Licio Gelli entra in affari con i signori della camorra
Licio Gelli entra in affari con i signori della camorra Arezzo, forse i suoi titoli garanzia per operazioni della criminalità Licio Gelli entra in affari con i signori della camorra ROMA DALLA REDAZIONE Un emissario della camorra a casa di Licio Gelli. E poi molte, troppe operazioni finanziarie sospette. Mancino non poteva certo aver parlato a vanvera. «Indagate sui conti di Gelli», aveva dichiarato il ministro dell'Interno a Ferragosto. Ed ecco che il settimanale «Panorama» porta alla luce i primi risultati di un'inchiesta sui conti bancari di Gelli. L'indagine è stata condotta dal màgistrato di Arezzo, Elio Amato, ed è partita da una serie di titoli della Banca Nazionale del Lavoro e di Mediobanca che sarebbero stati utilizzati come garanzia per operazioni della criminalità organizzata. I versamenti finora accertati ammontano a oltre tre miliardi in contanti, divisi in tranche da 6-700 milioni, depositati fra il dicembre 1991 e il maggio 1992 nelle filiali di Arezzo della Bnl e del Banco di Roma. Ma altri versamenti, per importi forse superiori, sono stati fatti nella Banca Toscana. L'uomo di Gelli nell'operazione sarebbe Raffaello Giorgetti, l'avvocato che ha in cura il patrimonio dell'ex capo della loggia P2. Con i contanti, Giorgetti ha acquistato certificati di deposito Bnl e Mediobanca. Due investimenti tran- quilli: non fruttano interessi elevati, non possono essere riconvertiti in denaro liquido prima della scadenza fissata. E tutelano ampiamente il capitale. Possibile che Gelli si fosse trasformato in un tranquillo e pacifico investitore desideroso di preservare i suoi sudati risparmi? Dopo le prime segnalazioni delle banche, gli inquirenti hanno cominciato ad avere qualche dubbio. Polizia e Finanza si sono messe in moto ed è iniziata l'indagine di Elio Amato. «Panorama» rivela i primi risultati dell'inchiesta: gli investigatori avrebbero accertato che i titoli acquistati per conto di Gelli sono stati impiegati come garanzia per operazioni altamente sospette. Almeno due istituti di Brescia e Sondrio hanno chiesto alle banche aretine la copertura per fidi da corrispondere a una finanziaria bresciana. Questa ha a sua volta emesso dei certificati di credito: a favore di un personaggio di spicco della camorra napoletana che ha solidi legami anche con la mafia. Resta da stabilire se Gelli fosse al corrente della destinazione dei suoi «innocui» versamenti. Ed è qui che si innesta l'altra scoperta degli investigatori: nello scorso aprile a Villa Wanda, residenza del Venerabile, si è svolto un summit con tutti i protagonisti della vicenda, emissario della camorra compreso. E compreso, anche, colui che viene considerato il consulente finanziario di Gelli: Enrico Annunziata, ex comandante della Guardia di Finanza di Arezzo, il cui nome è negli elenchi della P2. L'investimento sospetto finora venuto alla luce non riguarda che una minima parte del patrimonio finanziario di Licio Gelli. Secondo la magistratura italiana e ticinese, sui conti svizzeri dell'ex capo della P2 ci sono decine e decine di milioni di dollari, dei quali prima non si sapeva nulla e che attendono solo di essere utilizzati. E Gelli, come reagisce? Aveva già replicato a Ferragosto, dopo le accuse di Mancino: «Tipiche notizie estive che servono al governo per depistare i cittadini dai veri problemi del Paese». Lido Gelli, ex Maestro Venerabile della Loggia P2
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