L'orgia dei «booh» contro i democratici di Furio Colombo

L'orgia dei «booh» contro i democratici COLOMBO ELETTORALE L'orgia dei «booh» contro i democratici // Grand Old Partxèjpaccato, lo cementa la furia verso i rivali IN apparenza una agenda quasi vuota, il secondo giorno della Convenzione repubblicana. Alcuni l'hanno interpretata come una giornata di convalescenza. L'oratore del giorno, il senatore Phil Graham, personaggio moderato, considerato un ottimo candidato centrista per il futuro, aveva il compito di chiamare a raccolta buon senso e strategia realistica, di invitare a lasciar cadere i toni aggressivi, gli spintoni, l'impulso a escludere coloro che non sono «veri credenti» (questo è il modello fornito alla Convenzione da Pat Buchanan) per preparare a Bush una strada più facile: tutti insieme, più tolleranti all'interno, per essere più aggressivi verso il «nemico». Ma la «giornata di intervallo» non è stata così facile. Dietro le quinte il tentativo faticoso e continuo degli «amici di Bush» (un termine un po' democristiano che definisce il centro del partito e fa capo al pragmatico James Baker) è stato di evitare lo scontro aperto sull'aborto. I conservatori esigono un cambiamento della Costituzione che ne sancisca la proibizione assoluta, senza eccezioni neppure per il pericolo di vita. Per¬ sino Barbara Bush ha detto pubblicamente no a questa richiesta, e con lei un buon numero di donne repubblicane. L'argomento però rimane. Al punto che martedì mattina i delegati di Bush si sono divisi in due squadre e sono andati a dimostrare, su marciapiedi opposti, davanti a una clinica di Houston in cui si fanno aborti. C'è voluta la polizia texana, manette al cinturone, borchie e distintivi d'argento sulla divisa da cinema, per tenerli a distanza. Sul podio il confronto oratorio è stato in apparenza quasi tutto su economia é nuove strategie per tagliare la strada alle promesse dei democratici. Le due voci più importanti - prima di quella del conciliante senatore Graham - sono state quelle di Jack Kemp e di Newt Gingrich, dunque di nuovo un duello e per di più un duello imbarazzato. Perché entrambi, Kemp e Gingrich, appartengono al motore focoso della destra economica. Ma Kemp, lasciando il seggio di deputato e diventando ministro, si è legato a Bush e al centro. Gingrich, invece, per spostarsi a destra (è considerato un guru, un-ispiratore), per sostenere la radicale richiesta di un taglio generale delle tasse ne ha abbracciato anche tutti gli altri «valori», dall'aborto al sostegno dello Stato per le scuole private (che vuol dire spesso fondamentaliste, e con programmi diversi da quelli «americani»). Dunque il pericolo di scontro, evitato con cura come il male peggiore dentro la Convenzione, torna continuamente - e anche nel giorno di «riflessione» - a riaffacciarsi sul podio. Che cosa unisce allora i repubblicani? Tre sentimenti, dice Dan Rather, spiegando gli eventi per la Cbs: la paura di perdere, il furore verso Clinton e i democratici, e la voglia di vendetta verso un Congresso (Camera e Senato) che da due decenni è nelle mani del partito «liberal» e nemico. Per non scontrarsi tra loro, i repubblicani si sono costruiti anche un grande nemico: la stampa, la tv, i media. Nessuno si lascia sfuggire l'occasione, in interviste, dibattiti e frasi volanti, di dire che è la tv a inventare la divisione del partito di Bush. Si vede sul fondo la paura che Houston sia per i repubblicani ciò che Chicago nel 1968 è stata per i democratici. Non ci sono scontri fisici e c'è meno dramma allo scoperto, ma c'è la stessa irrisolvibile ostilità dentro le file dello stesso partito. Allora erano i radicali di sinistra a impedire al vertice del partito di condurre la corsa. Adesso, si direbbe, è la nuova destra religiosa che si è impossessata di quasi tutte le leve interne del partito. Bush si guarda intorno stupito, come se non si fosse accorto fino ad ora di quel che stava accadendo. Quanto ai commentatori, fanno notare due cose. La prima è che tutti, anche il «key note» speaker (il senatore Graham) che aveva l'incarico di aprire la strada a Bush, invece che del presidente, invece di invitare a votarlo, si occupano di attaccare il Congresso dominato dai democratici «come se pensassero di vincere le elezioni presidenziali non questa ma un'altra volta». Gli stessi commentatori hanno contato 79 «booh» solo fra il primo e il secondo giorno. I «booh» sono continuati anche oggi, più fitti degli applausi. «Booh» è il suono di voce usato dagli americani per indicare condanna e disprezzo verso qualcuno. I «booh» erano, naturalmente, dedicati ai democratici. Ma si può fare un congresso di partito con soli «booh»? Non sarà un segno di disorientamento e imbarazzo? Furio Colombo La polizia divide gruppi che a Houston manifestano prò e contro l'aborto [foto api

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