Troppa elettronica non fa bene a Fred

Troppa elettronica non fa bene a Fred r Troppa elettronica non fa bene a Fred CAMPOLI di Ferragosto. Dischi in pillole per un periodo dell'anno in cui l'attenzione è tutta dedicata al relax e al divertimento cancella-crucci. In una parola disimpegno, che non dovrebbe significare banalità. Prima citazione allora per Fred Buscagliene e la nuova antologia «Criminalmente Fred» (SugarPhonogram, 1 Cd, Lp, Me). Ventotto canzoni per un esempio ineguagliato di originalità e ironia. Purtroppo, ancora una volta si legge in copertina: rimasterizzate. Una mania, questa di ripassare elettronicamente i vecchi nastri e togliergli quella patina di storia. Fruscii e imperfezioni non sono così male, rispetto ai risultati di prodotti freddi e innaturali. Verrebbe mai in mente di mettere un meccanismo al quarzo ad un orologio da taschino d'epoca? Oppure un motore giapponese sotto la più classica e meravigliosa carrozzeria di una -Bugatti? Certo è possibile, ma il fascino è gettato alle ortiche. Comunque, la moda modernista continua e questo non è il peggiore esempio di tradimento storico-tecnologico. Anche perché le canzoni di Buscaglione restano un esempio di quanto l'artista, scomparso in un incidente d'auto al termine di una nottata delle sue, fosse colto, sottilmente eversivo in un mondo canoro di cuori-amori-dolori e inni alle mamme. Il cinema «nero» francese di «Rifìfi», la commediola della gelosia di «Teresa non sparare» e così via, sono un trionfo dell'uso del paradosso, da addebitare alla genialità di un autore come Leo Chiosso. C'è anche un inedito: il folgorante «Fred's scat». Un disco da godere in mezzo a tanto stereotipato rap agitamuscoli. Continuiamo con dischi italiani e con un prodotto in cui volutamente si è esclusa l'elettronica. Suoni naturali, acustici quindi anche Nino Buonocore, che si è avvalso anche degli archi della London Session diretta da Celso Valli per il suo «La naturale incertezza del vivere» (Emi, 1 Lp, Cd, Me). Un musicista che riesce a ritrovare nella melodia di tradizione la sua vena migliore e con risultati ora apprezzabili. Un titolo alla Kundera per un lavoro che denota impegno e serietà d'intenti. Grande dispendio di energie e capitali, visto anche il nutrito stuolo di musicisti chiamati ad impreziosire l'esecuzione delle composizioni: da Jimmy Villotti a Paulinho Da Costa, da Elliott Randall a Ernesto Vitolo, da Ares Tavolazzi a Greg Hissonet Si esce dai confini nazionali con Freddy Johnston e il suo «Can you fly» (Rough Tracie, 1 Lp, Cd, Me), da dedicare alle grandi migrazioni vacanziere. Un cantastorie classico, chitarra e tanta America da raccontare. Un po' di Dylan, un po' di Neil Young, tanto per dare le coordinate di questo musicista alla seconda prova discografica. Comunque, un'America meno edulcorata di tante altre che ci vengono offerte quotidianamente in televi- sione come fosse un'agenzia di viaggi e un modello di vita. Un'America, quella raccontata da Johnston, che sta tra New York e San Francisco, tra due coste che continuano ad essere sogno e croce di una nazione da più generazioni. C'è un bellissimo duetto tra Freddy e Syd Straw in «Down in love», mentre Marshall Crenshaw non lascia il segno nell'appena passabile «Remernber me». Se Johnston avesse più voce sarebbe un autore da seguire. Per fortuna, si salva con una scrittura musicale rimarchevole e uno stile gradevole. In mezzo a questo gruppetto di artisti da serate rilassate, eccone un altro che da tempo gioca tutto sull'impatto sonoro, Tom Verlaine con «Warm and . cool» (Rough Trade, 1 Cd, Lp, Me) offre cinquanta minuti di musica strumentale e tutto il suo talento chitarristico, vivo e creativo. Verlaine si è fatto conoscere con due album insieme ai Television e con ben sei recanti la sua unica firma. Una fama conquistata nel 1975, con un treno professionale partito dalla New York sotterranea. Atmosfere alla Shadows e sapori alla «Twin Peaks». Poteva mancare una donna? Eccola: Sophie B. Hawkins, autrice dell'interessante «Tongues and tails» (Columbia, 1 Lp, Cd, Me). Newyorkese, un volto e un'acconciatura da diva fatale degli Anni 50, una predisposizione per la musica nera, di più spiccata origine africana, ma anche un'attenzione verso il jazz e i colori brasiliani. Per un'estate calda ma ricca di fascino, lei è una colonna sonora adatta. Alessandro Rosa »saj

Luoghi citati: America, Columbia, New York, San Francisco