A Berlusconi un terzo della tv italiana

A Berlusconi un terzo della tv italiana Le concessioni alle tre reti Rai, Canale 5, Rete 4, Italia 1, Rete A, Videomusic, Tmc A Berlusconi un terzo della tv italiana Le emittenti escluse saranno oscurate dal 24 agosto Pay-tv: otterranno l'autorizzazione a precise condizioni ROMA. Meglio di un gol di Van Basten alla Juve su assist di Lentini. Silvio Berlusconi può esultare: un terzo dell'etere è suo. Dopo dodici anni di avventura (qualcuno dice: avventurismo), il governo italiano gli ha ufficialmente riconosciuto lo «status» di magnate della tv. Da ieri, tre dei nove canali autorizzati a trasmettere in diretta su scala nazionale appartengono ad un uomo solo: una situazione che non ha eguali al mondo. Il trionfo è totale: è stato prorogato fino all'ottobre 94 il sistema di raccolta pubblicitaria a tutto campo da parte delle maxi-agenzie, fra cui la Publitalia berlusconiana. Inferocite le cinque tv escluse, che minacciano ricorsi miliardari. Costernate le opposizioni parlamentari, che promettono battaglia in aula e, con il pds, agitano il fantasma di un referendum popolare su Berlusconi. Zittite la sinistra democristiana e la federazione degli editori, che chiedevano un rinvio all'autunno di ogni decisione. Invece si è deciso subito. Il ministro socialdemocratico delle Poste, Maurizio Pagani, ha portato in Consiglio dei ministri l'elenco delle concessioni (durata: 6 anni) previste dalla legge «Mammì», che nel 1990 tentò di regolamentare la giungla televisiva italiana. Quattordici emittenti in corsa per nove posti, gli altri tre essendo di fatto già stati assegnati alle réti Rai. Risultati: dentro Canale 5, Rete 4, Italia 1, Rete A, Videomusic e Telemontecarlo; nel limbo i tre canali a pagamento di Telepiù; fuori Tele Elefante, Retemia di Mendella, Tv Pathè di Parretti, Rete Capri-e Tele '90, che dal 24 agosto prossimo «jw^bvranno ^sospender» le tra-puf*smissioni. Proviamo a mettere; ordine i| sul telecomando. Peni nove ca-fij nali autorizzati, nella pratica non cambia nulla: continueranno a trasmettere in diretta su scala nazionale, ottemperando agli obblighi previsti dalla legge Mammì, come quello di avere un proprio telegiornale. Cambia parecchio, invece, per le emittenti locali e le pay-tv. Pay-tv. Nate un anno fa, e quindi dopo la legge Mammì, le televisioni a pagamento dimostrano come in materia televisiva il legislatore sia condannato ad inseguire la realtà. Che fare delle tre «Telepiù» inventate da Berlusconi, che vi conserva il 10% delle azioni, avendo lasciato le altre in mani fidate? Il compromesso scelto dal ministro Pagani assicura di fatto alle pay-tv le tre concessioni ancora disponibili, imponendo alcune condizioni da realizzare entro il 28 febbraio 1993: 1. dimagrimento vistoso degli spot; 2. trasmissione «in chiaro» (e cioè captabile anche dai non abbonati) degli eventi sportivi di «rilevante interesse»; 3. quota di trasmissioni gratuite e «in chiaro» dedicate ai lavori parlamentari e alla pCtesdmgterlonmseopainGRvsaacsvemrgcvtlpspsnduclussrv«u programmazione culturale. Condizioni che fanno già discutere. Specialmente la seconda: se la pay-tv sportiva Telepiù 2 dovrà trasmettere gratuitamente il torneo di Wimbledon e gli altri eventi di «rilevante interesse» per i quali si è assicurata l'esclusiva, perché mai allora la gente dovrebbe abbonarsi? A meno che la vaga formula verbale scelta dal ministro («non sottrarre quegli eventi al godimento generale») offra il destro a qualche bel papocchio all'italiana, di cui però al momento non si riescono ad intravedere i contorni. Emittenti locali. Sono più di ottocento ad aver ottenuto ieri l'autorizzazione a trasmettere, naturalmente in ambito locale. Desta interesse, e forse anche stupore, annotare che la regione con più tv locali è la Sicilia (110), seguita dalla Campania con 88. Benessere economico e imprenditoria televisiva sembrerebbero non andare d'accordo, se si pensa che le tv lombarde (56) e piemontesi (48) non ragiungono, insieme, il numero delle loro consorelle siciliane. Altre emittenti otterranno il «placet» nel prossimo febbraio. (Stessa data anche per le radio private con piano di frequenze ancora in corso). E i circuiti nazionali come Italia 7? Gli amanti di certi programmi un po' scollacciati si tranquillizzino. Continueranno ad arrivare nelle case di tutti gli italiani grazie al sistema dell'interconnessione, benedetto anni fa dalla Corte Costituzionale e utilizzato a lungo dallo stesso Berlusconi: le emittenti locali associate al «circuito» manderanno in onda alla stessa ora la medesima videocassetta registrata. Massimo Gramolimi In Sicilia autorizzate più tv che in Lombardia e Piemonte insieme Vietato oscurare eventi sportivi interessanti il ministro psdi delle Poste Maurizio Pagani (nella foto) ieri ha deciso dopo tante lungaggini DATA 01 NASCITA % SPETTATORI NEI PRIMI 6 MESI '92 NUMERO SPETTATORI [MEDIA GI0RNAL] I PRIMI 6 MESI '92 QMIUNO 18,8% 1.527.000 1 • Agostol 961 18,1 % 1.468.000 15Dicembre1979 8,7% 710.000 1 ° Ottobre 1979 19,6% 1.594.000 3Gennaio1982 12,2% 988.000 S8 4Gennaio1982 11,3% 921.000 ® 28 Gennaio 1975 m 1° Gennaio 1983 > 11,3% 1984 921.000 LE TV PRIME DONNE ■ìli*

Luoghi citati: Campania, Italia, Lentini, Lombardia, Piemonte, Roma, Sicilia