Viù, i sopravvissuti della diga

Viù, i sopravvissuti della diga Il progetto dell'Acquedotto di Torino non decolla, ma i tecnici lo considerano prioritario Viù, i sopravvissuti della diga Da 20 anni le loro case rischiano di sparire «Cercatevi un'altra casa». Nelle frazioni Porte, Mondrezza e Capinera di Viù se lo sentono dire da vent'anni da politici, geologi, dirigenti dell'Acquedotto municipale di Torino. Una tiritera senza fine alle orecchie dei proprietari di una decina di case che verranno sommerse quando sarà costruita la diga di Combanera per formare un lago con 50 mila metri cubi di acqua raccolti dalla Stura di Viù, destinati ai rubinetti dei torinesi. Un'opera da mille miliardi di lire, un progetto abbozzato alla fine degli Anni Sessanta e più volte aggiornato con prove sismiche e trivellazioni nei terreni dei contadini che ora non ne possono più. Negli uffici di corso XI Febbraio si parla di «un progetto prioritario, irrinunciabile a fronte del sempre maggior inquinamento dei pozzi». Purché arrivino i soldi da Roma. «Appena ci mettiamo l'anima in pace dice Giuseppe Viberti, 59 anni, che vive in frazione Caplinera arriva un geologo a trivellare e a farci ripiombare nell'angoscia. Sembra che dobbiamo andarcene da un momento all'altro: vorrei rifare il bagno di casa mia, ma mi spiacerebbe spendere soldi che finiranno nell'acqua». Il lago dovrà inglobare altre quattro case di frazione Caplinera: una è abitata nei mesi estivi da Aurora e Daniele Remondino, di Cafasse, e due sono disabitate. «Se volessimo venderle - osserva la moglie Michelina Viberti - non le comprerebbe nessuno, con la spada di Damocle della diga. Mia suocera diceva sempre che voleva morire prima di veder sommergere la sua casa. E' stata esaudita, è morta l'anno scorso, ma ha passato vent'anni a soffrire per niente». Il lago dovrà sommergere anche la casa del messo comunale, in frazione Mulini, alcune baite ristrutturate da villeggianti nelle frazioni Porte e Mondrezza, i magazzini di due imprese edili, una centrale dell'Enel e il tratto di strada provinciale compreso tra il ponte di Barolo e Fubine. Il messo comunale, Alberto Spanare, 50 anni, vive in via Chiaberge: «Anche a me hanno consigliato di cercare casa altrove, ma non ho nessuna intenzione di farlo. Quella in cui abito, l'ho comprata con i risparmi di una vita. Ha un bel giardino, è in un posto tranquillo, e ci sono affezionato». Daniele Remondino con la moglie Aurora Viberti e la suocera Albina Deagostini sono nella stessa situazione: «Viviamo nell'ansia. Vorremmo soltanto sapere che cosa hanno intenzione di fare». Avversato da verdi e ambientalisti, il progetto piace al Comune che sogna di sfruttare il lago a fini turistici. Il sindaco, Giuseppe Fornelli: «Si potrebbero affittare barchette a vela e a remi e incrementare la pesca. Avremmo anche qualche posto di lavoro per la vigilanza sulle sponde. Per la Val di Viù sarebbe una benedizione», [g. fav.] Nella foto al centro Giuseppe Viberti; in atto il sindaco di Viù Giuseppe Fornelli. A destra Daniele Remondino (a fianco), la suocera Albina Deagostini con Michelina Viberti. Sopra Aurora Viberti: per loro la diga di Combanera è un vero incubo