ZOLLA in viaggio con lo sciamano

ZOLLA in viaggio con lo sciamano le coppie. Lo scrittore e la moglie Grazia Marchiano rievocano la loro India: «Resta una luce abbagliante» ZOLLA in viaggio con lo sciamano MONTEPULCIANO DAL NOSTRO INVIATO «Il fine comune è identico: la quiete. Non c'è nulla di strano a vivere studiando in modo tranquillo senza gli snobismi della casta cui si appartiene», dice Grazia Marchiano, nel palazzotto di Montepulciano che da un anno abita con Elemire Zolla. Sono sposati dall'81, vivono insieme dal '78: e l'anno scorso, quando lo studioso ha compiuto 65 anni e ha abbandonato l'insegnamento all'Università di Roma diventando «fuori ruolo», si sono trasferiti fra le antiche pietre della città del Poliziano, dopo una lunga ricerca fra i borghi toscani. La scelta e tutta la parte «operativa» è toccata a lei, che insegna estetica ad Arezzo per l'Università di Siena. Zolla è stato d'accordo. Mi mostra gli affreschi su quella che in origine doveva essere ima sala da musica, leggeri, gradevolissimi, eseguiti da un pittore pratese, il Castagnoli, che a fine Settecento insegnava a Firenze e si era trasferito a Montepulciano per decorare il teatro Poliziano. Fuori, infuria il caldo di un agosto rovente di cicale. Dentro, il fresco-felpato dal silenzio-, come in monastero? Elemire Zolla, l'uomo partito dalla scuola di Francoforte per grandi cammini esoterici, sulle tracce degli sciamani e dei santi zen, della magia e dell'alchimia, della mistica sufi e dei miti religiosi, ride distrattamente: «Non ho mai fatto i tre voti del monaco: povertà, obbedienza e castità». Si va a tavola: riso allo yogurt, salmone con alghe giapponesi, tè verde. «Qui la dieta, il modo di vivere, il bisogno di silenzio fanno sistema - spiega Grazia Marchiano -. L'Oriente è stato vissuto in modo profondo. Quell'idea del mondo che viene dal taoismo, dal Vedanta, dal buddismo è diventata stile di vita. Senza ostentazioni». Un esempio? «Non abbiamo bisogno di far sapere che non si mangia l'aglio». «Non si mangia perché è disgustoso!», chiosa Zolla. Alla corte di Rajneesh Ma non è solo questione di aglio o di diete, nella casa di Monte pulciano, dove aleggia, elabora ta dallo scrittore in base alle sue esplorazioni buddiste, l'idea del «liberato in vita», colui che non ha nessun desiderio e nessun bisogno, agisce ma non si lascia toccare da nulla. E' una defini zione affidata anche all'ultimo libro, Usate dal mondo (Adel phi): il liberato in vita «muore al diritto» e «non rientra nemmeno nella sua famiglia». Già, ma allora che cosa rappresenta per voi la vita di coppia? «Non saprei», risponde Zolla, vagamente enigmatico. «Non sa che cos'è una vita di coppia perché mi considera parte integrante di se stesso», aggiunge lei. «Due persone che vivono insieme... più in là non so andare», ritenta lui, in uno sforzo di cortesia. Ma la coppia è stata davvero un problema, all'inizio, proprio per il ruolo pubblico che Zolla non aveva cercato, e gli era stato cucito addosso: «Quando abbiamo cominciato a vivere insieme - racconta Grazia Marchiano - è nata subito molta ostilità. Gruppi di persone che vedevano in lui un guru hanno cercato di respingere la persona che ora aveva accanto a sé». E come si fa a sottrarsi ai fedeli? Zolla non spreca le parole: «Basta deriderli». Per lui, questa è la terza unione, dopo il primo matrimonio e il rapporto con Cristina Campo, la scrittrice morta nel 1977. Per la Marchiano è la prima volta: «Ho abdicato a un principio di solitudine in cui mi trovavo a mio agio», spiega. Lei, dopo l'Università, era quasi «fuggita», il clima italiano non le piaceva, proprio come al suo futuro marito. «Sono stata cinque anni in India, insegnando e incontrando vari maestri che mi attraevano per la loro dottrina». Tra gli altri c'è stato anche Rajneesh, il «maestro» dei Beatles poi travolto da una sequela di scandali finanziari e sessuali. «Aveva un desiderio divorante di diventare un guru mondiale, e si circondava di persone che volevano farsi incantare da lui'. Quando partii, mi chiese se sarei tornata. Io ero molto incerta». Passarono ancora anni prima che Zolla la incontrasse: tornata in Italia, Grazia Marchiano cominciò partendo dall'Università della Calabria la sua carriera accademica, sfiorando a volte le città dove insegna Zolla. Poi l'incontro: è il '78. Comincia una vita a due da studiosi viaggiatori. «Lei mi ha portato l'India racconta lo scrittore -. Prima trascorrevo le estati in Persia, all'accademia filosofica di Teheran». Erano per lui