Napoli sorride: Maradona si concede di Roberto Beccantini

Napoli sorride: Maradona si concede Dal vertice di Zurigo un'apertura inattesa: l'asso argentino possibilista sul suo ritorno Napoli sorride: Maradona si concede Diego ha voglia di calcio ZURIGO DAL NOSTRO INVIATO Uno a zero per il Napoli. Il gol arriva dopo due ore e cinquanta minuti di mischia, in un comunicato di nove righe. Per la prima volta da quando ha aperto il fuoco, Diego Armando Maradona prende in esame la possibilità di tornare a Napoli. E, a meno di apocalittici sconquassi, finirà per tornarci. Questo il passo chiave del foglio distribuito ai giornalisti: «A conclusione della riunione il procuratore del calciatore (Marcos Franchi, ndr) ha formulato due proposte articolate che prevedono l'una la risoluzione del contratto tra il Maradona e la società, e l'altra il ritorno del calciatore a Napoli. I rappresentanti delle società si sono riservati di sottoporre le proposte agli organi societari competenti a deliberare». Massima riservatezza sui termini delle operazioni in atto: nessuno intende umiliare nessuno. Basta guardare le facce, per capire: radiose, quelle della delegazione italiana (Michele Pierro, vice presidente federale; Giorgio Curti e Paolo Paoletti, dirigenti del Napoli); nuvolose, quelle del contingente argentino (Julio Grondona, presidente di quella federazione; Marcos Franchi, agente di Diego; Daniel Bolotnicoff, avvocato del clan Maradona; Edoardo De Luca, segretario della Federazione sudamericana); kafkiana, quella di Joseph Blatter, segretario generale della Fifa, sino all'ultimo contrario a prendere parte al conclave: è stato Pierro a convincerlo. Cronaca, adesso. Il Napoli impugna il contratto (scadenza, 30 giugno 1993, 7 miliardi già ver- sati). Ne fa una questione d'immagine. Carta canta. Franchi elenca i motivi che, sul piano umano, sconsigliano il ritorno di Diego, ma poi ne detta le condizioni, «concordate con lo stesso giocatore, perché quello che decido, lo decido con Diego». E qui sta il fatto nuovo. La svolta. Il colpo di scena. Pierro, da parte sua, riassume così la linea della fermezza, ispirata da Ferlaino e sponsorizzata da Matarrese: «Sì agli aspetti umani, ma sempre e comunque nel pieno rispetto degli impegni liberamente sottoscritti». E i provvedimenti disciplinari a suo tempo minacciati nei confronti di Maradona? Minacciati, appunto: ma non ancora presi. A quando la parola fine? Il più presto possibile. Entro il 23 agosto, forse: la Coppa Italia incombe. Il consiglio d'amministrazione del Napoli verrà convocato d'urgenza. Grondona, lui, se la cava così: «A me basta che Diego torni a giocare». Su invito della coppia Maradona-Franchi, Blatter rifiuta il ruolo di mattatore. Si limita a un generico «abbiamo offerto i nostri buoni uffici: l'importante era che le parti si affrontassero in un clima sereno e costruttivo». Non ci risulta che abbia agitato la possibilità, vessatoria, di un transfer provvisorio: cosa che avrebbe rappresentato un grossolano sopruso, oltre che un grave precedente. Come Maradona, deve essersi reso conto strada facendo che le offerte riportate dai giornali (Siviglia, 01ympique Marsiglia, Paris SaintGermain, Real Madrid, Boca Juniors) erano tutte un bluff: e non per colpa dei giornalisti. Dietro al giocatore, non c'era nessuno: se non il suo agente, e le di lui sparate («Il Siviglia di Bilardo è pronto a sborsare 6 milioni di dollari»), peraltro non suffragate da documenti probanti. Dietro al Napoli, in compenso, restava, e resta, il contratto. Un pilastro basilare. Ferlaino lo fa per puntiglio, ma lo fa: e non demorde. Diego è fermo dal 24 marzo 1991. Il 30 ottobre compie 32 anni. E' stato squalificato quindici mesi per doping. E' andato in carcere per droga. Se tornerà a giocare, non è detto che torni quello di una volta. «A Napoli lo aspettano a braccia aperte» sorride Paoletti. «Riportarlo all'ovile rafforzerà la nostra immagine», aggiunge Curti. Il Napoli è disposto a tutto, pur di perdonarlo e farsi perdonare: a riempirlo di soldi; a difenderne la quiete famigliare; a proteggerlo dalle grane scottanti che lo aspettano, dal caso Sinagra al processo Pugliese, il millantatore-romanziere delle sue notti brave; a offrirgli la più sofisticata delle assistenze mediche; a permettergli di volare a Buenos Aires ogni due mesi per tre giorni onde far fronte ai controlli impostigli dal giudice Amelia Berraz de Vidal. Mentre a Zurigo si discute a porte rigorosamente chiuse, a Buenos Aires Diego corre nel parco sotto casa. Tiratissimo, 78 chili: appena tre in più di quando, nel 1986, si laureò campione del mondo. «Speravo in una soluzione totalmente diversa - dichiara ai giornalisti - ma visto che non c'è stata, e che ho tanta voglia di giocare, mi sono deciso a concedere un'altra opportunità al Napoli, a patto che accetti tutte le proposte avanzate da Franchi, anche perché sono state formulate con l'avallo della Fifa. Ringrazio Havelange e Blatter. Ora tocca a Ferlaino». Parole chiare, come il verdetto di Zurigo: ha vinto il Napoli, ha vinto l'Italia. Vai con l'inno di Mameli. Roberto Beccantini Maradona (lato) è stato ingabbiato dalle tesi sostenute dal Napoli Ferlaino (sotto) può ben esultare