Il superman delle cime umilia il Cervino di Gigi Mattana

Il superman delle cime umilia il Cervino Hans Kammerlander, ex gregario di Messner, sale e scende quattro volte in un giorno Il superman delle cime umilia il Cervino Record storico per l'alpinismo sportivo I BREUiL CERVINIA DAL NOSTRO INVIATO E' consolante constatare che anche alle soglie del Duemila la sete di avventura in montagna trova ancora stimoli nuovi. Oltre un secolo fa Whymper e compagni giunsero per primi sul Cervino dopo mille tentativi, sudore, lacrime e sangue (la tragedia in discesa fu per decenni la più grande sciagura alpinistica). Ieri Hans Kammerlander, altoatesino trentaseienne di Campo Tures, e Diego Wellig, guida alpina vallese di 31 anni, sul Cervino ci sono stati quattro volte, in salita e in discesa, in meno di 24 ore. Allora fu un «exploit» che infrangeva tabù e apriva, dopo il periodo esplorativo, l'epoca dell'alpinismo «sportivo»; oggi è una prestazione giocata sul filo del coraggio, della preparazione fisica e di una superba organizzazione logistica. Come molti altri alpinisti di gran fama, a prima vista Hans Kammerlander non lascia sbalorditi: è alto un metro e 75, 64 chili in peso forma, barba e capelli lunghi. Se ha un difetto (quando è a fondo valle ) è quello di non rendersi ancora conto di quanto può essere «personaggio», di aver poco seguito i dettami del suo mentore e amico Reinhold Messner. E' uno di quegli altoatesini spiritosi e ridanciani (non alla Gustav Thoeni, per intenderci) che sanno farsi perdonare l'italiano infelice con lo spessore delle idee e il sapore delle battute. La sua vita alpinistica si è sviluppata all'ombra di Messner con cui ha scalato sette «ottomila» e molti sostengono che proprio su quell'ultimo, tremendo Lhotse che mancava al «grande guru» per completare il fantastico record di tutti i 14 «ottomila» della Terra, fu proprio la forza serena di Hans a spingere Messner a lottare per il trionfo. Ma su quel prato di Katmandu, nel 1986, quando «re Reinhold» ricevette gli onori del mondo, ricordiamo bene come Kammerlander stesse serenamente in disparte senza volersi ritagliare alcuna fetta di gloria. Eppure oggi, in un ambiente in cui le classifiche sono sempre difficili e antipatiche, è probabilmente ritenuto l'alpinista più grande su tutti i terreni. Per avere ben chiari i valori sportivi del record ricordiamo che un alpinista con una certa preparazione, accompagnato da una guida alpina, sale al Cervino dalla via normale italiana o svizzera in un giorno e mezzo, cioè con un obbligatorio pernottamento in rifugio e che un buon escursionista a media quota viaggia su sentiero, di giorno, a una media di 400 metri di dislivello l'ora, con un limite forse irraggiungibile di cinquemila metri in una giornata. Percorrere 8500 metri di dislivello in parete in 23 ore e 26 minuti resta un sogno per tutti. A mezzanotte di martedì i due sono partiti dal versante svizze¬ ro del Cervino per affrontare la cresta di Zmutt (la compagnia di Diego Wellig, oltre a consentire una maggiore sicurezza procedendo spesso in cordata, era per Kammerlander anche una garanzia di successo, visto che la guida svizzera è già salita oltre 70 volte, e da tutti i versanti, sul «più nobile scoglio d'Europa» come diceva, romanticamente, ma non tanto banalmente, John Ruskin). Arrivo in vetta e subito discesa dalla cresta dell'Hòrnli, poi risalita dalla cresta del Fiirggen (la più impegnativa, con difficoltà anche abbondantemente di V grado); discesa sulla via italiana della cresta del Leone e risalita sull'identico percorso. Ancora discesa, risalita e discesa finale sul versante dell'Hòrnli alla cui capanna giungono alle 23,26, ubriachi di fatica. Una buona organizzazione lo¬ gistica che comprendeva anche un massaggiatore, un forte aiuto da parte di tutta Cervinia, uno sponsor potente (un'azienda svizzera di orologi) e molto motivato, ma le difficoltà sono state comunque enormi. «L'arrampicare al buio - dice Kammerlander - mi preoccupava molto, ma più di tutto ci impensieriva la quantità enorme di alpinisti sulle creste e sulle pareti, di cui pochissimi in cordata con le guide, ma quasi tutti lenti e impreparati. Abbiamo rischiato a ogni momento di essere colpiti da scariche di sassi e mi chiedo come in montagna ogni estate l'ecatombe non sia ben maggiore, vistò il pressappochismo di chi l'affronta. Forse Wellig e io saremo "supermen", ma quando certe cordate riescono a percorrere 50 metri di cresta quando noi ne facciamo 1200, si qualificano come ben probabili candidate per una tragedia, specie se muta il tempo». Adesso Kammerlander si rilassa un po', mangia e beve in abbondanza (in 24 ore, lo ammette, solo due litri di birra analcolica lo hanno portato quasi alla disidratazione) e si prepara a partire prima per una scalata sul Bianco e poi sulla Nord dell'Eiger per esigenze cinematografiche (lavorò già nell'«Urlo di pietra» di Herzog in Patagonia). Il Cervino quattro volte in un giorno è un'impresa, a chi lo voglia fare, ancora tutta da valutare: il compianto Jean-Marc Boivin aveva già inaugurato a metà degli Anni Ottanta quésti «enchainements» (che brutto il termine italiano concatenamenti) magari condendoli con le pazzie in più di una discesa in deltaplano o parapendio e altrettanto avevano fatto altri «velocisti» quali Profit o Piola. Ma il Cervino aspettava ancora. Ed è giusto che questo record venga da un uomo che ha pochi rivali: oltre mille salite difficilissime o estreme sulle Alpi, otto «ottomila» himalayani, il Cerro Torre in 17 ore, la discesa con gli sci dalla parete Diamir del Nanga Parbat (forse uno dei più grandi exploits di tutti i tempi). «Io non sono pessimista - dice Kammerlander - sul futuro dell'alpinismo; anche ai nostri figli lasceremo spazio per l'avventura. Pensiamo alla discesa con gli sci dalla parete Nord dell'Everest che ho già effettuato in parte e che assorbirà ogni mia prossima energia; alla traversata tra Lhotse ed Everest, alla traversata delle cime del Cerro Torre quando infuriano le tempeste patagoniche...». Al sole di Cervima in una improvvisata ma affollatissima conferenza stampa per salutare i due scalatori, fra tante parole di sbalordita ammirazione, si sentivano anche sussurrare le solite frasi: «Ma questo non è alpinismo...»; «Questi sono fenomeni da baraccone...'». Prego, accomodatevi, il Cervino è lì che aspetta. E poi anche 130 anni fa dicevano che Whymper e Carrel erano matti. Gigi Mattana «Il rischio maggiore? I mille arrampicatori dilettanti e incapaci incontrati per strada» Diego Welllig, la guida che ha accompagnato Kammerlander Hans Kammerlander ieri a Cervinia Nella foto grande nell'86 a Katmandu fra Mutschlechner e Reinhold Messner dopo il Lhotse

Luoghi citati: Campo Tures, Europa, Katmandu