Sulla Bna il Credit lascia solo Auletta

Sulla Bna il Credit solo Auletta Mentre le banche venete si ribellano a Bazoli Sulla Bna il Credit solo Auletta MILANO. Agosto caldo nel gran mondo delle banche. A Roma, in Bna, è sempre più guerra di po-. sizione tra il conte Giovanni Auletta Armenise e il Credito italiano. E a mille chilometri più a Nord, nel triangolo d'oro del Triveneto, si marcia a tappe forzate verso un divorzio consensuale ma non per questo meno polemico tra gli azionisti del Mediocrédito delle Venezie, tra l'Ambroveneto di Giovanni Bazoli e le Casse capeggiate dal veronese Alberto Pavesi. E' stata la proroga della legge Amato a riaprire il contenzioso nel Mediocredito delle Venezie., La proroga, infatti, ha ridato senso al progetto di dar vita a una holding regionale tra le varie casse ,' di risparmio, a quel «polo veneto» che finora era rimasto sulla carta ma che adesso potrebbe vedere la luce. Con un'inevitabile conseguenza sul Mediocredito delle Venezie, l'istituto a medio termine controllato (con un 32,5%) dall'Ambrovene- . to, dalla Federalcasse; (32,87%) e dalle singole Casse, prima tra tutte da quella di Verona oggi proprietaria del 13,42%. Il varo del «polo veneto», è ovvio, annacquerebbe il peso nel Mediocredito dell'Ambroveneto, finora azionista di maggioranza relativa come singolo istituto. E così, ecco la possibile uscita di scena dell'Ambroveneto che si è già detto disponibile a cedere ad altri il suo 32,5%. A che prezzo? Lo scoglio da superare, ovviamente, sta tuttopjn^.Anche..seJa potente e ricca Cassa di risparmio di Verona, la più interessata ad assumere il ruolo di leadership nel «polo veneto» e quindi a tagliare i ponti con il concorrente. Ambroveneto, ha già fatto quattro conti per un'eventuale offerta. Il pacchetto dell'Ambro- Giovanni Bazo veneto nel Mediocredito, sulla base di una perizia effettuata dal presidente dell'Abi Tancredi Bianchi (in questo caso nelle vesti di consulente delle casse venete), sarebbe stato valutato in circa 270 miliardi, tutto compreso. Accetterà l'Ambroveneto? Si vedrà a settembre. Ma intanto già riprende corpo un'ipotesi affascinante, un antico progetto di Bazoli, e cioè che i miliardi incassati dall'Ambroveneto con la cessione del Mediocredito delle Venezie siano usati per acquistare una partecipazione importante in Interbanca, l'istituto a medio termine nel quale in passato era azionista anche il vecchio Banco Ambrosiano e che adesso è paralizzato dal muro contro muro tra la Finarte di Francesco Micheli e la Bna del conte Auletta, entrambi al 50%. Certo, per il momento di cose a cui pensare il conte Auletta ne ha altre. A cominciare dalla convivenza forzata in Bna con il Credito Italiano che dalle parole è passato ai fatti. Le parole rivolte agli uomini del conte, qualche mese fa, durante l'assemblea di bilancio della Bna, erano state chiare: o ci fate collaborare alla gestione della banca oppure di mettere quattrini a ripetizione in un istituto che dà poche soddisfazioni agli azionisti non se ne parla. E adesso, dopo tanto tuonare, ecco il rifiuto del Credito a portare quattrini nella banca del conte. Quindi, dopo il no forzoso del finanziere Giuseppe Gennari, tuttora in carcere per il crack Fidifin, neppure il Credit metterà quattrini nella Bonifiche o li metterà solo in minima parte sottoscrivendo il necessario per passare dall'attuale 23,11% al 20,87% nella Bonifiche Sìele, la finanziaria cui fa capo la maggioranza della Bna. Quanto basta, insomma, al Credit per restare azionista di minoranza forte nella Bna (di cui ha un 6% diretto, oltre alla quota nella Bonifiche) senza però dare la soddisfazione al conte Auletta. Una decisione, questa, che renderà necessario l'acquisto di una parte dell'aumento di capitale (quanto dipenderà dalla percentuale di diritti inoptati che resteranno dopo l'offerta in Borsa a metà settembre) da parte delle banche aderenti al consorzio di collocamento, a cominciare dal capofila San Paolo di Torino. Ma che sembra destinato a drammatizzare i termini dello scontro in atto da due anni tra Auletta e il Credito italiano: guai, infatti, a considerare la riduzione di peso deh a banca milanese nelle Boni fiche a una ritirata in sordina. La conferma? «L'investimento in Bna, per il Credito, strategico era e strategico resta»,- dichiarano decisi gli uomini rimasti a presidiare il quartier generale di piazza Cordusio. [a. z.] Giovanni Bazoli e (sopra) il conte Auletta Armenise

Luoghi citati: Auletta, Milano, Roma, San Paolo, Torino, Verona