E' morto Williams, diede la voce ai Platters di Gabriele Ferraris

E' morto Williams, diede la voce ai Platters Il cantante aveva 64 anni, da tempo soffriva di diabete, lanciò «Only You» e «Smoke Gets In Yorjr Eyes» E' morto Williams, diede la voce ai Platters Sedici dischi d'oro, poi nel '61 se ne andò, e la magia del gruppo finì NEW YORK. Il cantante di colore Tony Williams, già voce solista del gruppo americano Platters, è morto a New York. Lo ha annunciato la moglie Helen. Il cantante, 64 anni, soffriva da tempo di diabete. Con i Platters, Tony Williams lavorò dagli esordi fino al '61, e registrò nel '55 «Only You», la canzone che rese famoso il gruppo in tutto il mondo. Williams era nato a Elizabeth, nel New Jersey. Da ragazzo prova mille lavori, secondo la miglior tradizione americana. Agli inizi degli Anni Cinquanta, mentre tira a campare come guardiano di automobili a Los Angeles, gli offrono di entrare in un complesso vocale, dove all'epoca militava la sorella Linda. Nascono così i Platters. Fu Ralph Bass, allora produttore del gruppo, a ingaggiare Williams. Ma ben presto Bass lasciò il posto a Buck Ram, compositore e manager geniale, destinato a entrare nella leggenda aurea della musica pop come pigmalione dei Platters (e su questo non ci piove) e scopritore di Williams (il che non è vero, ma le storie del rock hanno avallato pervicacemente la menzogna). Tra il '53 e il '55 il gruppo raggiunge la «formazione classica» con la cantante Zola Taylor e tre vecchi amici di Williams, Herb Reed, David Lynch, Paul Robi. I cinque registrano una ventina di canzoni, compresa «Only You» (scritta dall'onnipresente Ram), senza apprezzabili risultati. La buona occasione arriva nel '55: i Penguins, un'altra band gestita da Ram, conquistano un inatteso successo vendendo un milione di copie di «Earth Angel», e la casa discografica Mercury, pur di ingaggiarli, offre un contratto anche agli sconosciuti Plat¬ ters. Ram non si lascia sfuggire il momento favorevole e prepara una nuova versione di «Only You», con la band di Ernie Freeman. Ma niente sembra accadere: «Quasi perdemmo l'occasione - ricorderà poi Ram -. Poi, all'improvviso arrivò un'ordinazione di cinquemila copie da Seattle, e quando lo dissi alla Mercury non ci credevano, dissero che doveva esserci un errore, che forse chiedevano un disco dei Penguins». Invece era successo il miracolo: «Only You» piaceva per la singhiozzante e melodrammatica interpretazione di Williams, maestro dello stile «doo wop», armonico impasto di voci con tonalità e ruoli ben definiti. E' uno stile che aveva avuto negli Ink Spot i primi campioni, ma i Platters sanno fondere la drammaticità del canto nero alla morbida eleganza degli arrangiamenti per archi che piacciono al ricco pubblico bianco, in grado di comperare dischi e affollare i concerti: uscendo quindi dal meno allettante; circuito dei «race records» acquistati soltanto dai neri. «Only You» arriva al 5° posto in classifica nel '55, e alla fine dell'anno 'anche «The Great Pretender» entra nelle hit. Forti del successo, nel '56 Williams e compagni sono chiamati a partecipare alla colonna sonora del film «Rock Around The Clock», con «Only You» e «The Great Pretender». Il gioco è fatto: in cinque anni, i Platters collezionano tre primi posti nelle classifiche Usa («My Prier» nel '56, «Twilight Time» nel '58 e «Smoke Gets In Your Eyes» nel '59, prima assoluta anche in Gran Bretagna), oltre a un buon numero di successi minori, da «The Magic Touch» a «You'll Never Never Know», a «My Dream» e «Helpless». Oltre trenta canzo¬ ni nei Top-100: standard, ballate insaporite da tocchi di rock, un sound reso inconfondibile dall'uso dei violini e dall'acuta voce di Williams. In totale, 16 dischi d'oro, e una popolarità mondiale: i loro frusciami 78 giri accompagnano amori e balli guancia a guancia di giovani e meno giovani ai quattro angoli del globo. Neanche un incidente di percorso - nel '59 Williams e gli altri tre maschi della for¬ mazione vengono citati a giudizio per qualche peccatuccio a sfondo sessuale - sembra incrinare la fortuna dei Platters. Ma i gusti stanno cambiando: oltre Oceano si prepara 1'«invasione britannica» che culminerà con l'avvento dei Beatles, e i rapporti interni del quintetto peggiorano giorno dopo giorno, finché, nel '61, Williams se ne va sbattendo la porta: «Tutto iniziò a incrinarsi - ricorderà Buck Ram - quando Tony ebbe un diverbio con Herb Reed. Herb non sapeva cantare, in realtà, ed era solito piazzarsi dietro a Tony, sul palco, sibilandogli insulti. Tony, che era un insicuro, finì col non sopportarlo più». A sostituire Williams viene chiamato Sonny Turner: però la magia non si ripete. Il gruppo continuerà fino ad oggi una stentata esistenza, fra cambi di formazione e litigi per il marchio Platters: una volta lasciato il gruppo, infatti, diversi vocalist (Williams compreso) si sentono in diritto di fondare propri complessi chiamandoli con quel nome glorioso. E comunque neppure l'astuto Buck Ram, rimasto sinora titolare della «ditta», è mai riuscito a riportare alle antiche fortune i tardi epigoni degli impareggiabili Platters di Tony Williams. Gabriele Ferraris La formazione originaria dei Platters in una fotografia del 1958: al centro Tony Williams, anima del gruppo. Il suo stile vocale era inconfondibile

Luoghi citati: Gran Bretagna, Los Angeles, New Jersey, New York, Seattle