Se ne va il signore della Chrysler

Se ne va il signore della Chrysler STORIA DI UN SUCCESSO Come Lee Iacocca, 68 anni, è diventato un mito nell'automobile Usa Se ne va il signore della Chrysler Ultimo atto ufficiale il via a una nuova berlina Alcune settimane fa Lee Iacocca ha posto la propria firma con un pennarello sul parabrezza della prima Chrysler HL uscita dalla linea di montaggio di Bramalea, in Canada. E' probabilmente il suo ultimo atto ufficiale prima di lasciare il timone della Chrysler per quello che non sarà un vero e proprio pensionamento bensì un modo discreto di farsi da parte, di lasciare ad altri la conduzione dell'azienda con la possibilità di esprimere un giudizio, un consiglio quando gli verrà richiesto. Nato il 16 ottobre del 1924, Iacocca non ha ancora 68 anni. In un mondo in cui l'età media dell'umanità tende ad aumentare egli avrebbe potuto per qualche tempo conservare il posto che ha. La decisione di andarsene è come voler ammettere che ne ha abbastanza dei travagli che la carica di amministratore delegato del terzo maggior gruppo automobilistico americano gli ha procurato negli ultimi anni. Quale che sia il motivo del suo ritiro, Iacocca è un uomo che verrà ricordato perché dotato di una grande personalità e per la volontà di combattere dimostrata anche in situazioni che pochi altri avrebbero affrontato con la stessa determinazione. E' il caso del salvataggio della Chrysler, avvenuto quando era veramente sull'orlo dell'abisso. L'unica possibilità di trarla in salvo era di convincere il governo a rendersi garante di un prestito di un miliardo e 200 milioni di dollari (circa 1.350 miliardi di lire di oggi). Vi riuscì. Alle scadenze previste la Chrysler restituì il denaro, anzi pagò l'ultima rata in anticipo. Ora ci si chiede se fu un bene mantenerla in vita piuttosto che abbandonarla al suo destino. Dal 1978 non è mai tornata a risplendere di viva luce ma la colpa della scarsa incidenza che questo gruppo automobilistico ha avuto in America, in questi ultimi anni, si deve alla progressiva e finora inarrestabile marcia dei giapponesi. Iacocca è stato il primo e forse il solo a fare la voce grossa contro quello che egli ha definito un sovvertimento delle regole del gioco. Per riportare la Chrysler a un ruolo dignitoso, Iacocca ha fatto di tutto, perfino il «testimonial» in spot televisivi volti a richiamare l'attenzione del pubblico sui prodotti della marca di cui era a capo («Ma quanta fatica, dirà poi: intere giornate alla mercè di una troupe cinematografica per ricavare 2 minuti di filmato»). Come uomo pubblico, ha assunto l'impegno di riportare la Statua della Libertà al suo antico splendore, ma ha sempre rifiutato di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti. Trop¬ po saggio e smaliziato per pensare di riuscire in quell'impresa. D'altra parte, proprio un altro personaggio con trascorsi automobilistici, Ross Perot, è fallito recentemente in un analogo tentativo. Lee Iacocca resterà legato alla storia dell'automobile americana e mondiale soprattutto per il suo dissidio con Henry Ford II, dissidio che si concluse con la sua uscita da quell'azienda in modo inaspettato e brutale. La realtà è che Henry Ford mal sopportava la sua ascesa e se ne privò nel modo peggiore. Figlio di genitori italiani emigrati in America nel 1902 dalla natia San Marco presso Napoli, Lee (Lido) Iacocca era comunque destinato a diventare uno dei grandi di Detroit. Vi è riuscito perché è un leader nato e con una chiara visione delle cose del mondo. Per chi, come noi, lo ricorda al di qua dell'Atlantico, l'aspetto forse più bello della sua personalità è legato all'amore per l'Italia e per quella che fu la sua famiglia d'origine. «Ho imparato che una famiglia molto unita può generare molta forza. Ho imparato a tener duro anche in tempi difficili, ho imparato a non disperare anche quando il mondo sembrava che mi cadesse addosso» (da «Iacocca, un'autobiografia», Sperling & Kupfer Editori). [p. ci Lido Lee Iacocca, figlio di emigranti italiani arrivati negli Usa nel 1902 dalla Campania, è rimasto legato al nostro Paese dove possiede un'azienda agricola

Luoghi citati: America, Campania, Canada, Detroit, Italia, Napoli, Stati Uniti, Usa