Latte, da Roma sì alle quote Cee

Latte, da Roma sì alle quote Cee Dopo molti rinvìi il governo ha varato il decreto atteso da otto anni Latte, da Roma sì alle quote Cee Più vicina l'intesa sulla politica agrìcola ROMA. Dopo tanti rinvìi quasi non ci si credeva più e invece il Consiglio dei ministri ce l'ha fatta e ha varato, prima della pausa per le vacanze estive, l'atteso decreto con cui il governo italiano accetta le «quote» sul latte decise dalla Cee e rimaste sostanzialmente inapplicate, per quel che riguarda il nostro Paese, per otto anni. Il punto è importante perché proprio lo scontro sulle quote, con il ripetuto «no» italiano, blocca da tempo una completa intesa sulla nuova politica agricola Cee, che costituisce uno dei cardini per le trattative del Gatt, l'accordo sui commerci internazionali. «Abbiamo rovesciato la procedura Cee - ha detto il ministro dell'Agricoltura, Gianni Fontana - assumendo l'iniziativa, come governo italiano, di accettare il sistema delle quote prima dell'imposizione. Questa scelta è stata apprezzata dalla Cee e, entro ottobre, dovrebbe esserci la ratifica a livello europeo». Ma vediamo come funziona il «nuovo corso» della produzione di latte nazionale con il quale l'Italia vuole presentarsi a Bruxelles con le carte in regola per tentare di ottenere un aumento di 9 milioni di quintali oltre il tetto assegnatole dalla Comunità. Dalla prossima campagna (1993-94) ogni produttore avrà un plafond produttivo che, se superato, farà scattare una «multa» Cee di 540 lire per ogni litro in più. I con- trolli saranno assegnati alle Regioni, mentre a fare da «esattori» saranno le industrie di trasformazione e le centrali, ovvero chi compra direttamente il latte. Nel decreto di Fontana però si parla di «mobilità delle quote», che sarebbe la possibilità data agli allevatori di cedere ad altre aziende le proprie quote produttive. Questo a patto però che la quota segua l'azienda. Fanno eccezione i casi in cui l'azienda che rileva le quote sia nella stessa provincia di quella che le cede, oppure in una stessa categoria territoriale: montagna, aree marginali o svantaggiate. Se si rientra in questa casistica viene trattenuta, sul quantitativo ce¬ duto, una «fetta» pari al 15% che andrà a finire in un «fondo di riserva» da ridistribuire ad aziende in via di sviluppo. Un'altra novità riguarda Parmigiano Reggiano e Grana Padano. I consorzi di questi due formaggi «doc» finora erano volontari, adesso diventano obbligatori. Questo, per riuscire a frenare le eccedenze. Ad uscire ridimensionata, con il nuovo sistema di gestione, sarà l'Unalat (Unione nazionale associazioni produttori latte). Le compensazioni produttive tra gU allevatori si effettueranno infatti all'interno di ogni associazione provinciale, che diventerà anche il riferimento degli acqui¬ renti ai fini del calcolo del prelievo Cee. In un secondo tempo saranno possibili compensazioni nazionali attraverso l'Amia. La Confcooperative, che in Italia rappresenta il 40% del latte trasformato (su 85 milioni di q) e il 20% di quello destinato al consumo (su 25 milioni di q) dal decreto sulle quote si attende «sicurezze». E in particolare, scrive in una nota, «riteniamo indispensabili il condono di tutti i debiti pregressi contratti con la Cee e maggiori certezze rispetto alle soglie produttive che saranno assegnate a ciascun allevatore». Vanni Cornerò

Persone citate: Fontana, Gatt, Gianni Fontana, Parmigiano Reggiano, Vanni Cornerò

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Roma