Altri 4 politici nella bufera

Altri 4 politici nella bufera Per l'ospedale di Lecco sono inoltre inquisiti Citaristi ed i socialisti Moroni e Polverari Altri 4 politici nella bufera Tangenti, avviso anche a Golfari (de) MILANO. Eccoli di nuovo, i parlamentari di Tangentopoli. Sono in quattro: due de e due psi. Tutti inciampati in un ospedale, quello nuovo di Lecco (195 miliardi) che adesso costa loro 4 informazioni di garanzia e fa salire a 16 il conto degli onorevoli inquistiti. Nell'ordine: Cesare Golfari, de, ex presidente della Regione Lombardia. Pierluigi Poh/erari, psi, ex probiviro del garofano, ex vicesindaco di Lecco. Segue Sergio Moroni, psi, che riceve la sua seconda informazione di garanzia. La prima, i giudici Di Pietro, Colombo e Davigo gliela avevano spedita per le mazzette sulle discariche e sugli appalti delle Ferrovie Nord. Completa il gruppo degli indagati il senatore de Severino Citaristi, cassiere del partito. Per lui è (addirittura) la terza volta. Le altre riguardano gli appalti miliardari per Malpensa 2000, e le tangenti a Venezia. Nel mirino dei giudici milanesi ci sono i lavori per la costruzione del nuòvo ospedale di Lecco. Un colosso da 195 miliardi. Prima tranche di 50. Mazzette all'1%. Come sempre. I lavori per il complesso ospedaliero sulle riva del lago sono ancora in corso. La consegna, chiavi in mano, ottobre '92. A costruirlo un pool di imprese. Si parte dalla Impresit, gruppo Fiat, e si arriva alla Unieco, della Lega per la Coo- perative. Passando per la impresa Colombo. Doveva esserci anche la Nessi & Malocchi, ma poi si è ritirata dall'affare. Mario Malocchi, il titolare, si è sparato 15 giorni fa. Stressato da problemi familiari. Qualche giorno prima era stato sentito dal giudice Davigo. Hanno pagato tutte, le imprese? Molto ai giudici ha raccontato Enzo Papi, l'ex manager del gruppo Fiat rimasto per 55 giorni a San Vittore. In galera c'era finito per gli appalti Cogefar Impresit. Tre giorni fa i magistrati gli avevano fatto interrompere le vacanze. Un interrogatorio di due ore, tutto «segretato». Il mistero è risolto. Scrivono gli inquirenti nelle informazioni di garanzia contro i quattro parlamentari: «Si ipotizza il reato di corruzione in concorso per avere accettato la promessa e poi ricevuto una rilevante somma di danaro dall'amministratore delegato Enzo Papi. Fino al 1990». Ma Papi non è solo. Nelle carte sull'ospedale di Lecco che inguaiano i 4 parlamentari compaiono Gianstefano Frigerio, segretario regionale de, sentito più volte a San Vittore, e Antonio Simone, de, ex assessore regionale alla sanità e leader del Movimento Popolare. Attoniti, fiduciosi, i parlamentari caduti nel fango di Tangentopoli respingono ogni sospetto. Inizia Golfari, 60 anni, da 40 nella de, senatore nel collegio di Lecco, dove c'è l'ospedale. E' un veterano della inchieste. Il sub nome comparve nelle Uste della P2, mandando a monte la nomina a presidente della Cariplo fortissimamente voluta dall'allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga. Nei giorni del dopo P2, Golfari gridò al complotto dichiarando: «Sono una vittima». Questa volta dice: «Sono una vittima. Oggi mi è caduta una tegola in testa. E' terribile. Aspetto il ritorno del mio avvocato per capire esattamente di cosa mi accusano. Respingo nel modo più assoluto di avere mai ricevuto soldi. Se sono stati versati dei contributi ai partiti io non ho visto né toccato una lira». E aggiunge: «I/appalto è stato regolare sotto ogni profilo e ha vinto il migliore. Per quello che so le ditte che hanno partecipato all'appalto non hanno subito né sollecitazioni, né costrizioni». Da Fano, il suo rifugio estivo, Pierluigi Polverari, 47 anni, deputato psi, ex amministratore del casinò di Campione, gioca così le sue carte difensive: «Sono sbalordito, spero che i magistrati accertino in fretta la mia estraneità. L'unico giudizio che si può dare di un uomo pubblico è quello sul suo stato patrimoniale. Io potrei andare in giro nudo». Lontano dai clamori dei nuovi parlamentari inquisiti, Loris Zaffra, dirigente nazionale del garofano, nell'isolamento di San Vittore da due settimane, ha rifiutato il nuovo interrogatorio. I magistrati avrebbero voluto domandargli spiegazioni sulle tangenti per le Ferrovie Nord (1500 milioni), ma l'imputato, a sorpresa, ha opposto la sua «facoltà di non rispondere». Spiega Michele Saponara, il suo difensore: «Il mio cliente ha contestato l'addebito. Il mandato di cattura è immotivato e strumentale». Fabio Potetti 10^ Il ministro dei Lavori Pubblici Francesco Merloni

Luoghi citati: Fano, Lecco, Lombardia, Milano, Venezia