Ferragosto a casa per l' ex carceriera di Moro di Gio. Bia.

Ferragosto a casa per l' ex carceriera di Moro Si attenua il rigore anche per gli irriducibili, che convivono coi pentiti: «Siamo tutte persone» Ferragosto a casa per l' ex carceriera di Moro Dopo 12 anni, breve permesso per la brAnna Laura Braghetti ROMA. Da quando l'hanno arrestata, dodici anni fa, è la prima volta che mette piede fuori dal carcere. Anche se solo per qualche giorno, da oggi Anna Laura Braghetti, brigatista rossa della generazione di Gallinari e Moretti, la «carceriera» di Aldo Moro, sarà fuori dalla sua cella di Rebibbia. Il tribunale di sorveglianza le ha concesso il permesso di trascorrere quattro giorni agli arresti domiciliari, per passare il Ferragosto in famiglia. Starà a casa del fratello, lo stesso dal quale si rifugiò nel 1978 dopo il sequestro Moro, quando si accorse di avere la polizia alle calcagna. Da allora divenne clandestina. Oggi Anna Laura Braghetti è un'ex-terrorista ergastolana, ha 39 anni, non appartiene a nessuna delle categorie in cui si dividono tradizionalmente i brigatisti in galera: irriducibili, pentiti e dissociati. Insieme ad altri ex-compagni ha dichiara¬ to, cinque anni fa, «la fine dell'esperienza della lotta armata». Oltre ad essere stata la custode della «prigione del popolo» in cui Moro fu rinchiuso nei 55 giorni del sequestro, ha partecipato all'omicidio del vicepresidente del Csm Vittorio Bachelet, ammazzato all'Università di Roma il 12 febbraio 1980. In carcere ha sposato Prospero Gallinari, considerato il killer di Moro, che abitava con lei nell'appartamento-prigione di via Montalcini. Oggi la Braghetti vive nel carcere romano di Rebibbia in una dimensione totalmente diversa. Tra le sue compagne di cella, oltre a compagne di un tempo come Barbara Balzerani e a brigatiste della generazione successiva come Claudia Gioia, c'è pure Francesca Mambro, terrorista dell'altra fazione, i neo-fascisti dei Nar. L'uscita di galera - anche se per poche ore della «carceriera» di Moro rap¬ presenta un ulteriore passo verso il definitivo superamento dell'emergenza: permessi e benefici di legge non vengono più concessi solo a pentiti o dissociati, ma anche agli ex-irriducibili che - dichiarata sconfitta la loro esperienza - hanno avviato un dialogo con le istituzioni pur senza aver accettato il confronto con i giudici. Anche in un'altra area del grande carcere di Rebibbia sta accadendo qualcosa che fino a pochi anni fa non sembrava possibile. Alcuni ex-brigatisti un tempo considerati irriducibili - quelli che si sono radunati intorno al «polo di convergenza» di Renato Curcio - sono stati trasferiti nel settore «penale» del carcere, dove erano stati sistemati i dissociati dell'area omogenea, e dove c'è un regime di detenzione meno rigido, con spazi di socialità più ampi e celle aperte tutto il giorno. Finora questo non era stato possibile perché la direzione degli istituti di pena considerava «poco affidabili» questi ex-brigatisti che solo adesso sono stati ammessi a convivere con i dissociati: tra loro compaiono terroristi della prima ora come Maurizio Jannelli, Luigi Novelli, Carlo Giommi. «Oggi per me - ha dichiarato Jannelli - incontrare Savasta o Morucci non significa incontrare i simboli del pentimento o della dissociazione, ma persone del presente. Sciogliere quella simbologia, riconoscersi come persone, mi appare necessario per chi, a sua volta, intenda essere accolto come persona». E mentre Curcio è in attesa che il tribunale di sorveglianza si pronunci sulla sua richiesta di semilibertà, per andare al «penale» - dove sono ospitati pure alcuni ex-terroristi neri ha fatto domanda anche l'excapo dei Nar, Valerio Fioravanti, [gio. bia.]

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