Serra e «Cuore» divisi da Di Pietro

Serra e «Cuore» divisi da Di Pietro Il direttore: odio il festival delle manette, ma non posso attaccare il giudice Serra e «Cuore» divisi da Di Pietro E lavanti! gongola: fai il garantista ma bai paura IL CASO SATIRA -rnl AROMA NTONIO Di Pietro usa il carcere a scopo intimidatorio. Dite che amministra la giustizia in modo garibaldino? Sono perfettamente d'accordo. Tutto questo festival delle manette mi ripugna, e non sopporto le magliette dei supporter». L'ultimo attacco al giudice di Tangentopoli, in nome delle cosiddette «garanzie» del cittadino, arriva dalle pagine di Epoca. Parole dure e sorprendenti, visto che a firmarle è il direttore di Cuore Michele Serra: il settimanale satirico è quasi una bandiera del dipietrismo, e non c'è numero in cui le grandi firme dell'umorismo italiano più cattivo non mettano alla berlina assessori, imprenditori e politici coinvolti nello scandalo delle tangenti. «Secondo voi le mie idee su Di Pietro non si vedono sul giornale? - si chiede Serra, intervistato dal settimanale della Mondadori -. Accetto la critica. Può darsi che questo sentimento sia troppo nascosto tra le righe. Ma io non posso non pormi il proble- ma di chi attacca Di Pietro perché vuole bloccarne l'inchiesta. E allora semplifico e scelgo. Dite che facendo così io trascuro una parte del mio lavoro? Lo ammetto, ma lo rivendico». Un «vorrei ma non posso» che ha scatenato la vendicativa ironia dell'Avariti!. Il quotidiano del psi è uscito con un breve corsivo, velenoso fin dal titolo: «L'ipergarantista Serra? Un giornalista senza cuore». «I contenuti di questa intervista - scrive YAvantì! - si commentano da soli. Serra passa per un garantista. Eppure, di fronte a Di Pietro, il direttore di Cuore non osa sul suo giornale avventurarsi nella critica, evita la satira e, per sua stessa ammissione, rinuncia a fare una parte del suo lavoro. Per faziosità». Le parole di Serra lasciano perplessi anche i suoi più stretti collaboratori. Solo Laura Pellegrini, la cattivissima ElleKappa, sembra interessata più al riposo che alla polemica: «Sono in vacanza - ripete al telefono dalla sua casa di Roma -. Non ho niente da dire». Gli altri, tra le righe, rimproverano il loro amico direttore: la satira, sostengono, non può ammettere l'autocensura: «Dovrei riflettere un po' su quanto dice Michele - dice Altan, forse il più amaro dei disegnatori italiani -. La sua intervista non mi convince, ma non credo all'autocensura per convenienza politica. La scelta degli argomenti delle vignette è tutta degli autori e io non ho mai preso in considerazione l'idea che Di Pietro possa abusare dei suoi poteri, sono convinto che quello che sta facendo è giusto». Sulla stessa linea Sergio Stainò, il padre di Bobo: «Lo scopo della satira è prendere in giro gli aspetti meschini della società - dice -: non può avere pietà, stima o rispetto per nes¬ suno, anche a costo di agire in modo stravolto o ingiusto. Spesso si spara su aspetti negativi che sono in un corpo positivo: quando prendevo in giro il pei, 10 che ero un militante, non ho mai pensato di avvantaggiare gli avversari. Lo facevo e basta. Le vignette nascono dall'indignazione o dalla palese ipocrisia di qualcuno, e in quello che sta facendo Di Pietro non c'è contraddizione, non c'è ipocrisia, non c'è banalità. Mi manca 11 movente per fare un disegno contro di lui, ma se mi scattasse la molla non mi porrei la minima preoccupazione». E a Cuore? Silenzio totale di fronte al contrattacco socialista. La redazione ha preparato il numero speciale di Ferragosto poi è partita per le vacanze. Sulla segreteria telefonica l'ultimo, divertente sberleffo: uno yodel tirolese, una voce spiritosa che ripete giorno e notte: «Qui Cuore, stiamo lavorando per noi. Vi preghiamo di restare in linea». Magari fino a settembre... Guido Tiberga Una vignetta di ElleKappa pubblicata su uno degli ultimi numeri di «Cuore»

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