Fantasmi addio: Hong Kong scopre il cinema d'autore di Alessandra Levantesi
Fantasmi addio: Hong Kong scopre il cinema d'autoreLocarno: vince «Luna d'autunno», delicata storia cinese della Law Fantasmi addio: Hong Kong scopre il cinema d'autore LOCARNO. Un film che mostra un legame di amicizia fra una cinese e un giapponese è fatto per mettere d'accordo tutti: anche i membri della giuria internazionale presieduta da Guglielmo Biraghi, che ha protratto le discussioni sino alle tre di notte. Il Pardo d'Oro del 45° Festival a «Luna d'autunno» di Clara Law premia d'altronde una selezione di grande interesse sul fronte del cinema asiatico, cosa di cui la qualità di sinologo del neodirettore, l'italiano Marco Muller, non permetteva di dubitare. Il film della Law, disegnato in delicate tinte pastello sul modello del cinema d'autore europeo, ha ribaltato l'idea di una produzione hongkonghese di genere e d'azione, fondata sul Kung-Fu e le storie di fantasmi; «Ritratto di famiglia» e «Alba di sangue» hanno segnalato l'esistenza nella Cina Popolare di un'altra notevole cineasta donna, di nome Li Shaohong. Al contrario dei suoi compagni di Accademia, Chen Kaige e Zhang Yimou che amano creare incantevoli parabole esotiche, Li Shaohong si cala nel presente. Come vive un cinese benestante nella Pechino d'oggi, com'è arredato il suo appartamento, come si veste, come mangia? «Ritratto di famiglia», che esplora le contraddizioni di una società inurbata e neoborghese già in gran parte omologata sullo stile occidentale, è piaciuto moltissimo. E ancor di più è piaciuto «Alba di sangue», realizzato nel 1989 e bloccato dalla censura dopo i fatti di Tienanmen, ripropone il romanzo «Cronaca di una morte annunciata» di Garcia Marquez ambientandolo in un villaggio cinese. Presentato come «film a sorpresa» in Piazza Grande, «Alba di sangue» è stata una sorpresa doppia per coloro che lo sapevano in programma a Venezia come evento speciale. E' probabile che l'espisodio riaccenda la polemica fra i due festival. Se il Pardo d'Oro ha soddisfatto quasi tutti, il secondo e il terzo premio, rispettivamente al poetico Kazacho «Keirat» e al tedesco «I terroristi!», hanno provocato il tradizionale coro di lamentele. Certo è sparito dall'elenco dei premiati il bellissimo «Kinderspiele» di Wolfgang Becker che sembrava molto ben piazzato nelle pagelle della critica. E dispiace per «Confortorio» di Paolo Benvenuti, ma gli italiani sono a mani vuote perché «Il ladro di bambini» di Amelio ha vinto l'ambito premio del pubblico della Piazza e il maestro Mario Camerini è stato l'indiscusso protagonista del festival con una bella retrospettiva. Vale comunque la pena di rile- vare che quella di Locarno è stata una buona selezione. Ha mostrato un cinema in movimento con una varietà di modelli, una dialettica con la realtà più forte che in passato, un giovanile desiderio di confronto con le generazioni dei padri e dei nonni. E i film di livello, in e fuori concorso, non sono stati pochi: ricordiamo per tutti «Il giorno della disperazione» di Manoel de Oliveira, insignito con il Pardo d'Oro alla carriera. Merito di un «patron» sensibile come Raimondo Rezzonico che, a differenza di quanto succede a Venezia, può muoversi fuori dalle logiche politiche e assicurare piena libertà di movimento a direttori culturalmente validi: come è stato fino all'anno scorso David Streiff e come si sta rivelando il suo successore Muller. Alessandra Levantesi Mario Camerini è stato l'indiscusso protagonista del festival di Locarno con una retrospettiva. «Il ladro di bambini» di Amelio ha conquistato il pubblico
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