«Noi soldati ci difendiamo da soli» di Franco Giliberto

«Noi soldati ci difendiamo da soli» Per il comandante dell'operazione Sardegna non occorrono rinforzi dopo gli attentati «Noi soldati ci difendiamo da soli» Il generale sull'invio dei carabinieri NUORO DAL NOSTRO INVIATO Una fucilata a pallini e il lancio di una bomba a mano da addestramento: certo sono stati gravi e preoccupanti gli atti ostili contro soldati di leva avvenuti a Lula e a Mamoiada. Ma il Comitato regionale di tutte le forze dell'ordine, riunito ieri pomeriggio in prefettura a Nuoro, non ne ha sopravvalutato le dimensioni. Perché da anni la Sardegna subisce una catena di attentati ben più clamorosi, di cui poco si parla e si scrive fuori dell'isola: quotidiane bombe e fucilate contro case private, caserme dei carabinieri, commissariati, municipi. E incendi dolosi e distruzioni di vetture. Una statistica degli ultimi sette mesi registra, soltanto in provincia di Nuoro, 39 attacchi notturni con esplosioni ai danni di stazioni dei carabinieri o di automezzi appartenenti ai carabinieri. Nello stesso periodo, bersaglio dei criminali rimasti sempre ignoti, sono state le case di 13 pubblici amministratori. Ieri si è dimessa la giunta comunale di Sanile, il cui vicesindaco ha subito l'esplosione di una bomba sotto casa. Qualche giorno fa sindaco e vicesindaco di Lula per analogo motivo - bombe sui portoni e fucilate alle finestre - avevano gettato la spugna rinunciando agli incarichi. Risalendo nel tempo, ma con riferimento a fatti degli ultimi mesi e anni, in provincia di Nuoro hanno via via abbandonato le poltroncine da amministratori o consiglieri comunali decine di persone. Convinte a farlo, per esempio a Formi, da 10 chili di tritolo stipati in una contenitore di birra, che esplodendo ha fatto venir giù il municipio. A Oniferi il Consiglio comunale si è sciolto dopo che è stata uccisa la moglie del sindaco. E il nuovo sindaco non ha fatto a tempo a insediarsi, che gli hanno bucherellato a fucilate le finestre inducendolo a tornare subito a vita privata. Come un castello di carte che cade su se stesso, il nuovo edificio del commissariato di ps di Orgosolo è stato annullato da una grande carica esplosiva prima dell'inaugurazione. Con gli echi nelle orecchie di spaventose deflagrazioni dello stesso tipo, si sono dimessi sindaci e giunte e Consigli comunali di Orotelli, Arzana, Siniscola, Gavoi, Lave, Teti, Ortueli, Orune, Lanusei, Orane, Ubono, Mamoiada, Tonara, Gaio. Rispetto a questa assai inquietante realtà sembrano quasi pittoresche, seppure isolatamente drammatiche, le due azioni contro i militari di leva accampati a Mamoiada e a Lula? Non lo dice ma forse lo pensa il generale Duilio Mambrini, che comanda la Regione militare Sardegna e perciò è responsabile della «Operazione Paris». Ieri durante una conferenza stampa Mambrini ha mosso un velato rimprovero ai giornali continentali per una certa enfasi e confusione interpretativa delle situazioni verificatesi nel Nuorese nelle ultime settimane: «Ahimè, la criminalità in queste zone non è di data recen¬ te, ha uno spessore che va capito bene, è quasi un fatto fisiologico. Anche se posso testimoniare che il 99,99% dei sardi sono persone per bene e rispettabili. E' solo con quello 0,1 % di balordi che bisogna fare i conti!». A quali balordi si riferisce? A quelli che nei paesetti del Nuorese quasi ogni sera sparano impuniti ai lampioni e ai cartelli stradali e che ora potrebbero prendere a bersaglio i soldati di leva? «Non credo assolutamente a un'evenienza del genere. Ripeto che le situazioni vanno capite e analizzate senza indulgere alle esagerazioni. I cinquemila soldati dell'Operazione Paris, suddivisi in quindici campi, hanno ricevuto dappertutto un'accoglienza superiore alle nostre aspettative e nei loro confronti sta ulteriormente crescendo la simpatia». Siamo lontani dunque dalle dichiarazioni di guerra, dai bracci di ferro. «C'è stata un po' di confusione anche su questo, ossia circa le reazioni dei nostri reparti a un'eventuale offesa. Io dico che se uno mi insulta, chiamo i carabinieri. Ma se uno mi spara addosso, per legittima difesa rispondo al fuoco. Non siamo boyscout che facciamo i campeggi né collegiali in gita-premio. Altro discorso vale fuori dai campi, durante le libere uscite, quando i soldati sono disarmati. LI sì che è necessaria una protezione. Ed è un servizio di polizia militare, al quale sono assegnati i carabinieri come compito istituzionale. Anche suU'arrivo dei nuovi 130 carabinieri in Sardegna, per svolgere questo compito, c'è stato un equivoco. Perché si tratta del contingente che era stato fissato ancor prima dell'inizio della Operazione Paris, non un rinforzo dovuto al precipitare degli avvenimenti come qualcuno ha voluto far credere». Ma almeno qualche ironia può essere perdonata? Il quotidiano «L'Unione Sarda» pubblica una vignetta in cui si vede un pastore appollaiato su una rupe, che scruta il passaggio di soldati nella valle e pensa: «La polizia fa azione di prevenzione anticrimine sul territorio, i soldati proteg¬ gono la polizia, i carabinieri proteggono i soldati che proteggono la polizia, gli agenti segreti proteggono i carabinieri che proteggono i soldati che proteggono la polizia...». Signor generale, anche lei ha sorriso come tutti i sardi nel vedere quella, vignetta? Mambrini ammette: «L'ho trovata magnificamente spiritosa. Ma nella forma soltanto. Quanto alla sostanza, ho già spiegato come ci si difende, che nessuno ci difende. Ci difendiamo da soli se necessario». Burla per burla, si potrebbe anche ipotizzare l'avvento dei caschi blu dell'Onu in Sardegna. Ma per ora basta l'appoggio, che pare serio, offerto alle autorità dai barracellari, vigilantes privati riuniti in cooperative, di cui si servono anche i pastori per scongiurare furti di bestiame. Dice Mambrini: «I caschi blu sono una boutade, non direi altrettanto per i barraccellari. U loro presidente, Giovanni Motzo, è venuto spontaneamente da me. E noi non rifiutiamo il concorso e l'apporto di nessuno che sia persona onesta e armata di buone intenzioni. Perciò vedremo che sviluppi avrà la cosa». Franco Giliberto A sinistra un gruppo di alpini perlustra la campagna attorno a Mamoiada. Accanto: un contingente di carabinieri poco dopo lo sbarco al porto di Olbia

Persone citate: Duilio Mambrini, Giovanni Motzo, Mambrini