gli anni del sufismo, la accentuazione mistica - fino a sfiorare l'eresia - delle dottrine islamiche. «Non credo che avrei forse mai approfondito l'interesse per la filosofia indiana se non ci fossi andato con Grazia. Abbiamo fatto tre viaggi, straordinari». Straordinari perché? «Perché abbiamo incontrato esseri aminirevoU». Una traccia è rimasta nei libri: in Aure Zolla parla di Muttakunen, il villaggio nel Kerala fondato da un santo del luogo, un esempio di «città perfetta». La scoperta nacque da una conversazione casuale, nella foresta, con il direttore di un teatrino che spiegava l'uso delle erbe in funzione dei vari dei. Fu lui a consigliare ancora un po' di strada, se volevano davvero vedere un buon «katalkali». E la strada portò i due a Muttakunen. «Rimane una luce abbagliante - racconta Zolla, nel silenzio di Montepulciano -, E se si riesce a condividerla, resta ancora più forte». Gli incontri si moltiplicano: un medico di Madras che parla della medicina ayurvedica, gli alchimisti di Benares che «sposano» piante e metalli e consentono a Zolla di aggiungere un altro anello alla catena della tradizione alchemica che lui ha studiato a partire dai Vangeli. «Scoprimmo la facoltà di alchimia, di cui non avevamo mai sentito parlare, all'università hindu». E scoprirono i quadri di Roerich, il pittore russo che dopo aver disegnato i cartoni per la Sagra della primavera di Stravinskij, a Parigi, girò il mondo fra avventure misteriose, colorate di politica e intrighi, per finire i suoi giorni nel Tibet: quadri mitici e visionari, templi pagani che affiorano da laghi russi, ima grazia solenne e incorporea, i vichinghi che navigano sul Volga. Gli incontri sono sorprese, producono coincidenze e appuntamenti: sul tavolo di Montepulciano c'è una lettera d'invito per un convegno ad Alma-Ata, firmata dal presidente del Kazakistan: è dedicato a Roerich. «Ci andiamo?» Zolla sembra perplesso, al pensiero di grosse e importanti scomodità. I due girano il mondo senza fretta, senza avidità. Qualche volta, forse, si può anche lasciar perdere: l'importante è non restare troppo in Italia, un Paese «non del tutto affidabile». Il lavoro interiore Lui nel '69 si sentiva molto più inglese, come la madre, e smise anche di scrivere in italiano. I primi libri, soprattutto l'Eclisse dell'intellettuale, lo avevano fatto etichettare frettolosamente come imo studioso di destra. Accettò l'invito di Federico Codignola perché dirigesse, per La Nuova Italia, la rivista Conoscenza religiosa, ma preferiva pubblicare in Inghilterra. Alcuni libri sono stati tradotti in giapponese prima che nella nostra lingua. E Grazia Marchiano, nello stesso periodo, partiva per l'India, poco convinta che ne sarebbe tornata. «In India stavo benissimo. Quando si pose il problema di rientrare, lo risolsi dicendomi: vediamo se il lavoro intariore ha funzionato». Il suo campo di studi fu da allora l'estetica «comparata», che mette a confronto le esperienze dell'arte occidentale e orientale, da L'armonia estetica, lineamenti dì una civiltà laoìziana (del '73) a Lo cognizione estetica tra Oriente e Occidente (dell'87). «Sì, mia moglie ha molti punti in comune con me: il vivere in Italia e non sentirsi tanto italiana è uno di questi», osserva Zolla. Lui, ad esempio, frequenta solo biblioteche straniere, salvo quella dell'Università di Roma dove dopo tanti anni riesce a girare indisturbato, o quasi. Gli bastano 15 giorni di intenso lavoro (l'ultima volta, in quella di Chicago) per raccogliere gli ap¬ punti di cui ha bisogno. «Non poter andare nelle biblioteche italiane è un male vantaggioso», commenta soddisfatto. Ma non è solo la lieve tendenza apolide a unire la coppia. Ci sono curiose corrispondenze: padri pittori e madri artiste (una musicista e inglese, l'altra scultrice e di remote origini albanesi) per entrambi, infanzia in Piemonte (Zolla a Torino, la Marchiano a Novara). Differenti i segni zodiacali (Pesci lei, Cancro lui), analogo l'atteggiamento verso gli amici. «Facciamo molte conferenze in giro. A volte alcuni rispondono, nascono incontri interessanti», dice la Marchiano. E a Montepulciano ogni tanto si affaccia qualcuno: pochi, lontani dall'ambiente accademico e letterario. Mentre si discorre, è in arrivo il nuovo responsabile dell'Istituto giapponese di cultura, un altro punto di riferimento importante per entrambi. Non solo dal Giappone pro¬ vengono stimoli e visite. «Io ho nel mio lavoro una fittissima vita di relazione», spiega la Marchiano, ma è come se si fermasse dove