In duemila per dare l'addio a don Bisaglia
In duemila per dare l'addio a don BisagliaIl ricordo dell'ex ministro Bernini e l'affetto popolare nella cerimonia dopo la scomparsa nel lago In duemila per dare l'addio a don Bisaglia Nel Duomo di Rovigo applausi da gente comune, sacerdoti e politici ROVIGO DAL NOSTRO INVIATO Carlo Bernini si ferma nella piazza assolata del Duomo. E' qui per i funerali di don Mario Bisaglia, trovato in quel lago del Cadore. Otto anni fa l'ex ministro venne per un altro funerale, quello di Antonio Bisaglia, anch'egli morto annegato. Due fratelli scomparsi, due tragedie che hanno segnato Rovigo, e impressionato non soltanto questa città. Bernini si passa una mano sulla fronte e dice: «Don Mario suicida? Non lo so, non ho elementi per dirlo. Di fronte a questo dramma, il sentimento è soprattutto di sorpresa. Ho conosciuto don Mario ai tempi di Toni: era un prete estremamente vivace, dal punto di vista intellettuale, molto lucido nelle sue valutazioni. E' stato anche un punto di riferimento molto prezioso, quando è mancato suo fratello: tutte le volte che ci sia¬ mo incontrati per ricordare Toni». Bernini non aveva visto di recente don Mario. «L'ultima volta ho parlato di lui a proposito di quelle dichiarazioni che aveva rilasciato sulla morte del fratello: ne ero rimasto molto sorpreso. Ma non ho più avuto occasione di scambiare qualche parola con don Mario su quella sua opinione». Sul sagrato del Duomo, qualche altro esponente democristiano. C'è anche Francesco Guidolin, europarlamentare, di Vicenza. Fu segretario regionale del partito dall'84 all'86. «Ho conosciuto don Mario, anche se in maniera non approfondita. Per me era un uomo politicamente acuto. Insomma, uno che vedeva dentro: almeno questa è l'impressione che ho ricavato dai colloqui che ho avuto con lui». E Francesco Guidolin condivide la tesi del suicidio? «Appena avuta la notizia, sono rimasto sorpre¬ so. Poi, quando ho conosciuto le circostanze, qualche dubbio mi è venuto, e mi è rimasto. Non riesco a trovare una spiegazione accettabile, per quel gesto». La battaglia di don Mario, la tenace ricerca di una «verità» sulla morte di suo fratello. «Lui dice Guidolin - era molto legato a Toni: l'affetto per il fratello gli ha impedito di accettare quella morte, così come è avvenuta. Quindi, in tutti questi anni ha cercato delle spiegazioni». Adesso il Duomo è colmo: ci saranno duemila persone, tra il portone e l'altare. Il vescovo, Martino Gomiero, tiene un'omelia stringata ma commossa. «Don Mario Bisaglia - dice - ha combattuto la sua battaglia, ha concluso la sua corsa. Non potremo più godere della sua dolce amicizia. E credo d'interpretare i sentimenti di don Mario ringraziando tutti». La bara vien portata fuori, e la sorella di don Bisaglia, Elvira, scoppia in pianto. Sul sagrato, per don Mario si leva un applauso. Un uomo anziano dice: «Questo non soltanto perché era un buon prete, ma anche perché lui si è battuto con passione». E una donna: «Come si può credere che si sia ucciso, un uomo così?». Fino a che punto s'era spinto, don Mario? E perché era andato fin lassù, in Cadore? Qualcuno sostiene che intendesse andare a chiedere un'udienza al Papa, nell'imminenza dell'arrivo del Pontefice a Lorenzago. Ma il portavoce del Santo Padre, Joaquin Navarro, ha decisamente smentito. Secondo altri, don Mario avrebbe addirittura voluto incontrare Licio Gelli, a Cortina. Voci e smentite, sull'ultimo viaggio di don Bisaglia. E qualche segnalazione, come quella secondo la quale da un'auto sarebbe stato scaricato un uomo e gettato nel lago di Domegge. Ma don Mario se n'è andato nel mistero. Ig. m.]
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