Cristiana uccisa come in un rito

Cristiana uccisa come in un rito LA STORIA IL DELITTO ALL'OMBRA DELLA BASILICA Padova, troppi misteri nelle ultime ore della ragazza trovata morta in bagno Cristiana uccisa come in un rito Ha un nome il giovane amico della vittima «L'ha vista lui per ultimo, forse sa qualcosa» PADOVA DAL NOSTRO INVIATO Don Franco non c'è. Il ragazzo s'è fermato sotto il sole, con il taccuino in mano. E la signora davanti alla canonica, con la borsa della spesa stretta al braccio, ha spalancato la bocca di rabbia, ha urlato di andare via. Che caldo, nella piazza del Santo, vicino alle bancarelle con i rosari e le candele votive, in mezzo ai pellegrini sparsi davanti ai bar, alle suore con le cuffie nere, ai bambini che fissano abbagliati le luci delle statuette di plastica, agli ambulanti seduti con la pancia di fuori sulle sedie pieghevoli. Strana Padova, nella calura di ferragosto, magica e un po' fosca. Una ragazza morta nella vasca da bagno, i misteri intrecciati di un delitto dai contorni ancora indefiniti, storie di parrocchia e di pudori, un giovane che non era mai piaciuto alla famiglia e che la polizia starebbe ora ricercando freneticamente. E un esorcista, che spunta quasi all'improvviso dallo scenario tra il sacro e il profano che avvolge il giallo di via Cesarotti, a 45 metri dalla Basilica di Sant'Antonio, a un tiro di schioppo dalla Casa del pellegrino. Strana Padova, silenziosa e pettegola, omertosa e feroce. Don Franco, il parroco di San Gregorio Magno, il parroco di Cristiana Cucchio, trovata morta strangolata nella vasca da bagno, il parroco della famiglia, sussurrano in città, «è un esorcista». E don Ugo Moretto, portavoce della Curia, conferma: «Tutti i preti in teoria possono fare l'esorcista in casi di bisogno. Ed è vero che don Franco è riconosciuto come punto di riferimento per episodi di presunta possessione diabolica». Ma don Franco non c'è. Niente di grave, l'esorcismo non è peccato. E poi, spiega don Ugo, «Padova è come molte-altre città, come Torino soprattutto, come tutti quei posti dove ci sono i santuari. Sono tanti i fedeli che arrivano e hanno bisogno di certe risposte. A volte, la'gente scarica in questo modo le sue nevrosi». Don Franco Bartolomiello, forse, ha aiutato qualcuno. E anche la famiglia Cucchio, hanno raccontato gli amici, «si è avvicinata alla Chiesa e al parroco di San Gregorio, nel suo momento più difficile, proprio quando Cristiana soffriva di gravi problemi nervosi». Ma adesso, nella casa in mezzo ai monti, davanti al palmo di prato, le madri scacciano gli intrusi, «lasciate stare don Franco, è un sant'uomo». E chiamano i bambini: «Venite dentro, venite via. Non parlate con nessuno». Don Franco non c'è, non viene, non sanno dov'è. Si chiudono le finestre, sbattono la porta. Arsié, fra i monti del Bellunese, campo scuola della parrocchia San Gregorio Magno. Erano qui, in vacanza, Carlo e Maria Gabriella Cucchio, il papà e la mamma della povera Cristiana. E sono venuti giù, la sera del 10 agosto, quando i vigili del fuoco scavalcarono il davanzale ed entrarono nel bagno, per scoprire quel corpo senza vita. Partirono, però, prima di essere avvisati dalla polizia, prima ancora che venisse trovato il cadavere di Cristiana. «Eravamo preoccupati», hanno spiegato agli inquirenti. Sabato, aveva telefonato un amico, su ad Arsié: «Ci sono sempre le luci accese a casa vostra, che succede?». Aspettarono due giorni a decidersi, poi lunedì si precipitarono. Carlo Cucchio, occhiali dalle spesse lenti, scarpette da ginnastica, Rolex, telefonino alla cintura, scese dalla sua Saab 9000 turbo nera e trovò i poliziotti e i vigili sotto casa. Salì le scale di corsa, e a casa c'era tutta quella gente nel corridoio, tutti quelli a parlare sottovoce sul pianerottolo, e c'erano i segni di gesso sul pavimento, e c'era l'odore terribile della morte. Era lunedì, 10 agosto, la luna era una palla bianca nel cielo. Sciamavano i turisti e i fedeli, fra le vie strette. Anche adesso, nella Padova di ferragosto, passano solo i pellegrini, ammucchiati in gruppi disordinati lungo le viuzze arroventate dal sole che