Il Tg3 a Chiambretti, vediamo chi è più bravo di Massimo Gramellini

Il Tg3 a Chiambretti, vediamo chi è più bravo Sfida semiseria dopo le polemiche sul possibile utilizzo del comico prima del notiziario delle 19 Il Tg3 a Chiambretti, vediamo chi è più bravo E il direttore: non ci servono programmi «traina-spettatori» ROMA. «Caro Piero, ovunque tu sia fatti sentire...» I giornalisti del Tg3 amano Piero Chiambretti. Soprattutto ci tengono tanto a farcelo sapere. Lo scarso entusiasmo con cui hanno accolto il possibile utilizzo del comico all'interno del loro teleI giornale rischiava di farli passare per aguzzini: un mestiere del quale - e ogni telespettatore ne è buon testimone - essi posseggono forse il cipiglio, ombroso e grave, ma di certo non l'animo, che è invece gioviale e aperto a ogni esperienza. Per dissolvere i dubbi residui, il comitato di redazione ha deciso di inviare a Chiambretti un «accorato appello», attingendo a quelle riserve di ironia di cui anche i giornalisti del Tg3, pur così seri e impegnati, sono a volte capaci. A completare l'opera di riappacificazione pubblica, è poi intervenuta una dichiarazione del direttore Sandro Curzi, grondante simpatia e disponibilità nei confronti dell'ex-portalettere. Il testo dell'appello, perché è da quello che intendiamo partire, è frutto della mente creativa di Maurizio Marinoni, un Santoro più giovane e lievemente più allegro, amatissimo dalle lettrici di «Cuore» benché la ripresa a mezzobusto non gli renda giustizia, essendo con il suo metro e novanta il più alto anchorman della televisione italiana. Mannoni si rivolge con toni disperati a Chiambretti: «Ovunque tu sia, fatti sentire! Incontriamoci in territorio neutro e risolviamo da gentiluomini la contesa. A te la scelta dell'arma, purché non sia il microfono, con il quale saresti troppo avvantaggiato». Segue regolare scommessa: se vince Chiambretti, «siamo disposti a ritirarci dal telegiornale e lasciarti campo libero». In caso contrario, Chiambretti dovrà scomparire dal video e accetta¬ re i più oscuri e ingrati lavori redazionali: «Controllare le agenzie, coprire i turni di notte e tagliare le interviste ai politici troppo lunghe e noiose». Che quindi, purtroppo, esistono anche al Tg3. Qualche maligno potrebbe scorgere nell'ultima parte dell'appello una vena vagamente polemica, senza per questo mettere a repentaglio quei nobili sentimenti di «stima ed affetto» che il Tg3 nutre per Chiambretti e che «nessun articolo distorto di giornale potrà mai cancellare». Davanti a siffatte profferte d'amore, Chiambretti per ora tace. Parla invece, e anche per lui, il direttore del Tg3 Sandro Curzi. Per dire tre cose; innanzitutto che al Tg3, di avere un programma di Chiambretti subito prima del telegiornale delle 19 in funzione traina-spettatori, «non interessa niente». La seconda è che una collabo¬ razione fra le parti è già avviata, perché il Tg3 fornirà assistenza giornalistica (agenzie di stampa -e materiale filmato) a «Telegiornale zero», il programma di Chiambretti che prenderà il posto del «Portalettere», beninteso dopo il tiggì. Quanto al nodo della questione - le temute incursioni di Chiam bretti dentro il notiziario - Cur zi non boccia il progetto, ma pone dei limiti difficilmente contestabili: «Un telegiornale deve contenere di tutto, così come i grandi quotidiani, dalla vignetta satirica al servizio sul varietà, ma senza diventare spettacolo». Insomma, il rischio è quello già individuato dai giornalisti: che con Chiambretti dentro il Tg, la gente finisca ccl non distinguere più la realtà dalla finzione. Impresa che, an che senza Chiambretti, risulta già adesso sempre più ardua. Massimo Gramellini

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