Pavarotti ultimo re del «do»
Pavarotti ultimo re del «do» Secondo ii Times, il tenore modenese non ha alcun erede al mondo Pavarotti ultimo re del «do» Tra i giovani c'è una speranza: Roberto Alagna ROMA. «Cosa rimane dopo Pavarotti?». Si apre con questo interrogativo un lungo articolo del Times di Londra sul futuro dell'Opera dopo il grande tenore parmense. Per il giornale inglese «Pavarotti è unico», essendo il solo cantante dell'opera in grado di far registrare il ((tutto esaurito» in prevendita in qualsiasi teatro dell'universo. Scrive il Times che Luciano Pavarotti è riusciuto a catturare «l'immaginazione del mondo in un modo che nessuno era riuscito a fare dopo Caruso». Tra le giovani speranze viene citato il tenore italiano Giuseppe Sabatini e il siculo-francese Roberto Alagna, ma in generale il Times ritiene che ci dovremo abituare a una nuova generazione di cantanti lontani dagli attuali «mostri sacri» PavarottiCarreras-Domingo, capaci di interpretare soltanto opere meno impegnative. Che Pavarotti sia unico non ci sono dubbi: una ennesima conferma viene dalla partecipazione alla gara canora organizzata da Gian Paolo Cresci alle Terme di Caracalla. Quando Pavarotti apre bocca sembra di essere in un mondo sonoro diverso, anche se l'interpretazione di Placido Domingo e Carreras non è male. In Pavarotti c'è una «grazia» diversa: solarità del suono, comprensione totale della tecnica di respirazione, qualità naturale della voce. Pavarotti è talmente ((responsabile» del suo corpo che ciò gli consente di addormentarsi in camerino prima delle recite e di dormire un'oretta. E' in grado quindi di controllare ogni reazione psicofisica: il che è moltissimo. Il Times ignora però altri tenori «giovani»: Francisco Araiza e Luis Lima, nonché il nostro Vincenzo La Scola, che da qualche anno affronta il repertorio lirico con intelligenza ed ottimi risultati. [ar. ca.] Il tenore Luciano Pavarotti
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