«Goria fa bene a temere Bossi»

«Goria fa bene a temere Bossi» La proposta della Lega per una rivolta fiscale: e se scoppiasse davvero? «Goria fa bene a temere Bossi» Uckmar: attenzione, si sta aprendo una breccia pericolosa Tremonti: la Lega ha torto sulpiano formale, non nel merito LMILANO A ribellione fiscale? Certo, istigare a non pagare le tasse è un reato in Italia». E all'estero, professor Uckmar? Lì la campagna di Bossi sarebbe punibile? «No, non mi risulta che ci siano norme analoghe. Anche quella italiana, del resto, è ima legge del '47, probabilmente superata dai tempi e temperata, tra l'altro, da una sentenza della Cassazione. Ma il problema principale non è certo giuridico». E' preoccupato Victor Uckmar, grande esperto fiscale, membro del Cnel. «L'importante - dice - è non tirar troppo la corda e scatenare la tigre della rivolta fiscale. No, non mi stupisce la reazione di Goria alle sortite di Bossi. Si comincia ad intuire che si sta aprendo una breccia pericolosa. Non basta il bastone, occorre anche la carota: tagliare le spese, abolire le agevolazioni». E magari abbassare le aliquote...«Già, sarebbe necessario. Ma non credo che questo governo possa permettersi questo lusso. Eppure ci vuole anche la carota, con il bastone non si governa...». Anche Giulio Tremonti, altro grande esperto di fisco, la pensa così: la battaglia sarà politica, e non giuridica. Bossi ha torto, sul piano formale, ma, nel merito, «qualche ragione c'è». «Sulla casa - commenta esistono almeno dieci imposte diverse. E quest'ultima non è affatto chiara. Siamo di fronte a tasse fortemente sconclusionate: da una parte si tagliano i fondi per i comuni, dall'altra si varano queste imposte. E' una miscela politicamente pericolosa, molto pericolosa. Potremmo accorgercene presto». Quando ? «Adesso la gente si arrabbia per le code. Poi farà i conti sull'entità dei prelievi. E magari qualcuno si chiederà quanto è costato stampare 5 milioni di librétti di 80 pagine a tempo di primato per far pagare l'imposta...». Ma incitare all'obiezione è reato oppure no? «In Italia sì, all'estero credo che ci sia un'impostazione analoga. No, non penso che altri Paesi accettino un'azione violenta, anche passiva, contro una legge fiscale. Ma la propaganda, almeno quella fatta finora, mi pare lecita. La Cassazione, poi, ha già dichiarato una volta non punibile la propaganda all'obiezione fiscale». Eppoi, caso mai Bossi o qualcuno dei suoi finisse in galera, ci sarebbe un precedente illustre: la rivolta sulla tassa del sale promossa da Gandhi contro il governo coloniale. E il Mahatma quella volta andò in galera. «Già - chiude Tremonti ma quella fu una rivolta dell'India contro il governo coloniale. Dubito che la legge indiana consenta una protesta indiana contro le tasse indiane...». Eppure, quell'esempio potrebbe non dispiacere alla retorica leghista. La tassa sulla casa viene dipinta come l'ennesima spremitura coloniale del Nord laborioso a vantaggio di un Sud dove, parola di Bossi, «le tasse non le paga nessuno». Chissà, magari la Lega farà ricorso alle tecniche del Mahatma nella battaglia antifiscale. Fantasie? Gandhi, narrano le cronache, adottò il saggio di Henry David Thoreau «La disobbedienza civile» quale ma- nifesto della sua ribellione non violenta. E lassù, tra i suoi vigneti di Domaso nell'alto Lario, in questi giorni Gianfranco Miglio medita e scrive, a tempo di primato, proprio un saggio sul libro di Thoreau, Bibbia dei ribelli da un secolo e mezzo. E' questo «il lavoretto anche bibliografico» che il leader dei lumbard ha affidato al professore. «Entro la fine di settembre - dice Miglio - ho promesso a Bossi di finire il saggio in tempo per la battaglia parlamentare, anche se non ne sono sicuro». Ma che c'entra Thoreau con la tassa sulla casa? «C'entra. Thoreau fu un maestro della disobbedienza civile. Sconvolto dalla guerra lanciata contro il Messico e dalla schiavitù lui si rifiutò di pagare le tasse. E venne incarcerato». Ma, forse, non è il caso italiano. Perché deve scattare la disobbedienza civile? «La disobbedienza può e deve scattare quando non è possibile veder soddisfatto dall'ordinamento giuridico il diritto dei cittadini. Ci sono Stati di diritto in cui non vengono rispettati i diritti subiettivi dei cittadini». E la tassa sulla casa? «Già ho dichiarato che questa tassa punisce un diritto elementare dell'essere umano. Chi detiene il potere rispetta solo nella forma e non nella sostanza i diritti dei cittadini. Basti vedere il problema del ricambio di chi comanda». E cioè? «Il controllo democratico è assicurato innanzitut- I Sud per garantirsi il consenso I to dal ricambio di chi comanda». Ma professore, è la Costituzione che prevede l'obbligo di pagare le tasse... «Certo, ma sulla questione ci sarebbe molto da dire. Del resto i padri costituenti non avevano di fronte una classe politica votata allo sperpero e alla perpetuazione del suo potere. Basti considerare le cifre: una manovra di 30 mila miliardi e, contestualmente, 33 mila miliardi elargiti al Sud per garantirsi il consenso Ugo Bertone elettorale necessario». E se gli italiani non vi seguono? «Da noi non c'è tradizione di disobbedienza civile. L'italiano non contesta il fìsco, lo frega. E' ossequioso verso il potere perché ha paura». E invece? «E invece bisogna spiegare ai connazionali cosa vuol dire resistere al fìsco. In certe situazioni io, per veder tutelati i miei diritti, devo resistere ad alcune forme di ingiustizia». «E le imposte - conclude Miglio sono frutto di un rapporto contrattuale e non discendono dal principe. Non mi possono dire: paga perché ho bisogno di soldi per detenere il potere». Questo e altro sostiene il professore. E Bossi è pronto alla sua battaglia, magari velleitaria. Ma, per scongiurare brutte sorprese, sarà necessario chiudere al più presto quella breccia. Qui a fianco Victor Uckmar, esperto fiscale Sotto, il prof. Miglio ideologo della Lega: scrive un saggio sulla ribellione fiscale. A destra Umberto Bossi: la sua campagna d'autunno è già incominciata

Luoghi citati: Domaso, India, Italia, Messico