portano alla Basilica del Santo. Lì vicino, il palazzo elegante di via Cesarotti, al numero 20, ha le finestre tutte serrate. E c'è qualcosa di strano in questo abbandono, in questo silenzio quasi irreale. Bruno Cherchi, il sostituto procuratore che segue le indagini, cerca di spiegare e di spiegarsi il primo dei misteri che ingarbuglia questa storia. Cristiana l'hanno trovata riversa nella vasca da bagno, con un piccolo foro forse lasciato da un coltello e con quel filo elettrico di un insetticida, il Vape, girato stretto attorno al collo per due volte. «Ma perché due giri? Se l'hanno uccisa, all'assassino non poteva bastare un giro solo per soffocarla meglio?». Sembra quasi un segno simbolico, un gesto rituale. E molte altre cose, nella scena del delitto, appaiono senza spiegazione, senza logica. Le camere in disordine, il vestito per terra, la borsa e le scarpe abbandonate, e poi il bagno, dove Cristiana ha finito di vivere, senza un oggetto fuori posto, come se tutto in realtà fosse accaduto lontano da quel luogo della morte. E le altre strane coincidenze. Il cavo dell'insetticida attorno al collo, e la pastiglia da un'altra parte, sotto il letto, la porta non sbarrata, richiusa da fuori senza giro di chiavi. Il corpo ritrovato nell'acqua, che con il caldo di questi giorni accelera la decomposizione del cadavere, e il coltello da cucina abbandonato nella vasca. A che cosa mai serviva quell'arma, tanto più che il colpo, forse, è stato inferto dopo lo strangolamento? Cristiana, l'hanno ritrovata così, nella vasca, con quel filo elettrico attorno al collo, il capo reclinato sulla spalla, una mano affondata nell'acqua e l'altra appoggiata sul bordo, e c'è una strana dolcezza in questo abbandono, come se quel corpo fosse stato prima offeso e poi lentamente rilasciato, con calma, senza violenza. Nel secchio dell'immondizia c'erano i resti di una frugale colazione, un po' di spaghetti, un piatto solo di carta, sporco. E in cucina, però, ci sono tre bicchieri, quasi a testimoniare che altri due miste¬ riosi ospiti avevano fatto visita a Cristiana quel pomeriggio del 5 agosto. Eppure, la polizia cerca un uomo solo, un giovane amico ancora senza volto. «E' in vacanza», dicono. «Vogliamo parlargli, forse è l'ultima persona che ha visto Cristiana». Sarebbe stato il papà a fare il suo nome, subito, quella sera del 10 agosto. Adesso, attorno alla famiglia, a quella casa elegante di via Cesarotti, nel cuore di Padova, è calato un muro di silenzio, di strana omertà. Città difficile, questa, misteriosa e nera. Ancora divisa, a distanza di 16 anni, dalla storia di Massimo Carlotto, giovanotto di Lotta Continua condannato per aver ucciso a coltellate Margherita Magello, che era sola in casa e che aveva 24 anni, proprio come Cristiana. Carlotto s'è sempre dichiarato innocente, ma ha ottenuto solo la solidarietà della sua gente, non quella dei giudici. Al giornale locale, al Mattino di Padova, sono arriva te in questi giorni 4980 cartoline per chiedere la sua liberazione Quasi un plebiscito. Eppure, è la stessa città che allora lo con dannò, impietosamente, e che lasciò da solo un cronista, Antonio Garzotto, a difenderlo. E' co me se i sensi di colpa avessero trasformato il suo volto. A Padova, questa notte, la casa di via Cesarotti sembra una prigione abbandonata, con quelle finestre sprangate e le luci dei lampioni che le rischiarano. C'è an cora la luna piena, lassù. E i pel legrini che passano, con i santini in mano, continuano a fermarsi, a indicare con la mano le persiane chiuse del terzo piano. San t'Antonio, prega per loro. Pierangelo Sa pegno Spunta anche la figura di un parroco esorcista che aiutò la famiglia Un doppio laccio al collo e quella ferita col coltello i segni più inquietanti E' stato Li padre a suggerire le prime tracce alla polizia : In alto, la basilica di Sant'Antonio A fianco, Pier Carlo Cucchio fratello di Cristiana Sotto, Massimo Carlotto Sopra, Il vescovo di Padova, monsignor Antonio Mattiazzo Sotto il condominio di via Cesarotti dove abitava Cristiana Cucchio (foto a fianco) trovata morta nel bagno della sua abitazione [FOTOGRAFI :