria sembrano ancora lontani dall'individuare un terreno comune di dialogo. Da parte israeliana, la direzione di questi negoziati è passata da Yossi Ben Aharon, braccio dell'ex premier Yitzhak Shamir, a Itamar Rabinovic, un professore dell'Università di Tel Aviv esperto in questioni siriane e considerato una «colomba». Ciononostante, il divario tra i due Paesi resta grande: prima della partenza, Rabinovic ha dichiarato che cercherà di discutere con i siriani di misure atte a creare un clima di fiducia reciproca ed eventualmente di accordi di transizione sul Golan. Ma il ministro siriano degli Esteri Faruk A-Shara ha ricordato che il suo Paese «non è affatto interessato ad accordi parziali». Nei giorni scorsi, ad esasperare le relazioni tra i due Paesi erano giunte le notizie di due lanci sperimentali di missili Scud-C, da parte dell'esercito siriano, e il monito del viceministro israeliano della Difesa, Mordechai Gur, che «Zahal (l'esercito ebraico) marcerà su Damasco» se i siriani bombarderanno le città israeliane. Aldo Baquis