comincia il loro sodalizio, fatto di riservatezza e doni. L'ultimo è un libro, che lei ha realizzato per celebrare il ritiro di Zolla dall'Università {La religione della terra, ed. Red): una serie di saggi in suo onore scritti dagli studiosi a lui più vicini. E' stato un dono segreto: non gli disse nulla finché il volume non fu pronto. Lui, avutone sentore, aveva addirittura «proibito» che si facesse, anche se poi ne fu soddisfatto. Nel libro ci sono saggi di studiosi in dialogo con Zolla. Uno di loro è stato fra gli ultimi ospiti in Italia, un amico recente e scomparso in maniera tragica. Lo si ricorda con commozione: è loan Couliano, il giovane studioso romeno - esule da molti anni, impegnato nell'opposizione a Ceausescu ma critico verso il nuovo regime postcomunista assassinato misteriosamente l'anno scorso nell'Università di Chicago, dove insegnava. Il sospetto che si sia trattato d'un delitto politico è forte. Couliano l'incantatore Erano insieme nelle estati dell'89 e del '90: a volte l'ospite non disdegnava di leggere per loro i tarocchi. «Con me indovinava ogni cosa - ammette la Marchiano -, con mio marito non ci riusciva, preferiva rinunciare». Couliano, allievo di Mircea Eliade, aveva elaborato una lettura delle religioni come «programmi mentali», sistemi nati da pochi elementi sempre eguali ma variamente combinati. Era una linea di ricerca non lontana da quella di Zolla. E' stata anche l'occasione di una grande amicizia, di quelle che sanno essere «espressioni di libertà», come ricorda Grazia Marchiano. Loro frugali, Couliano ghiottissimo, amava il cibo e comprava continuamente regali per la sua fidanzata; allegrissimo, con un misterioso potere incantatore. Amici che se ne vanno, amici che vengono. Gli amici hanno un posto importante nella vita dei due studiosi, e non sempre sono umani. A Montepulciano non ci sono gatti, salvo qualche ospite passeggero: ma nella storia di Zolla ce ne sono ben sei, che ora sono morti tranquillamente di vecchiaia. Nell'appartamento di Roma vivevano letteralmente accampati su di lui, e la gatta preferita gli dormiva sulla pan- eia mentre lui scriveva, disteso. Era un «satsang», racconta Grazia Marchiano nella prefazione a La religione della terra. Il «satsang» per i buddisti indica in senso stretto una comunità di monaci, ma in India, ricorda, il termine è usato per indicare una comunità di amici. Ora non verranno rimpiazzati. Forse perché non bisogna legarsi a niente? Zolla suggerisce, nel suo modo garbato e un po' elusivo, ironico e inafferrabile, che il motivo potrebbe essere un altro: in Italia è difficile avere dei gatti, la gente ha poco rispetto per gli animali: anche a Montepulciano, dove non c'è nemmeno un cinema e la vita pare avere modi e tempi più rilassati. E dove, nel palazzotto a ridosso di una bellissima chiesa rinascimentale, è stato bandito l'ingresso anche alla televisione. «A volte la guardiamo nella vetrina del negozio di elettrodomestici - scherza la Marchiano -. O all'estero, visto che quando si arriva in albergo l'oggetto e lì che ci aspetta, e viene usato perché è curioso, è una novità, un gioco». Lo scrittore è disposto a ammettere che ci sono anche trasmissioni interessanti, qualche volta nel mondo. «In Corea, per esempio. Anche in Cina. A Los Angeles vedevamo un programma di yoga, al mattino. Era ipnotizzante, tant'è vero che alla fine ci si ritrovava nelle posizioni yoga senza sapere perché». Altro non c'è nel mondo dei media elettronici, forse qualcosa trascorse sul piccolo schermo, tanti anni fa, in Inghilterra, ma è un ricordo lontano. E poi, la televisione è già vecchia, candidata a morire. «Ora siamo in attesa delle realtà virtuali» promesse dalla tecnologia e già in fase di realizzazione sperimentale, ricorda Zolla. Quelle che consentono di vivere attraverso una serie di macchinari piazzati sul corpo (occhiali elettronici, bracciali, sensori) la realtà di un uccello in volo come di un rapporto erotico, di una guerra o di un diluvio, di tutte le albe e i tramonti possibili. Zolla ne è convinto, saranno uno strumento di liberazione. «E finalmente la gente non potrà più dire "in concreto", una parola odiosa». Mario Baudino ss Gli alchimisti di Benares che «sposano» piante e metalli, la medicina ayurvedica, la «città perfetta» nella foresta Sopra, Rajneesh. A lato, Zolla al banchetto di un indovino. Sotto, una maschera katalkali Nella foto grande, in alto, Zolla in un tempietto thailandese e, a lato, Grazia Marchiano con un serpente al collo. Qui sotto loan Couliano