«Da Cecchi Gori e Radice è meglio stare lontani»

«Da Cecchi Gori e Radice è meglio stare lontani» Borgonovo pungente col suo passato a Firenze «Da Cecchi Gori e Radice è meglio stare lontani» PESCARA. Esiste ancora il ragazzino d'oro che fece innamorare Berlusconi e i Cecchi Gori e per il quale volarono i miliardi? Il furetto d'area di rigore che lo stesso Vicini volle provare (accanto a Baggio) con la maglia azzurra? Stefano Borgonovo, ovvero le occasioni mancate. E' la delusione degli Anni Novanta, un campioncino dai muscoli di cristallo, belli e fragili. Oppure un eroe sfortunato dei tempi moderni? Certo che adesso per lui non si accendono più le luci del calcio miliardario, ha dovuto accettare (pur contando su un ingaggio ricchissimo, 850 milioni netti a stagione, in parte pagati dai suoi ex padroni) una sala di provincia, dignitosa ma alla periferia del calcio che conta. Pescara per ricominciare, contando sul piccolo mago Galeone, sugli effetti benefici di una città di mare tranquilla, sulla distanza da clamori, tensioni, paure. Ma anche a Pescara arrivano i ricordi. Un torneo estivo ed ecco apparire la Fiorentina, con quella nube nera che si chiama Batistuta e che lo scorso anno seppe offuscargli il sole. La Fiorentina e Radice, l'uomo che lo confinò in un angolo, in castigo. La Fiorentina e i Cecchi Gori, che lo amarono, lo vezzeggiarono, liquidandolo poi come un'amante sfiorita. Ricordi e tanta rabbia. Ed allora facciamola uscire dalle vene, fin su, in superficie. <(Amo Firenze - racconta il furetto -, ho acquistato una casetta e ci passo ogni giorno libero. Amo Firenze anche per il calcio, ma solo per quella mia prima esperienza, con i Pontello...». L'ex ragazzino, estimatore della famiglia più odiata della città? Sembra proprio di sì, Borgonovo nuota controcorrente: «Forse mi fregheranno i ricordi, i successi, i gol, le serate con Baggio. Amici e vincenti, spensierati, proiettati verso la Nazionale e verso momenti positivi. Ma i Pontello sapevano cosa volevano e non entravano nelle questioni tecniche della squadra...». Prima frecciata ai Cecchi Gori. Che rapporto difficile. Una parola, imprevidente, costò a Borgonovo l'amore dei padroni, oltre ad una multa di 7 milioni. Erano i giorni del licenziamento di Lazaroni e l'attaccante, commentando i giudizi espressi sul brasiliano dal vicepresidente Vittorio, affermò: «Sono cose da pazzi...». Brutta frase, e da quel giorno il suo futuro, a Firenze, fu segnato. «Di loro non mi importa niente, mi hanno lasciato solo, ceduto senza una parola». Ma per Radice il giudizio è ancora più duro. E per sottolinearlo Borgonovo propone un altro raffronto azzardato: «Con Lazaroni mi sono trovato bene, si è I sempre comportato corretta- mente, da uomo. Radice? Beh, io a lui le cose le dicevo in faccia, non facevo "pissi pissi" alle spalle...». Ancora un colpo duro, contro i ricordi più amari, quan do l'ex ragazzo viveva una sorta di emarginazione progressiva. E poi l'ombra, Gabriel Omar Batistuta, il nuovo amante dei Cecchi Gori, l'uomo venuto dal l'Argentina per soffiargli il po sto. Ad aprire la battaglia fu proprio Batigol che denunciò una sorta di «santa alleanza» fra Bor gonovo e Branca per tenerlo fuori squadra: «Tutto falso - giura il nuovo eroe di Pescara -, ma i Cecchi Gori credettero a lui. Infatti convocarono sia me che Branca per dircelo in faccia. In credibile». Ed allora ben venga questo torneo estivo e poi campionato, per dimenticare per segnare ancora gol, per poter urlare: sono vivo, sono ancora il furetto dell'area di rigore. Una sbornia di successo per dimenti care Firenze, Radice e Batistuta Alessandro Rialti Borgonovo, riscatto con veleno

Luoghi citati: Argentina, Firenze, Pescara