II falco Colombo e la colomba Andò di Francesco Grignetti

II falco Colombo e la colomba Andò a caso L'ITALIA E L'INTERVENTO II falco Colombo e la colomba Andò La Farnesina: più azione, la Difesa: rischi eccessivi ROMA. «Faremo il nostro dovere», annuncia un battagliero Emilio Colombo, ministro de degli Esteri. Sottinteso: in Bosnia,* dove l'Onu ha deciso di intervenire con «ogni misura», comprese quelle militari. Ma un intervento italiano nell'ex Jugoslavia non è ancora stato deciso. Se ne è discusso in Consiglio dei ministri, l'altro giorno. E lì, davanti a Giuliano Amato, è emersa una differente valutazione tra una Farnesina interventista e il perplesso titolare della Difesa. «Io non dico di stare inerti a guardare - spiega oggi il ministro della Difesa, il socialista Salvo Andò però prima stabiliamo quali devono essere i nostri obiettivi, poi vediamo come fare». La discussione tra i due ministri prosegue a distanza anche il giorno dopo, alla luce del sole. La Farnesina si richiama all'Ueo, il braccio armato della Cee e intanto lancia appelli umanitari. «Noi appoggiamo e sosteniamo particolarmente l'appello dell'Orni perché venga consentito e age- volato l'accesso in campi, prigioni e centri di detenzione», dice Emilio Colombo. Ma il punto importante è sui cosiddetti «corridoi umanitari», che significa strade in territorio jugoslavo difese con la forza dai caschi blu. Strade che dovrebbero garantire la fuga dei profughi e l'arrivo di aiuti per la popolazione civile. «L'Italia auspica sostiene ancora la Farnesina che Serbia e Croazia vogliano impegnarsi formalmente e in termini concreti per assicurarne la pacifica utilizzazione». Ecco, su questi «corridoi umanitari» che la Farnesina invoca, i militari frenano non poco. Temono di ficcarsi in un guaio da cui non usciranno più. Bush non ha avuto remore nel citare il Vietnam. Mitterrand dichiara: «Non aggiungiamo guerra a guerra». Figurarsi il nostro ministro della Difesa. «Un conto spiega Salvo Andò - è garantire le operazioni umanitarie con un cessate-il-fuoco; altra cosa è farlo se le parti sono impegnate in combattimento. Per questo ho proposto: se ci fossero le truppe serbe, con noi, sarebbe un'altra cosa». In verità, gli esperti hanno iniziato da tempo a studiare la questione. Si è parlato di una forza d'interposizione. Ma Andò la boccia: «Non ci sono mica due eserciti che si fronteggiano. Non c'è una linea del fronte. Là c'è i una guerra civile». Restano i corridoi umanitari per Sarajevo. Potrebbero essere due: uno più lungo che passa per Zagabria, uno più breve che parte da Spalato. Ovviamente il tragitto più breve sarebbe preferibile. Peccato che passi attraverso un'area impervia e boscosa, dove già infuria la guerriglia. E qui l'Onu dovrebbe mettere in campo una spedizione di 60-100 mila uomini. All'Italia, in questo caso, spetterebbe un contingente di almeno 1500 uomini: 1000 tra ufficiali e sottufficiali dell'esercito più 400 carabinieri. «Ma io non voglio dare l'impressione - spiega Andò - di cercare scuse per non fare nulla. No, il ministro Colombo pone un'esigenza sacrosanta. Non si può assistere inerti al massacro. E poi si deve prevenire un allargamento del conflitto. Si pensi al confine macedone. Non sarebbe male mandare da quelle parti degli osservatori internazionali». Qualcuno, per aggirare tutti i rischi, ha proposto di intervenire dal cielo con un ponte aereo e con bombardamenti sulle postazioni militari di tutti, senza guardare in faccia nessuno. «No, questo proprio no. - taglia corto Andò - Bombardamenti? Esasperano la situazione senza vantaggi. E ne avremmo immaginabili ritorsioni sotto forma di terrorismo. Io credo più di tutto a un embargo coattivo». Francesco Grignetti Il ministro degli Esteri Emilio Colombo Il ministro della Difesa Salvo Andò

Persone citate: Andò, Bush, Emilio Colombo, Giuliano Amato, Mitterrand, Salvo Andò