Ascoltate i serbi ostaggi di Milosevic

Ascoltate i serbi, ostaggi di Milosevic Ascoltate i serbi, ostaggi di Milosevic Appello delpretendente al trono Karageorgevitc UNA CHANCE PER LA PACE E M un'esperienza rivelatri™ ce viaggiare attraverso il mio Paese, la Jugoslavia «ridotta» (Serbia e Montenegro), come mi è capitato di fare per tre settimane, quest'estate. Dappertutto, i cimiteri si stanno riempiendo delle vittime di una guerra senza senso. Il numero dei profughi sta aumentando. Gli ospedali stanno esaurendo le scorte. E se le sanzioni dell'Onu colpiscono Serbia e Montenegro, non ne hanno, però, ridotto l'influenza. Dopo la mia visita il governo ha imposto severe restrizioni alle libertà civili. La gente ha dimostrato di essere vittima del regime. Negli ultimi due mesi, la chiesa ortodossa serba ha levato la sua voce contro il regime di Slobodan Milosevic. A questa si è unita la maggior parte dei membri dell'Accademia delle Arti e delle Scienze, studenti e professori dell'Università di Belgrado e i sindacati. La vera Serbia ha dato una prova eloquente della sua forza e della sua determinazione durante una manifestazione a Belgrado, il 28 giugno, il giorno seguente al mio arrivo. La vera Serbia era anche visibile nei volti delle migliaia di studenti in agitazione che ho incontrato a Belgrado, Novi Sad, Nis e Kragujevac. Anche i media serbi si stanno comportando con coraggio, nonostante le restrizioni governative. La stazione tv indipendente «Studio B» non può essere captata fuori dalla capitale. Il giornale «Borba» resta libero e oggettivo, e un pesante tentativo del governo di prendere il controllo di «Politika», che è un giornale e una casa editrice, è fallito grazie al coraggio degli editori, dei giornalisti e dei tipografi. Queste persone meritano incoraggiamento e sostegno. Il miglior modo di aiutare la gente a ottenere la pace, la democrazia e la stabilità sarebbe quello di inviare un segnale inequivocabile che la comunità democratica delle nazioni è ai ferri corti con il regime di Milosevic e non con i serbi. Douglas Hurd, il ministro degli Esteri britannico, ha fatto un passo in questa direzione quando si è incontrato a Belgrado con i rappresentanti dell'opposizione, il 17 luglio. I leaders del «Movimento per la Democrazia» dovrebbero essere invitati alla conferenza di pace sulla Jugoslavia della Cee, in programma a Londra. Accettan do l'opposizione democratica co me partner nel dibattito, la Cee e gli Usa ridimensionerebbero la pretesa di Milosevic di essere l'unico rappresentante legittimo della Serbia. Una manovra del genere rafforzerebbe la credibilità dell'opposizione in patria e aiuterebbe l'Occidente a stabilire dei rapporti con coloro che sono decisi a giocare un ruolo importante nel futuro della Serbia. E' ormai diventato chiaro che la trasformazione democratica della Serbia è una condizione necessaria per la pace nei Balcani. Ma, perché questa trasformazione abbia luogo, i serbi devono avere un segnale chiaro che i loro diritti legittimi sono compresi e apprezzati alla stregua di quelli degli altri gruppi. Con un governo liberamente eletto a Belgrado, una pace duratura nei Balcani sarebbe più vicina. Questa possibilità diventerebbe più concreta se la Croazia si liberasse del manto dell'autoritarismo ultranazionalista. Visto che ho sempre cercato di essere imparziale con tutti i gruppi etnici e religiosi, vorrei vedere la Croazia, così come la Serbia, compiere uno sforzo autentico per realizzare le riforme democratiche. La tv di Stato croata, allo stesso modo della sua controparte serba, pompa fuori odio, menzogne e reminiscenze delle diversità etniche e religiose. La chiave per mettere fine al bagno di sangue in Bosnia e altrove non consiste nel lanciare condanne, ma nel diagnosticare e curare i problemi. La causa della tragedia in Jugoslavia è la decisione avventata e sbagliata della comunità internazionale di riconoscere le Repubbliche dell'ex Federazione come Stati indipendenti. Con questa decisione, il principio dell'integrità territoria¬ le è entrato in conflitto con quello dell'autodeterminazione. Riconoscendo le nuove Repubbliche, la comunità internazionale ha appoggiato il diritto all'autodeterminazione nazionale di Slovenia, Croazia e Bosnia, ma lo ha negato ai serbi in queste stesse regioni. Le nazionalità della Bosnia, per esempio, comprendono musulmani, serbi, croati ed ebrei e tutti hanno lo stesso diritto di essere chiamati bosniaci. I confini interni del Paese, ar- bitrariamente tracciati da Tito nel 1945, punirono i serbi, lasciandone un terzo fuori dalla Serbia. Questi confini sono incompatibili con i principi democratici; non sono mai stati negoziati o ratificati da assemblee liberamente elette. Una soluzione che soddisfasse le aspirazioni di quasi tutti i gruppi etnici della ex Jugoslavia, tranne che di quello maggiore - i 10 milioni di serbi - è destinato a fallire. Essa provocherebbe dise¬ quilibri e tensioni per anni. Come primo passo, l'Occidente dovrebbe continuare a ripetere alle autorità di Belgrado l'ammonimento che, fino a quando i media serbi non saranno completamente liberi, il governo non sarà mai considerato veramente democratico. Solo quando si stabiliscano queste condizioni, potranno svolgersi elezioni libere. Questa libertà sarebbe il principio di base fondamentale di una monarchia costituzionale Negli ultimi anni, ho incontrato un grande favore popolare e il Parlamento dovrebbe chiedere con urgenza il ristabilimento del la monarchia costituzionale, ille galmente abolita da Tito. Almeno metà dei membri della Cee sono monarchie costituzio nali, con impeccabili credenziali democratiche. Perché tutti gli ex jugoslavi e il mondo intero pos sano tirare un sospiro di sollievo, a questo punto, si dovrebbe dare una chance ai democratici della Serbia e ai sostenitori della mo narchia costituzionale. Alexander Karageorgevitc Copyright «The New York Times» e per l'Italia «La Stampa» I Paesi europei devono legittimare gli oppositori del regime di Belgrado Alexander Karageorgevitc vuole ristabilire una monarchia costituzionale

Persone citate: Alexander Karageorgevitc, Douglas Hurd, Milosevic, Slobodan Milosevic