Eastwood: ora vi dò un West senza eroi

Eastwood: ora vi dò un West senza eroi Appena uscito, il suo ultimo «Unforgiven» è balzato in testa agli incassi Eastwood: ora vi dò un West senza eroi LOS ANGELES. Capita spesso, a Hollywood, che un progetto giaccia nei cassetti per un decennio. Per le cause più diverse: problemi di finanziamenti, cambio di presidenze negli studios, sceneggiature che devono essere riscritte, stars che fanno" le bizze o che devono essere scaricate perché arriva sulla scena l'ultimo «Nuovo Marion Brando». Se Clint Eastwood ha lasciato passare 13 anni da quando mise per la prima volta gli occhi sulla sceneggiatura di «Unforgiven» al momento in cui, proprio in questi giorni, ha completato finalmente il film la ragione è un'altra. Rilevati i diritti da Frank Coppola, ritrovatosi in uno dei suoi tanti periodi di ristrettezza economica, Eastwood ha sempre saputo che aveva per le mani quella che lui chiama una «gemma». Sapeva anche che il ruolo del protagonista sembrava scritto apposta per lui e che dopo avere diretto o interpretato 10 western questo doveva diventare un suo film. Ma, per entrare nei panni di William Munny, per rendere credibile la storia di un uomo che ha ucciso donne e bambini e che adesso non sa bene né come salire a cavallo né come sparare dritto, Eastwood voleva aspettare di avere superato i 60 anni. Solo a quel punto avrebbe potuto sentirei a suo agio nel nuovo personaggio. E adesso che «Unforgiven» è subito schizzato in testa alle classifiche, Eastwood scopre di avere fatto molto più di un altro western. Il film è stato accolto con critiche che non si sentivano dai tempi di John Ford e dei due registi cui Eastwood ha dedicato «Unforgiven»: Don Siegel e Sergio Leone, il padre degli spa- ghetti-western degli Anni 60 cui l'attore californiano deve la sua popolarità. I due maestri si sarebbero rallegrati nel vedere che il western, genere che sembrava morto e sepolto venti anni fa, è ancora vegeto, che le sue metafore continuano ad affascinare nuove generazioni di spettatori. Eastwood non ama né le analisi troppo sofisticate né le etichette. Quando si sente dire che «Unforgiven» è un film revisionista deve provare un piacere molto limitato. In fondo, sin da quando comparve nel 1964 come l'uomo con gli occhi di ghiaccio, senza nome e senza storia, in «Per un pugno di dollari» è sempre stato uno che ama esplorare nuove vie. Ma è vero che mai come in quest'ultimo film bene e male, buoni e cattivi, tendono a confondersi. Anche i morti e le sparatorie, qui, non hanno proprio niente di spettacolare e ogni assassinio ha un prezzo devastante anche per chi lo commette. «E' il primo western che ho fatto dove anche chi perpetra la violenza ne diventa vittima», sostiene l'attore-regista. «Lo so, qualcuno è più soddisfatto se faccio saltare tutti per aria. Ma in "Unforgiven" ogni uccisione ha le sue ripercussioni. E in questi ultimi mesi, dopo ciò che è accaduto a Los Angeles, la storia ha assunto un tono più contemporaneo. Un incidente scatena delle decisioni, magari sbagliate, come le reazioni, ma poi non c'è più modo di fermare le cose». L'incidente, in «Unforgiven», capita a una delle prostitute di Big Whiskey, che un giorno si ritrova violentata e sfigurata da un manigoldo. Le sue compagne decidono che il torto va vendicato e raccolgono tutti i loro risparmi per mettere una taglia sul capo del colpevole. Una prospettiva che a Munny, diventato un vecchio vedovo che cura i suoi figli e che sta dietro ai suoi maiali, ormai non interessa più. Ma la tentazione è grande, forse una volta sola... Più che l'ennesima caccia ai cattivi, «Unforgi- ven» è una meditazione sulla morte, sui valori, sull'eroismo. E se il volto di Eastwood è un monumento nel quale è possibile leggere la storia del suo personaggio, anche le altre figure sono difficili da dimenticare. C'è Little Bill (Gene Hackman), lo sceriffo così ossessionato dal tenere fuori la violenza dal suo paese che rasenta il sadismo. C'è l'amico delle passate scorribande (Morgan Freeman) che guarda in faccia Eastwood, lo osserva salire a cavallo, e gli dice «mi sembri ridotto malissimo». C'è Bob (Richard Harris), un pistolero inglese che promuove la propria immagine portandosi appresso il proprio biografo. E poi ci sono loro, le puttane del bordello, che per vendicare la violenza subita da una collega aprono una spirale di violenza che finisce per travolgere tutti. Eastwood è contento delle attenzioni del pubblico e un po' frastornato per quelle dei critici e della stampa. Con «Bird», il film su Charlie Parker, e con «Unforgiven» sono arrivati i complimenti e i paragoni più lusinghieri. Ma ricorda che da qui, appena pochi anni fa, arrivavano le accuse di rappresentare personaggi paranoici e fascistoidi. E poi, quando si finisce sotto i riflettori c'è sempre un prezzo da pagare: in questo caso subire domande di cui un uomo riservato e taciturno come Eastwood farebbe volentieri a meno. A chi gli chiede qual è il suo prossimo progetto, l'attore californiano risponde gentile che si tratta di un film chiamato «In the Line of Fire» che sarà diretto da Wolfgang Petersen. Dice anche che, dopo questo film, tornerà alla regia, si esibirà in un thriller in cui, tra gli altri, dirigerà Kevin Costner. Quindi, inevitabilmente, arrivano i paragoni tra la sua persona e il suo ultimo personaggio cinematografico. Quanto c'è del vecchio Clint in William Munny? E quello spettacolare tramonto finale, con lui vecchio e barcollante, non vorrà mica dire che voleva essere il suo addio ai western? «Sapevo che se avessi fatto un altro western sarebbe stato questo, perché riassume tutto quello che sento. E forse è proprio per questo che non l'ho fatto subito. Stavo aspettando, gustandomi il sapore di quello che per me sarà forse l'ultimo film di questo genere». L'ultimo western dell'ultimo dei cowboys. Lorenzo Sona Dice l'attore-regista: «Per interpretare questo personaggio ho aspettato d'avere sessantanni» Accolto con entusiasmo dalla critica il film è dedicato a Don Siegel e a Sergio Leone Prima foto a destra: Clint Eastwood ai tempi dei film con Sergio Leone. Nell'altra foto l'attore com'è oggi Dice l'attore: «Nei miei progetti c'è un thriller in cui dirigerò Kevin Costner» (foto sotto) E aggiunge: «Sapevo che se avessi fatto un altro western sarebbe stato "Unforgiven"»

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