Prossimamente, weekend in miniera

Prossimamente, weekend in miniera Progetto finanziato dalla Cee per valorizzare le gallerie dove si estraevano talco, rame e grafite Prossimamente, weekend in miniera Il futuro del turismo pinerolese è sotto terra Se il progetto andrà in porto, nel giro di un triennio nel Pinerolese saranno «riaperte» a firn turistici le numerose miniere abbandonate. Sarà dunque tutto da scoprire quel reticolo di gallerie che attraversano il sottosuolo delle valli seguendo le serpentine dei giacimenti di talco, rame, grafite, marmo e pietra da secoli fonte di reddito per i montanari. Si tratta di una proposta di intervento transfrontaliere italofrancese con finanziamento comunitario, che coinvolge le Comunità montane Valli Chisone e Germanasca e Val Pellice e, oltre frontiera, le zone di Briangon e Argentière La Bessée. «Gli studi preliminari sono pressoché definiti ed entro settembre presenteremo alla Cee un progetto del valore di 600 milioni - spiega Erminio Ribet, presidente della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca -; se otterremo il finanziamento, contiamo di realizzare entro il '95 questa grandiosa opportunità di rilancio turistico delle nostre valli». Le linee essenziali dell'intervento prevedono il ripristino della miniera «Gianfranco» di Fontane per renderla agibile alle visite turistiche e la creazione di un centro ricettivo sull'area delle ex caserme di Villa di Prali (dove, peraltro, esiste da tempo un progetto). Quest'ultimo dovrebbe diventare il fulcro della «commercializzazione» turistica dei siti minerari valligiani, con strutture in grado di ospitare circa 120 persone (ad indirizzo misto, albergo, residence, minialloggi), ristorante, bar, infrastrutture per il tempo libero, spazi espositivi e sale conferenze. Secondo gli amministratori, la localizzazione a Prali di questo nuovo complesso è dettata dalla possibilità del suo duplice utilizzo, cioè anche per il turismo invernale, sciistico in particolare. Infine, l'allestimento di itinerari per le visite ai siti minerari. «Come ogni tipo di archeologia, quella industriale e mineraria deve stabilire delle pratiche e dei principi di ricerca e conservazione», osserva Eleni Svoronou, dell'Iron Bridge Institute, stagista in Comunità montana. «Accertato che è impossibile preservare tutti i monumenti, bisogna stabilire un sistema di valorizzazione che ci aiuterà a scegliere i luoghi più rappresentativi». In questa ottica, in Val Chisone e in Val Germanasca sono state individuate le miniere di talco di Envie, Pleynet, Sapatlé, Malzas, Gianna, Crosetto, Fontane, Maniglia, Roussa, quelle di grafite a Pramollo e San Germano e la miniera di rame del Beth, nel parco naturale della Val Troncea, dove, nel 1904, una valanga travolse 119 minatori e ne uccise 81. La tragedia dei Beth divenne ben presto la copertina di quel- l'«album» di memorie di mimerà - raccontate, cantate, scritte - legato alla tradizione del lavoro nelle vallate pinerolesi. Col talco, la gente del posto ci faceva di tutto (pentole, «ferri» da stiro, stufe) e, ancora oggi, la società Talco Val Chisone ne estrae 45 mila tonnellate l'anno, avviandolo soprattutto all'industria alimentare, cosmetica e farmaceutica. «Per noi è una scommessa conclude Erminio Ribet -: innanzitutto dovremo far fronte alla nostra quota finanziaria di partecipazione al progetto e poi, con l'inserimento nel circuito turistico internazionale, dovremo avere strutture all'altezza e provvedere alla formazione del personale». Angelo Taverna Sulle miniere pinerolesi è fiorito un album di memorie cantate e scritte

Persone citate: Angelo Taverna, Crosetto, Eleni Svoronou, Erminio Ribet, Fontane, Iron

Luoghi citati: Envie, Prali, Pramollo, San Germano