Una Rolls-Royce targata Morte di Foto Gatti

Una Rolls-Royce targata Morte La polizia di Barcellona insiste sull'overdose, ma i parenti dei ragazzi non ci credono Una Rolls-Royce targata Morte Sanremo, due verità nel giallo delle Olimpiadi SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Il cartello «Non disturbare» è rimasto appeso per tre notti e due giorni alla porta della stanza d'albergo. E per tre notti e due giorni il personale del Grand Hotel Havana Palace di Barcellona s'è ben guardato dall'infrangere il desiderio di riposo di quei due «simpatici ospiti italiani». Dietro a quella porta chiusa Edoardo Tessitore ed Emilio Andreoli, ventiquattro e venticinque anni, dorati rampolli della Sanremo-bene, avevano incominciato intanto l'ultimo viaggio: quello per cui non servivano né la loro Rolls-Royce argentata che il facchino dell'albergo lucidava inutilmente ogni mattina, né le carte di credito ed i pacchi di milioni che sanno rendere la vita iridata, leggera ed irreale come una bolla di sapone. Li hanno trovati vestiti di tutto punto, la testa sul cuscino, come in quella vecchia canzone di Herbert Pagani che qui a Sanremo tutti ricordano: «Se ne erano andati in silenzio perfetto, lasciando soltanto due corpi sul letto». «Decesso per overdose di cocaina» è stata la frettolosa ipotesi con cui la polizia catalana ha siglato la relazione inviata al magistrato del distretto 33. «Overdose di cocaina» è stata l'angosciante comunicazione giunta ai famigliari dei due giovani e rimbalzata tra i mille amici di Edoardo ed Emilio nei dehors di piazza Colombo e nelle discoteche alla moda di Montecarlo e di Nizza. La prima a partire per Barcellona è stata la madre di Andreoli, Fosca Bronzini, accompagnata dalla sorella Renata che, del giovane, era socia nelagenzia immobiliare Imperatrice. Poche ore dopo, sono volate in Spagna la madre e la nonna di Edoardo, raggiunte dalla notizia in Trentino dove stavano trascorrendo le vacanze: Lupetta ed Esterina Tessitore, titolari dell'industria farmaceutica C.T. di via Alighieri, hanno portato con sé un avvocato, il professor Acquarone, ed un medico legale, Luigi Ferrara dell'università di Padova. Eccoli a Barcellona, davanti a due ragazzi che, sino a qualche giorno prima erano «belli ed ubriachi di vita» e che ora, come ricorda Renata Bronzini, «sono immobili ed orribili. Così orribili che non volevano neppure farceli vedere». Nel volgere di poche ore le testimonianze dei famigliari e le deduzioni dei loro periti indeboliscono la ricostruzione degli investigatori catalani: morti per overdose entrambi nello stesso istante senza che nessuno dei due potesse lan ciare un allarme? E perché, allora, della tren tina di milioni che gli amici avevano prelevato prima di partire, dopo soli quattro gior ni non restavano che trecento mila lire? «Edoardo ce lo hanno ucciso» è l'ipotesi che oggi, con i famigliari ormai tornati a Sanremo, filtra dalla villa bunker dei Tessitore. «Emilio è stato ammazzato per rapina» dice la zia di Andreoli, anche a nome della madre del giovane che si è rifugiata da parenti a Torre del Benaco. «Secondo me li hanno assassinati per derubarli - concorda Giuseppe Tessitore, detto "Tin Tin", il fratello di Edoardo che è rientrato in queste ore dalle ferie in Polinesia -. A me hanno detto che non sono state trovate tracce di cocaina e, poi, non si muore contemporaneamente per un tiro di droga. Ameno che?...». «Beh, certo che se la coca fosse stata avvelenata...». Una sniffata come un colpo di pi¬ stola silenzioso che ti scoppia nel cervello, l'arma di un'aggressione mascherata dalle lusinghe di un droga-party. Ma questo, in qualche modo, da parte vostra sembrerebbe confermare che Edoardo ed Emilio potrebbero avere avuto contatti con spacciatori. In