«Non pago pizzi pubblici»

«Non pago pizzi pubblici» Ivrea, acquista e abita una casa che lo Iacp non gli ha assegnato «Non pago pizzi pubblici» Rifiuta la revisione dei prezzi pattuiti e l'Ente non perfeziona la cessione «Sono il risultato di errori imputabili all'Istituto Case Popolari» Dal maggio del '76 abita in un alloggio che considera a tutti gli effetti proprio - ha pagato regolarmente ratei di capitali e interessi - ma a tutt'oggi il suo appartamento - finanziato dalla Gescal - non risulta ancora assegnato. Perché lui, Gianfranco Zago, abitante ad Ivrea in viale Kennedy 15, uno dei nove soci della cooperativa «La pace», costituita nel '63, si rifiuta di pagare la sua parte di quello che considera «un pizzo pubblico». Cioè la sua quota della differenza - 40 milioni - tra il costo totale delle opere (comprese riserve, revisioni e interessi) e il finanziamento per la costruzione. Zago ormai ne fa una questione di principio, perché ritiene che il denaro richiesto in più rispetto al preventivo dall'Istituto autonomo case popolari non sia dovuto, perché frutto di errori e ritardi non imputabili ai soci della cooperativa, ma all'impresa e alla stessa direzione lavori dell'Iacp. A colpi di carta bollata - che avranno un primo esito in tribunale il 22 settembre - non se la prende solo con chi i soldi glieli chiede, ma anche con gii altri soci della cooperativa, che per mettere fine a una vicenda incresciosa, hanno accettato di pagare quanto forse non dovuto pur di avere finalmente l'assegnazione della casa. E' una vicenda che, comunque, deve essere chiarita perché nel voluminoso carteggio presentato in tribunale, sul quale ora indagano anche gli ispettori dell'assessorato alla Casa della Regione, c'è un'incredibile serie di disguidi e di ritardi che fanno pensare almeno ad una «singolare» conduzione dei lavori che potrebbe aver favorito l'impresa costruttrice nella richiesta di riserve e rivesioni prezzi. Nel '63 viene costituita la cooperativa «La pace», nel '68 è ammessa al finanziamento Gescal la cui gestione è affidata allo Iacp di Torino. Nel febbraio '72 viene stipulato il contratto di costruzione (da eseguirsi in 18 mesi, quindi entro il settembre '73) con l'impresa Icif. Ma l'opera è terminata solo nel dicembre '76, con più di tre anni di ritardo. Il verbale di chiusura lavori è in¬ vece del 23 aprile 1975, data che è determinante per i tempi di restituzione del mutuo, che decorrono dal 1° giorno del sesto mese successivo. Tutto ciò si tradusse in un anticipo di otto mesi degli interessi richiesti: «Che non erano dovuti - dice Zago perché dipendenti solo da ritardi di responsabilità Iacp». I soci però pagarono ugualmente: «Ù desiderio della casa era troppo forte, c'era la paura che potessero essere ulteriormente ritardate le consegne. Fu un errore perché il pagamento non dovuto di fatto fu un riconoscimento della situazione e fece scattere altri interessi per ritardo nella restituzione del mutuo». Ci furono richieste di pagamento nell'87, poi nell'89: ma Zago rifiutò sempre di pagare. Si è rivolto alla Provincia, alla Regione e alla procura della Repubblica. Intanto continua a vivere nel «suo» alloggio. Ma spera nella legge e negli esiti dell'ispezione che funzionari regionali hanno fatto un mese fa all'Iacp. Gianni Bisfo

Persone citate: Gianfranco Zago, Zago

Luoghi citati: Ivrea, Torino