Arbore: lungo il Tevere la mia città della musica

Arbore: lungo il Tevere la mia città della musica Parla il presentatore che sta preparando un disco sulla musica napoletana Arbore: lungo il Tevere la mia città della musica NAPOLI. E' l'artista stregone che diventa tramite fra la divinità e il gruppo nelle società primitive. Quando l'aldilà fa le bizze, rifiuta il contatto e non concede segni risolutori, lo stregone non si scompone e si dedica ad altre incombenze, anche più pratiche, che possano accrescere il suo prestigio nella comunità e lo preparino al prossimo incontro divino. Forse è quanto sta facendo adesso lo stregone della tv Renzo Arbore. In attesa d'un qualsiasi segno risolutore da parte della tele-divinità, purifica se stesso (e dunque prossimamente noi tutti), con un bagno musicale dentro la Napoli delle meraviglie canore. «Preparo un disco napoletano. Per rinnovare la sua musica che comunque non è mai morta e sta lì a sonnecchiare nella coscienza di tutti. Ma non sono solo. Sto qua a Napoli con volenterosi e valenti musicisti». Un momento musicale per poi tornare alla tv? Questo è il primo di una serie di volumi musicali sulla musica italiana. La più importante è la napoletana, siamo dunque partiti da Napoli, ma via via toccheremo altre zone, altre città. Con la sua Orchestra Italiana? L'Orchestra Italiana ed io affrontiamo questo lavoro con grande entusiasmo. Teniamo pure la divisa, che serve, che fa gruppo. E la sua famosa città della musica che fine ha fatto? Stiamo lavorando a tappe. Siamo nella fase del piano di fattibilità. Che cosa significa? Vuol dire che ci sono dei consulenti americani, per capirci, di quelli che hanno fatto Disneyland, che ci danno la loro esperienza. Insomma siamo partiti col piede giusto. Si è capito che noi ci battiamo per un fatto ideale. Senza inghippi di sorta... Infatti di questi tempi... Questo casino politico-amministrativo non può che averci fatto del bene. Chi presta la sua opera, adesso siamo certi che lo fa nell'interesse dell'impresa stessa. Per far capire meglio: lei sta per varare la sua «città della musica» a Roma, con tanto di locali, servizi, un progetto faraonico. Ma i soldi chi li mette? E come chi li mette. Sono le stesse imprese che costruiscono case e servizi. E gli sponsor. Ad esempio? Ad esempio la Coca-Cola, mettiamo, se vorrà gentilmente affittare, comprare l'Auditorium più grande, investirà lì il suo denaro. Le imprese costruttrici sono fra le maggiori e più serie che abbiamo in Italia, e per le ditte sponsorizzatrici ci sono già delle richieste... E' vero che avrà l'appoggio del ministro del Turismo e dello spettacolo Margheri¬ ta Boniver? La Boniver ha manifestato simpatia per la musica a Roma. Ha capito le serie intenzioni di costruire una città della musica che regga nel tempo. Una cosa seria insomma. Che arrivi bene fino al 2050 ad esempio. Un po' come gli ideatori del ponte di Brooklyn che già avevano previsto tutte quelle corsie. Uno spazio pensato contro lo stress: in cui arrivare, soggiornare, serviti e riveriti senza incubi di sorta. Costruirete vicino a Roma, ma dove? Il terreno è già stato individuato. Una buona area con terreni papabili, ma non ancora acquistati. Una zona vicino all'aeroporto, e anche vicino al fiume. per poterci arrivare, perché no, anche da quella parte. E l'amata tv? Sto con le antenne erette. Attento a ciò che sta succedendo. E' un periodo curioso da decifrare questo. Bisogna fare una doppia lettura degli avvenimenti. Ce n'è una negativa con episodi dolorosi che fa cadere le braccia. E un'altra che ci fa dire: ecco adesso non resta che rimboccarci le maniche delle stesse braccia cascate. Mi sento perfino un po' ottimista, come chi prima s'è infortunato e ora ha la salute. E la tv rispecchia questo stato di cose. Dopo aver violato il gusto molte volte non resta che aspettare una stagione che rivaluti, se non il buon gusto, almeno il gusto. Già si legge che c'è un recupero di valori di modestia e certi umori positivi s'intravedono in qualche programma della tv. Allora la rivedremo in un «Avanti tutta»? 10 mi considero un figliol prodigo, o meglio profugo, un Passator Cortese, o meglio scortese, uno di quelli insomma, che la tv la fanno con un po' di titubanza. Entro a far parte della categoria dei Benigni, Grillo, Gaber, Verdone, Pozzetto che hanno messo a frutto il capitale della simpatia accumulato con la tv per vendere altri prodotti. I vertici della Rai richiedono spesso la sua presenza? Ma io ci sto già in tv, ma con le cose che adesso m'interessano. Perché sono uno che deve fare le cose con grande convinzione. Questi per me sono anni confortanti: nel senso che vedo con piacere che nel mondo vince la musica che piace a me: jazz, un certo tipo di rock, la world music. I giovani scoprono musica di tutti i Paesi e di tutte le età. C'è uno scambio musicale. E anche l'appassionato di Mozart può scoprire piacévolmente Miles Davis. E sono anche contento perché si avvera quel detto napoletano che fa: «Dicette il pappice alla noce: dammi tempo che ti spertoso». Pian piano 11 vermetto il buco lo fa, l'ha fatto. E la noce se la mangia. Nevio Boni «Ho la simpatia, e spero l'aiuto, del ministro Boniver; per ora vado in giro con la mia Orchestra» Renzo Arbore: «Sto con le antenne alzate aspetto che qualcosa succeda in tv» I Renzo Arbore in due immagini di qualche tempo fa quando il successo arrivò attraverso la radio

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