altre parole che, seppur saltuariamente, facessero uso di stupefacenti. Risponde Renata Bronzini: «Ho lavorato gomito a gomito con Emilio nella nostra agenzia. Era un ragazzo sano, matto per lo sport che, nell'intervallo di pranzo, correva a giocare a tennis. Proprio l'opposto di uno "che sballa"». Tace per qualche secondo, poi ammette: «Certo, una prima volta può esserci per tutti, ma mi rifiuto di pensare a lui come ad un cocainomane». In ogni caso per la zia del giovane agente immobiliare deve assolutamente esserci stata una «complicità» o, quanto meno, una connivenza del personale dell'albergo: «Ma come, hanno due ospiti barricati in camera da tre notti e non si preoccupano di sapere se gli serve qualcosa? A me è stato detto che il portiere, di tanto in tanto, telefonava nella loro stanza, ma, poi, non ricevendo risposta lasciava perdere, pensando che i ragazzi preferissero starsene tranquilli». Appena il tempo di prendere fiato e Renata Bronzini scava altri sospetti: «Eppure, mi risulta che questo hotel di lusso così rispettoso della privacy dei suoi ospiti, abbia preteso che Edoardo ed Emilio pagassero anticipatamente il loro soggiorno». Ora, mentre si attende l'ar¬ rivo delle due salme che, secondo il consolato generale d'Italia a Barcellona, dovrebbero giungere a Sanremo non prima di martedì, il «giallo» di questa morte misteriosa dilaga in una città dove la famiglia Tessitore, in particolare, occupa un posto rilevante nell'aristocrazia del denaro. E qualcuno arriva, addirittura, ad etichettare la morte di Edoardo, «Dodo» per gli amici, come il sigillo ad una improbabile storia di spionaggio industriale legato ai brevetti farmaceutici di cui la ditta è depositaria. Creata nel 1946 da Giuseppe Tessitore che, poi, la gestì con il figlio Piertomaso, la C.T. (Chimica Tessitore), pur non vantando dimensioni da colosso, s'è imposta nel campo della ricerca farmacologica con alcune linee leader e, recente¬ mente ha presentato alla stampa specializzata, con una relazione del mitico Albert Sabin, un farmaco nato dalla collaborazione con quattro università italiane e destinato «a rivoluzionare» la cura dell'alcolismo. Edoardo era, con il fratello Giuseppe, il manager dell'azienda di famiglia. Chi lo conosceva bene ricorda che sapeva traversare, con lo stesso passo leggero e sicuro, i consigli di amministrazione e gli incontri di lavoro intemazionali, ma anche quella vita un po' indolente, autoindulgente e promiscua che si dipana lungo la Co sta Azzurra. E dalla Costa Azzurra era in cominciata pure questa va canza che doveva portare Dodo Tessitore e l'inseparabile Emilio prima allo stadio Montjuich di Barcellona per assistere all'ultima settimana di Olimpiadi, quindi all'Expo Intemazionale di Siviglia. Erano partiti da Saint Tropez lunedì scorso, su quella Rolls-Royce bella e imponente e sfacciata come certi sogni giovanili. Un viaggio senza fretta: quasi tre giorni per raggiungere la capitale catalana dove i giovani approdano mercoledì pomeriggio, un solo giorno - giovedì - per andare incontro alla morte. Forse nessuno scoprirà mai che cosa hanno fatto, dove sono stati e chi hanno incontrato in quel maledetto giovedì 6 agosto. Per ora si sa soltanto che alla sera chiudono per l'ultima volta alle proprie spalle la porta della camera d'albergo. «Non disturbate» invita il cartellino alla maniglia: lasciate che due amici di 24 e 25 anni muoiano in silenzio. Renato Rizzo «Sono stati ammazzati perché erano ricchi» Avevano portato in Spagna trenta milioni Nell'albergo trovate solo 300 mila lire Edoardo con la nonna Ernestina prima di partire per le vacanze in Spagna Emilio Andreoli, l'altra vittima. I cadaveri sono stati trovati in una camera di albergo - L'attico della famiglia Tessitore a Sanremo [FOTO GATTI]