Il fisco nemico del mare

Il fisco nemico del mare Il fisco nemico del mare Boom della nautica, 750 mila barche ROMA DALLA REDAZIONE Il grande tifo intorno alle imprese del Moro e del Destriero ha rivelato a chi non se ne fosse accorto, il successo che la nautica da diporto ha avuto in Italia dal 1980 ad oggi. I numeri dicono tutto: la flotta è costituita da oltre 750 mila barche, 1*81% (circa 690 mila) sono però di dimensioni inferiori agli 8 metri, 60 mila sono comprese tra gli 8 e i 18 metri e appena sette si attestano intorno alle 65 tonnellate. Nel 1990, su oltre 27 mila imbarcazioni vendute in Italia, solo 6.907 hanno avuto bisogno di immatricolazione, dunque le più richieste dal mercato sono quelle di piccole dimensioni (fino a sei metri) e di prezzi contenuti, con superfice velica fino a 4 metri quadrati e con motori di non oltre 25 cavalli. I dati sono riferiti dall'Ispes (Istituto di studi politici economici e sociali) che ha presentato ieri un'indagine sulla nautica da diporto dal titolo «Finché la barca va». Secondo i dati Ispes, il settore è in buona salute e dà lavoro a 700 cantieri circa, a 250 industrie nautiche, a 4.500 aziende commerciali, a 20 mila dipendenti diretti e 140 mila dell'indotto, inoltre determina un fatturato annuo di 3.100 miliardi, di cui 1.500 legati alla produzione e 1.600 all'indotto. Il 63% della produzione viene esportato con grande ritorno economico e di immagine. Nonostante questo, l'opinione pubblica - rileva l'Ispes - esprime una sorta di diffidenza per il settore nonostante «lo stereotipo della nautica riservata ai superricchi che si sta gradualmente stemperando», anche se non è possibile «sottacere l'etichetta di status symbol per i grandi yacht di rappresentanza che solcano i nostri mari». Se l'opinione pubblica guarda con sospetto la nautica, non altrettanto fa il fisco che, anzi, la ama, in quanto fonte di cospicue entrate. L'acquisto di una barca può infatti causare l'immediata maggiorazione dell'Irpef, perché il redditometro vede in questo un indice di consolidato benessere. Comunque, secondo l'Ispes, «la vera grande mazzata che ha colpito la navigazione da diporto è stato l'aumento della tassa di stazionamento che ha accresciuto l'aliquota dovuta fino al 500%». Eppure, dice l'Ispes, la nautica andrebbe sostenuta in quanto l'Italia ha i numeri per diventare presto «la Mecca del diporto nautico», ma perché questa fase espansiva si realizzi, l'Ispes propone alcune misure: 1. posti barca a prezzi equi, con riconversione dei porti di IV classe; 2. attenuazione della pressione fiscale e in particolare della tassa di stazionamento; 3. incentivi fiscali per lo smaltimento dell'usato; 4. snellimento burocratico per il rinnovo annuale dei documenti; 5. razionalizzazione dei controlli in mare e coordinamento delle forze dell'ordine.

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