Provaci ancora Dershowitz

Provaci ancora Dershowitz Provaci ancora Dershowitz A curare gli interessi della donna è «lo sciacallo del foro di New York» Inventa difese impossibili, come quella del caso von Bùlow, diventato film NEW YORK NOSTRO SERVIZIO A volte c'è il destino nel nome, si dice, come quell'impiegata dell'agenzia turistica che si chiama Alice Buonviaggio. In questo caso il destino è nel soprannome. Alan Dershowitz, l'avvocato che assiste Mia Farrow in questa sua «guerra» con l'ex compagno, da tempo viene chiamato «il Woody Alien dei tribunali», per il suo modo di parlare svelto svelto e conservando sempre lo stesso tono, nonché per la sua abilità nell'inserire nelle proprie argomentazioni, con perfetta scelta di tempo, delle battute fulminanti e spiritose. Professore a Yale, stella del caso von Bùlow, quello della donna uccisa piano piano dal marito diventato poi un film di successo, artefice della condanna estremamente mite ottenuta da Fred Milkey, il prototipo degli speculatori senza scrupoli che bazzicano Wall Street, Alan Dershowitz ha raggiunto una tale fama che le sue parcelle sono ormai stratosferiche: si parla di centinaia di migliaia di dollari solo per sedersi davanti alla sua scrivania e esporgli il caso e di 5000 dollari per ogni ora da lui dedicata al caso, se decide di occuparsene. Ma per i ricchi e famosi degli Stati Uniti ne vale comunque la pena. Affidarsi a lui vuol dire ga- rantirsi la vittoria, anche se nella sua carriera c'è il «neo» di Leone Hemsley, la regina del tesoro immobiliare di Manhattan che non è riuscita a evitare la condanna per evasione fiscale. Mike Tyson, condannato come si sa per stupro, non ha avuto dubbi. Nel processo di appello che lo aspetta, ha deciso di investire su Dershowitz i soldi rimastigli dalle spese folli fatte per assicurarsi la vita da nababbo che conduceva. Accettando di rappresentare gli interessi di Mia Farrow, il Woody Alien con la toga ha aggiunto un campo nuovo alla sua attività, quello dell'avvocato matrimonialista, anche se in questo caso il matrimonio non c'è e lui dovrà lavorare parec¬ chio (una sfida in più) per collegare la battaglia che si accinge a combattere contro i legali del regista alle leggi che regolano i rapporti fra le coppie «regolari», o per meglio dire la fine, di quei rapporti. I matrimonialisti sono una razza speciale, nella fauna awocatizia americana. I loro colleghi li chiamano «gli sciacalli del foro», perché svolgono il triste mestiere di andare a scavare nelle vicende intime delle persone al solo scopo di ottenere per i loro clienti le soluzioni più favorevoli. Quando gli amori si trasformano in guerre, loro sono i generali delle truppe che vengono schierate in campo. Alan Dershowitz ha deciso di entrare in questa schiera di «sciacalli», ed ha cominciato subito con la storia dei sette milioni chiesti a Woody Alien (così almeno lui sostiene) per evitare di essere bollato come uno che abusa delle bambine. Quella dell'attore-regista è una «inaccurata» ricostruzione dei fatti, ha subito spiegato lui mostrando di avere imparato molto in fretta le astuzie del nuovo campo in cui si sta cimentando. L'accusa di abuso di minore, ha spiegato, è «oggettiva». Viene da alcuni ac certamenti che per legge le autorità del Connecticut sono state costrette a compiere. Lui, quindi, non c'entra nulla, e men che meno «la signora Farrow». [f. p.l Ron Silver, Dershowitz sullo schermo

Luoghi citati: Connecticut, Manhattan, New York, Stati Uniti