LO SPACCASILLABE

6.. 6.. APRILE, dice il poeta, è il più crudele dei mesi. Agosto, postilla il giocatore, non è crudele ma ropalico. Forse la canicola fa dire delle sciocchezze, ma sta di fatto che agosto è formato da una sillaba di una lettera (A-), da una sillaba di due lettere (-GO-) e da una sillaba di tre lettere (STO-), e che questa progressione regolare si chiama ropalica. Il gioco delle parole ropaliche prende lo spunto da certi carmi figurati che iniziano a comparire in età ellenistica. Simmia (sec. IV-III a.C.) compose un carme, i cui versi erano disposti in modo da raffigurare visivamente il proprio argomento: una scure. Per farsene un'idea forse può venire in mente quel poemetto di Dylan Thomas, Visione e preghiera, con strofe a forma di losanga e di clessidra. La scure di Simmia è uno dei primi esempi di un genere poetico chiamato technopaegnion. Un'altra arma è all'origine dei versi ropalici, la clava (il cui nome greco è ropalon). In un verso ropalico, infatti, ogni parola aumenta progressivamente di una sillaba, così come la clava aumenta progressivamente il suo diametro. Un verso, per essere ropalico, non deve necessariamente essere trascritto in modi particolari (come accade invece con i technopaegnia). Bastano le N compagnia dei gatti. E' lo slogan di questa estate in pagina per i bambini, a cominciare da Marga, Tina, Arturo e Teo, gatti tigrati con le ali che, in un giorno di nostalgie, smettono i giochi da acrobati dell'aria per tornare al cassone dell'immondizia del loro «c'era una volta». E' un volo lungo e faticoso, quello raccontato da Ursula Le Guin e disegnato da Schindler in II ritorno dei Gattivolanti (Salani, pp. 56, L. 12.000), tuttavia la combriccola riesce ad atterrare felicemente nella sognata geografia dell'infanzia. Ma che tristezza: le ruspe e i bulldozer stanno sbriciolando il quartiere. Per fortuna i gemiti di una gattina nera con le ali nere, fanno drizzare le orecchie alla pattuglia di gattivolanti: è addirittura Mizzi, l'ultimogenita di Mammagatta, e dunque la loro sorellina che gli aligatti portano in salvo. E' un volo festoso quello che adesso riporta i Gattivolanti in campagna, nella tranquillità del fienile. Non somiglia per niente agli aligatti il solitario, egoista, imbronciatissimo protagonista di Gatto Tigrato e Miss Rondinella (Mondadori, pp. 72, L. 10.000), piccolo capolavoro che Jorge Amado scrisse a Parigi nel novembre 1948, per il primo compleanno del figlio Joao Jorge. Tigrato ha fama di rapitore di tordi e di ammazzacolombe: gli animali del parco lo evitano e diventano ancor più diffidenti quando il loro nemico si abbandona a impensabili sorrisi e a gioiose capriole. Infatti scappano tutti, tutti meno la curiosa, corteggiatissima Miss Rondinella, alla quale perfino lo scorbutico Tigrato finirà per regalare so spiri d'amore. Ed eccoli vaga bondare attraverso l'estate sussurrandosi tenerezze e scambiandosi occhiate calamitanti Ma nonostante parlino il linguaggio dell'amore «una rondi nella non può assolutamente sposare un gatto» in questa deliziosa storia di una passione im possibile. Il Tigrato sceglie così la via dell'esilio: «di nuovo e per sempre solitario, il respiro fati coso e gli occhi velati, si diresse verso gli stretti sentieri che por tano all'incrocio dove finisce il mondo». Scodinzola invece un cane, un ex randagio che adesso si chiama Dick in Jessica e gli altri (Son da, pp. 168, L. 18.000), che Angelo Petrosino è stato «costretto» a scrivere dai tanti «J Club» sorti lo scorso anno, dopo l'uscita del