« Moody's frusta il sistema Italia»

« Moody's frusta il sistema Italia» Intervista con Giampiero Cantoni: il Paese deve riscoprire il suo ruolo « Moody's frusta il sistema Italia» Per il presidente della Bnl Amato sta lavorando bene «Ma i problemi irrisolti sono ancora numerosi e gravi» PORTO CERVO DAL NOSTRO INVIATO «Sono un appassionato di calcio, ma non mi piace applicare all'economia la terminologia calcistica. Quindi il discorso dell'Italia in B, in C o in D non lo ritengo né utile né appropriato». Tra l'apprensione nata in tutti gli ambienti economici per la «doccia fredda» di Moody's e le faticose «P.R.» cui è tenuto dal suo ruolo e dall'occasionale sede delle sue vacanze, il presidente della Banca nazionale del Lavoro Giampiero Cantoni da un paio di giorni non fa altro che discutere di lira, tassi, affari, politica. E' approdato a Porto Cervo dopo una crociera a vela che, c'è da scommetterlo, avrebbe preferito prolungare ancora un po' e consuma la vacanza in continui incontri a metà tra lavoro ed amicizia. Raul Gardini e Vittorio Merloni, Silvio Berlusconi e Luigi Abete: gli impegni, sia pur gradevolmente inframmezzati da qualche «bordo» in alto mare, decisamente non mancano. Per di più c'è il telefonino che squilla a intervalli regolari: indispensabile schiavitù per rimanere aggiornati su quel che succede a Roma, tra la banca e il Palazzo. Professor Cantoni, lei sa benissimo che si parla di serie D per far capire che l'Italia non è più considerata all'altezza degli altri principali Paesi industrializzati. Forse non è d'accordo? L'Italia, che fa parte del gruppo dei 7 grandi Paesi industriali, ha un ruolo da svolgere nel contesto mondiale, una funzione dà adempiere,. Ruolo e funzione che presuppongono un «sistema Paese». E il giudizio di Moody's come si inquadra in que sto contesto? L'aspetto fondamentale, che definirei culturale, sul quale occorre riflettere è che l'Italia deve diventare «sistema Pae se». Un traguardo che si iden tifica con la scelta politico strategica dell'Italia. Il giudizio della «Moody's» va letto in quest'ottica. E va interpretato anche come una critica al go verno Amato? Il governo Amato ha fatto be ne, nei suoi primi 50 giorni di vita. Ha compiuto scelte che altri governi non hanno avuto la determinazione di attuare. Ed è sembrato particolarmente consapevole dell'urgente necessità di ricondurre fa propria azione a obiettivi di respiro internazionale e di cambiamento che ci auguria mo debba essere radicale. Ma le cose da fare sono molte, i problemi irrisolti gravi. Prendiamo questo giudizio come un pressante invito a dare forza e sostanza al «sistema Paese». D'accordo, professore Ma per non bandire soltanto le metafore calcistiche ed evitare, invece, anche gli slogan, cosa vuol dire «sistema Paese» e perché Moody's ha ritenuto di doverci infliggere questa clamorosa retrocessione? Il perché è presto detto. L'Italia, negli ultimi anni, ha internazionalizzato la propria moneta. La lira è diventata pienamente accettata e apprezzata sui mercati internazionali. Una scelta giusta e doyerosa, opportuna. I risparmiatori italiani hanno investito in monete straniere. L'Italia ha acceso debiti in li¬ re all'estero. Ma questa scelta, politica e tecnica ad un tempo, non è stata sorretta da una pari internazionalizzazione dei nostri comportamenti come «sistema Paese». Ma che cosa intende per «Sistema Paese?» L'insieme di atteggiamenti culturali, consuetudini istituzionali, regole del gioco che una nazione riesce a darsi rapportandosi al contesto internazionale dei Paesi più avanzati e concorrenti, in un mercato sempre più competitivo e globale. Cioè? La quotazione all'estero di titoli pubblici italiani, l'apertu¬ ra del mercato dei «future», insomma la lira moneta internazionale, non ha trovato il necessario supporto nella «strategia Paese». In che senso? Abbiamo continuato a procedere con la vecchia mentalità, a presentarci sui mercati mondiali in ordine sparso, senza un coordinamento adeguato. Adottando spesso decisioni non sufficientemente ponderate rispetto all'obiettivo di conquistare, a livello di «sistema», quella credibilità che sul piano tecnico la lira stava ottenendo. Ma queste sembrano valutazioni politico-cultu- rali: invece il giudizio di Moody's dovrebbe essere tecnico. Scontiamo oggi la situazione generale creatasi negli ultimi anni: ordine sparso, poco coordinamento, poca credibilità come sistema. E quindi il giudizio della «Moody's», a mio parere, va letto in questa chiave. E va considerato una perentoria, pressante sollecitazione a dare coerente forza al «sistema Paese». Il diffìcile è riuscirci, visto che da anni quest'obiettivo non solo non è stato raggiunto ma neanche consapevolmente e lucidamente inquadrato... Per questo ho parlato della necessità di compiere una scelta culturale. Trovo conferma di questa impostazione nei dati del nostro indebitamento, all'interno e sull'estero. Il debito non è condannabile in sé; lo diventa quando viene contratto per finanziare spèse.correntiyuer orttìrare interessi sù debiti in precedènza1 contratti. Non per realizzare investimenti produttivi, a loro volta fonte di reddito, volano di crescita e di sviluppo. Una vera e propria rivoluzione strategica... Sì, è questa la grande conversione politico-strategica e quindi culturale, che il nostro Paese deve compiere. Una conversione che deve privilegiare l'investimento produttivo, l'impresa efficiente, l'infrastruttura indispensabile. E che nel contempo deve ridimensionare la spesa improduttiva, lo sperpero, il consumo fine a se stesso. A suo avviso potremo farcela? L'Italia - lo ripeto - ha un ruolo ed una funzione nel contesto internazionale. Ha forza e capacità per corrispondere alle attese. E' chiamata oggi, in una realtà mondiale difficile per molteplici cause e concause, a compiere una scelta di volontà e di fantasia operativa per costruire un «sistema Paese» in grado di confrontarsi con gli altri «sistemi» Paesi. In Europa e fuori d'Europa. Sergio Luciano Nella foto Giampiero Cantoni presidente della Banca Nazionale del Lavoro principale istituto di credito italiano

Persone citate: Giampiero Cantoni, Luigi Abete, Professor Cantoni, Raul Gardini, Sergio Luciano, Silvio Berlusconi, Vittorio Merloni