Dopo le bombe, fuoco sui carabinieri di Franco Giliberto

Dopo le bombe, fuoco sui carabinieri Presi di mira con un fucile a pallettoni, sono illesi. Notte di paura a Lula per i due attentati Dopo le bombe, fuoco sui carabinieri In Sardegna agguato a 4 militari di un posto di blocco NUORO DAL NOSTRO INVIATO Se la sono cavata senza un graffio quattro carabinieri che erano impegnati in un controllo fisso nel Nuorese, in un tratto di strada fra Ilbono e Lanusei: da un centinaio di metri tre attentatori che si erano nascosti dietro un cespuglio li hanno presi di mira con dei fucili a pallettoni, micidiali se i colpi fossero stati sparati da vicino. Scaricate le armi, i criminali si sono rapidamente allontanati, scomparendo in una valletta di macchia mediterranea. L'episodio è avvenuto ieri pomeriggio. Le numerose pattuglie di carabinieri e polizia richiamate nella zona alla ricerca dei mancati assassini non hanno dato esito. I cani poliziotto hanno perso le tracce degli assalitori, che per un lungo tratto sono fuggiti correndo dentro un torrentello. Ma rimane un dubbio: tentato omicidio o arrogante azione dimostrativa? Sarà difficile stabilire se chi ha sparato da notevole distanza volesse semplicemnte intimorire i carabinieri, o se velleitariamente confidasse nella potenza dei propri fucili. I cecchini sapevano benissimo comunque di agire in una territorio dell'«Operazione Paris». Da quelle parti, a una decina di chilometri, è stato piantato un campo-base militare della Brigata Taurinense. Anche a Lula c'è un campobase dell'«Operazione Paris» e anche lì, poco prima della mezzanotte di giovedì sono avvenuti due attentati: un ordigno esplosivo ha sventrato l'ingresso posteriore del municipio, una seconda bomba ha piegato un piccolo traliccio dell'Enel che fungeva da deviatore per una linea elettrica da quindicimila volts. Siamo accorsi a Lula tre quarti d'ora dopo le due deflagrazioni, mentre carabinieri e polizia compivano i primissimi accertamenti. L'esplosione alla base del traliccio, avvenuta per prima, aveva mandato in corto circuito la cabina elettrica di smistamento di Lula, lasciando al buio per circa mezz'ora il paese e i vicini centri di Bitti e Onanì. Una miccia a lenta combustione lunga dieci metri aveva provocato lo scoppio. Una miccia simile era stata usata per l'attentato al municipio, avvenuto però pochi minuti dopo la caduta della linea elettrica. Un fatto è certo. Nel momento degli attentati, Lula aveva le strade deserte, non c'era nemmeno un bar aperto, una sola auto-pattuglia dei carabinieri girava lentamente per il paese, il municipio non aveva alcuna sorveglianza. Qualsiasi delinquente avrebbe potuto agire pressoché indisturbato, facendo anche più danni di quanti se ne siano registrati. A botta calda, un ufficiale dei carabinieri giovedì notte commentava: «I soldati dell'Operazione Paris smantelleranno i loro quindici campi nel Nuorese tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre. Non c'è da credere che vivremo tranquilli fino ad allora. Ma ciò che pochi sanno, è che sempre qui non viviamo tranquilli. La violenza in questi paesi è all'ordine del giorno, ci siano o non ci siano gli accampamenti dei soldati. Decine di paesetti, ogni sera, sono in balìa di teppisti e delinquenti, una minoranza che tiene in ostaggio con scorribande, spavalderie, caroselli a colpi di fucile e bombe la grande maggioranza della gente per bene. Tutti gli onesti di sera si rintanano a casa. E anche le forze dell'ordine, scarse e con organici inesperti, dall'età media giovanissima, di norma restano chiuse nelle caserme o nelle nostre stanzioncine, mentre fuori impazzano i prepotenti. Dicono che l'Operazione Paris, in ogni caso, abbia già raggiunto il risultato di fare diminuire notevolmente incendi, furti di bstiame, estorsioni e attentati, rispetto all'estate scorsa. Ma il risulato maggiore, secondo me, è quello di aver portato con grande clamore all'attenzione degli italiani una realtà da Far-West, intollerabile per qualsiasi nazione civile. Intollerabile per chi non si vuole armare di pazienza e aspettare mezzo secolo o più che le cose migliorino da sole». L'anonimo adarente a un assai improbabile «Fronte popolare per l'indipendenza della Sardegna» - una sigla sconosciuta agli investigatori - ha rivendicato l'attentato di Lula con una telefonata ricevuta a Cagliari dal centralinista del quotidiano L'Unione Sarda. Gli inquirenti ritengono la telefonata inattendibile. Il colonnello Francini, dei carabinieri di Nuoro: «A Lula è stato un atto di criminalità comune, senza alcun sottofondo pseudo-politico; Chi si attribuisce queste azioni cerca di pescare nel torbido, di far scattare l'emulazione di altri balordi, di galvanizzare qualche mitomane. Possediamo elementi per considerare le ultime due violenze di Lula collegate, come intenzioni, agli attentati che nel luglio scorso avevano subito il sindaco e il vicesindaco. E non certo per l'insediamento del campo-base militare». Che la prepotenza gratuita abbia la parte del leone è provato da un altro episodio: a ventiquattr'ore dalla violenta rissa in piazza che aveva portato all'ospedale mercoledì scorso dieci allievi carabinieri della Scuola militare di Iglesias, la scazzottatura si è ripetuta. E' avvenuta nuovamente nel salotto buono della cittadina, piazza Sella, meta della passeggiata serale soprattutto dei villeggianti. Ancora una volta, nulla ha impedito che un gruppo di giovani teppisti aggredisse gli allievi in libera uscita, dopo una serie di insulti e lancio di oggetti. Tre militi di una pattuglia accorsa per sedare il tumulto sono rimasti feriti leggermente. I teppisti denunciati a piede libero sono stati sette, su una banda composta da almeno venti scalmanati. Franco Giliberto L'ingresso del municipio di Lula dopo l'attentato. Di fianco i militari inviati in Sardegna

Persone citate: Francini