La mafia uccide nel Comune dei clan di Fabio Albanese

La mafia uccide nel Comune dei clan Assassinato il capo ufficio tecnico di Mascali. Il Consiglio è stato sciolto per infiltrazioni La mafia uccide nel Comune dei clan Massacrato dai killer mentre viaggiava sulla sua auto Sette anni fa eragià stato ferito a colpi di pistola CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dalle sue mani passavano tutte le pratiche più importanti che riguardano attività-chiave dell'amministrazione comunale di Mascali. Vincenzo Mauro, 52 anni, era il capo dell'ufficio tecnico comunale. I killer lo hanno ucciso a colpi di fucile sparati in faccia ieri pomeriggio, mentre si trovava a bordo della sua «500». Un delitto feroce, avvenuto sulla statale che collega Catania a Messina, a pochi chilometri dal paese di Mascali: novemila abitanti e una ex amministrazione comunale chiacchieratissima, al centro di inchieste della magistratura, sciolta «per infiltrazioni mafiose» sei mesi fa. Il cadavere è stato trovato dai carabinieri, avvertiti da una telefonata anonima. L'auto di Vincenzo Mauro era finita contro un muro, sul ciglio della strada, all'altezza della frazione di Carrabba. Per ucciderlo, i killer hanno utilizzato un fucile a canne mozze. «E' un delitto di mafia, non c'è dubbio», dicono i carabinieri. L'esecuzione, precisa, non ha lasciato scampo alla vittima designata, che non aveva mai avuto noie con la giustizia. Da quindici anni Mauro era il dirigente dell'ufficio tecnico del Comune. Sulle esatte modalità dell'agguato, si sa ancora poco. I militari dell'Arma un'ora dopo la scoperta del delitto hanno trovato l'auto dei killer, una Croma ri- sultata rubata. Era in una piazzola, appena un chilometro dopo il luogo dell'agguato, completamente bruciata. Mascali è il paese di Biagio Susinni, ex sindaco e attuale parlamentare regionale. Susinni, finito in manette nel marzo del 1991 per una storia di tangenti, è stato condannato a 2 anni e 9 mesi di carcere al processo di primo grado. La sentenza confermò il reato di abuso d'ufficio, ipotizzato dalla pubblica accusa. «Una condanna mite», la definì il giudice Felice Lima, che aveva condotto l'inchiesta. Una condanna che, comunque, non ha impedito a Susinni di mantenere il suo seggio all'Assemblea regionale siciliana. Nel blitz di un anno e mezzo fa finì in galera mezza giunta e alcuni piccoli imprenditori locali. Una brutta storia di appalti truccati per favorire alcune ditte con, sullo sfondo, perfino un delitto. Quello di Giorgio Benfatto, ex pugile, avvenuto tre anni fa davanti alla palestra comunale che aveva da tempo in gestione. Benfatto, pregiudicato, era ritenuto un affiliato al clan mafioso catanese dei Cursori. Assieme alla palestra, gestiva pure la discarica comunale dei rifiuti; ufficialmente era stata affidata dal Comune alla moglie. E Mascali è anche il paese dove il numero 18 della lista «Movimento repubblicano», fondata da Susinni dopo la sua espulsione dal partito repubblicano per le elezioni all'Assemblea regio¬ nale, era Venerando Tancona. Il fratello Alfio è l'uomo dei Cursori nella zona di Mascali. I carabinieri lo hanno arrestato sette mesi fa, nel corso di un blitz. . Spesso, al centro di queste strane vicende c'è proprio il Comune di Mascali. Nel caso dell'arresto di sindaco e giunta venne fuori, per esempio, un appalto milionario per la rimozione auto affidato a ditte che non ne avevano i requisiti, e che in un anno avevano rimosso un paio di motorini. Ma in quell'inchiesta finirono anche alcune intercettazioni telefoniche dalle quali si capiva che Biagio Susinni aveva tentato di far bloccare l'indagine che c'era su di lui. Telefonate dirette all'ex leader regionale del pri Aristide Giumella e all'ex sottosegretario democristiano Mario D'Acquisto: «Chiesi soltanto se erano a conoscenza del complotto che era stato organizzato contro di me», ha sempre detto Susinni a sua difesa. Susinni è stato sindaco di Mascali per anni. Si era dimesso qualche giorno dopo l'arresto, ma le dimissioni furono respinte dal Consiglio a furor di popolo, appena messo piede fuori dai carcere. Così, era tornato a presiedere la giunta fino alla scorsa primavera, quando ha improvvisamente deciso di rassegnare nuovamente il mandato. Qualche giorno dopo, il prefetto di Catania lo sospese dalle funzioni di consigliere comunale assieme a Filippo Monforte, ex assessore, finito anche lui in manette per la stessa vicenda giudiziaria. Nel giro di qualche settimana, dal ministero dell'Interno arrivò quindi l'ordine di sciogliere quel Consiglio comunale «per infiltrazioni mafiose». E su quelle vicende, probabilmente, dovranno tornare adesso i carabinieri, per capire cosa possa essere accaduto. Vincenzo Mauro sette anni fa, il 1° febbraio dell'85, aveva subito un «avvertimento»: due colpi di pistola sparati alle gambe, mentre stava per uscire dalla sua abitazione. Non se ne seppe mai nulla. E Mauro diceva sempre di non sapersi spiegare il perché di quel gesto. Fabio Albanese Un'immagine di un recente agguato di mafia in Sicilia £