Assalto a 300 chili d'esplosivo, e ora Palermo trema

Assalto a 300 chili d'esplosivo, e ora Palermo trema Rubati anche tredici detonatori e micce. Arrestati il titolare del deposito, la moglie e l'autista del piccolo camion Assalto a 300 chili d'esplosivo, e ora Palermo trema Commando blocca un furgone, si teme che le mine possano servire per un attentato PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nella città dove la mafia ha realizzato le sue ultime stragi utilizzando micidiali cariche di esplosivo e che è presidiata dall'esercito può anche accadere che un furgone carico di esplosivo da mina, miccia e detonatori venga assaltato e semisvuotato da un commando pronto a tutto. Si tratta di più di 300 chili di esplosivo, 13 detonatori e 400 metri di miccia. Si teme possano essere utilizzati per un nuovo attentato. Sono stati arrestati nel giro di poche ore il titolare del deposito della società «Italesplosivi» di Ventimiglia di Sicilia, dal quale era stato prelevato il materiale per le mine da cava, Pietro Badalamenti, di 52 anni, di Corleone, la moglie Maria Duso, di 44, e il conducente dell'autofurgone Fiat Daily Francesco Virruso, di 32. Quest'ultimo è accusato di favoreggiamento. Ma i sospetti maggiori per 0 momento stanno ricadendo su Badalamenti, e il fatto che sia di Corleone, il paese di Salvatore Riina, l'inafferrabile capo assoluto della mafia siciliana, a giudizio degli inquirenti rappresenta per lo meno una coincidenza che autorizza ogni dubbio. Badalamenti e la moglie sono stati denunciati intanto per trasporto non autorizzato di esplosivi: disattendendo una norma prevista dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, infatti, avevano omesso di informare preventivamente le autorità del trasporto che sarebbe stato fatto ieri mattina dal deposito verso una cava di pietra a Capaci, la stessa località dove fi 23 maggio furono fatti saltare Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della scorta. Una semplice dimenticanza oppure, come si ritiene probabile, un silenzio dettato dalla necessità di consentire il buon esito della rapina come voluto dalla mafia? Una gigantesca operazione è stata avviata da polizia e carabinieri nell'affannoso tentativo di trovare l'esplosivo. L'assalto ieri alle 7,30 sulla strada provinciale che da Ventimiglia di Sicilia lambisce Palermo e passando per località Bellolampo (nel 1948 il bandito «Turiddu» Giuliano vi fece saltare un camion carico di soldati che tentavano di snidarlo) va verso Montelepre, Giardinello e infine porta a Capaci. Secondo il racconto di Virruso, il Daily è stato raggiunto, .affiancato e bloccato in pochi istanti da due Fiat Uno con alcuni, forse quattro, uomini mascherati che però non hanno mostrato armi e che gli hanno ordinato di non opporre resistenza. Nessun passante, neanche l'ombra di una persona, nella zona isolata. Il commando ha agito in fretta. Due hanno trattenuto Virruso, gli altri si sono occupati di trasbordare l'esplosivo, lasciandone un certo quantitativo che evidentemente è stato giudicato superfluo. I rapinatori sono quindi fuggiti. Virruso, che è guardia giurata e dunque può girare armato, ieri era senza pistola. Un'altra coincidenza abbastanza strana. Poco dopo l'uomo ha presentato denuncia ai carabinieri della stazione di Carini che dipendono dal gruppo «Palermo 1» ai quali si è mostrato trafelato e spaventato. Ma sarebbe incorso in numerose contraddizioni, offrendo insomma l'impressione di essere d'accordo con gli assalitori. La società per la quale agiscono Badalamenti, la moglie e Virruso è la Svep di Belluno che è ora al centro di accertamenti che il questore Matteo Cinque ha disposto immediatamente dopo l'allarme dato dai carabinieri. «Bisogna esaminare bene tutti gli aspetti della vicenda, occorre verificarne contorni e contenuti», ha detto il questore aggiungendo un'osservazione se si vuole fin troppo ovvia: «E' tutto da chiarire». In questura è stato precisato che, dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, il cui trigesimo è ricorso l'altro ieri, anche la Svep era stata sottoposta a rigorosi controlli. Erano stati perquisiti gli uffici di Palermo e Casteldaccia e il deposito a Ventimiglia di Sicilia. Tutto, a quanto pare, era risultato in regola. Analoghi controlli, e la polizia ne aveva dato anche notizia, erano stati eseguiti nelle sedi degli altri distributori di esplosivo e nelle cave di tutta l'isola. Nella sede del comando della regione militare il generale di corpo d'armata Paolo Cavanenghi parla di «un fatto molto grave che merita la massima attenzione». Nessun presidio dell'esercito è stato rafforzato nell'isola, ma indubbiamente quanto è accaduto ieri mattina sta allarmando. «E' stata richiamata l'attenzione dei militari sugli obiettivi sensibili, come il controllo di cunicoli e tombini delle fognature», ha anche detto Cavanenghi precisando che comunque non saranno rafforzati i presidi militari che sono ritenuti sufficienti. Antonio Ravida Era disarmata la guardia che doveva proteggere il carico Il tratto di autostrada dove è stato ucciso Giovanni Falcone