Anche Pechino «tradisce» il dittatore di Pyongyang

Anche Pechino «tradisce» il dittatore di Pyongyang ESTREMO ORIENTE Kim II Sung, padre-padrone del Nord, resta isolato da un accordo che segna un punto a favore della politica di Deng Anche Pechino «tradisce» il dittatore di Pyongyang La Cina riconosce l'ex nemico di una guerra durata tre anni, la Corea del Sud Si chiude l'ultima ferita di un duro conflitto combattuto nell'ambito della guerra fredda. Pechino e Seul hanno confermato ieri che oggi il ministro degli Esteri sud coreano Yi Sang-Ok giunge nella capitale cinese per una visita di tre giorni per normalizzare le relazioni tra i due Paesi. Il reciproco riconoscimento diplomatico dovrebbe essere annunciato in questi giorni. La Cina combatté a fianco del Nord quando questo, appoggiato dall'Unione Sovietica, invase il Sud nel '50, provocando l'intervento delle Nazioni Unite in difesa di Seul in una guerra durata tre anni e ancora tecnicamente aperta: nel '53 fu infatti firmato l'armistizio con cui il Paese restava diviso in due, col fronte lungo la linea demilitarizzata sul 38° parallele, profonda cinque chilometri. Il riconoscimento di Seul da parte della Cina segna il totale isolamento politico del regime del Nord, capeggiato dal dittato¬ re Kim II Sung, al potere da oltre 40 anni. L'Unione Sovietica aveva riconosciuto Seul due anni fa, suscitando da parte di Pyongyang accuse di tradimento. Quando nella primavera '91 Gorbaciov visitò il Sud, da cui aveva ricevuto impegni per aiuti e investimenti, il Nord lo accusò di aver «venduto per una manciata di dollari gli ideali del marxismo leninismo e della solidarietà internazionalista». E' difficile che esso possa ripetere le stesse invettive verso Pechino, che malgrado tutto rimane il suo maggior ancoraggio politico: riconoscendo Seul, infatti, la Cina mantiene, come altri, anche il riconoscimento di Pyongyang, mentre la Corea de! Sud, in omaggio al principio «dell'unica Cina», taglia i rapporti con Taiwan. L'iniziativa Pechino-Seul sancisce l'esistenza di due Coree e rinvia la questione dell'unificazione in attesa di sviluppi interni nel Nord, «un regime sull'orlo del collasso», come ha dichiarato il 5 agosto a Tokyo il vice primo ministro russo, Poltoranin. Il riconoscimento conclude un avvicinamento cominciato nell'88, sviluppatosi con scambi giunti a cinque miliardi di dollari all'anno, e con l'apertura nel '91 di uffici commerciali nelle rispettive capitali. Ciò che sorprende è che sia giunto così presto rispetto a quanto gli stessi sud coreani prevedevano. Da un lato vuol dire che in Cina si è rafforzato il gruppo di Deng Xiaoping per riforme e aperture. Dall'altro che Pechino o non è più in grado di controllare l'imprevedibile Nord e gli rivolge l'ultimo monito per forzarlo a cambiare; oppure, controllandolo fin troppo bene, teme crisi interne con destabilizzazioni sulla penisola, specie in vista della uscita di scena di Kim Il Sung, che vorrebbe passare il potere al figlio Kim Jong II. Secondo varie fonti, in un incontro segreto l'anno scorso Deng Xiaoping aveva promesso a Kim II Sung che la Cina avrebbe rinviato fino al '93 il riconoscimento del Sud, a patto che avviasse rapporti con esso e rinunciasse aUe armi atomiche che stando ad americani e giapponesi egli sta fabbricando. Kim avrebbe accettato la prima condizione, stabilendo poi rapporti con Seul, subordinando la seconda al proprio riconoscimento da parte degli Stati Uniti e al loro totale ritiro dall'area. Washington ha di fatto aperto discreti contatti con Pyongyang; pur rifiutandosi di riconoscerla, ha comunque ritirato l'anno scorso dalla Corea le atomiche tattiche secondo il piano globale di Bush del settembre '91, ma vi mantiene le sue forze. Pur aderendo al trattato di non proliferazione nucleare, il Nord si è a lungo rifiutato di aprire i suoi impianti, che dice essere a scopo pacifico, alle ispezioni della Iaea, obbligatorie secondo il trattato. Sotto pressioni interna¬ zionali ha ammesso a giugno una delegazione capeggiata dal direttore della Iaea, Hans Blix, che ha trovato un grande laboratorio per il trattamento del plutonio. In una audizione al Congresso americano il 22 luglio, Blix ha dichiarato che quell'impianto non è necessario per un programma nucleare pacifico. A metà luglio Seul aveva reso noto di essere stata informata dalla Cina che il piano per il riconoscimento le sarebbe stato esposto in incontri a Bangkok fissati per settembre, da perfezionare all'assemblea autunnale dell'Onu, e da varare dopo il congresso del pc cinese, previsto per novembre-dicembre. L'avvenuta accelerazione, se da un lato indica positivi sviluppi interni cinesi, dall'altro suscita appunto inquietanti interrogativi sulla situazione interna del Nord e sui suoi armamenti nucleari. Fernando Mozzetti