Londra, nostalgia dei «papisti» di Mario Ciriello

Londra, nostalgia dei «papisti» Nella corte degli scandali, il fantasma d'una pia «regina» di fine 700 Londra, nostalgia dei «papisti» Così una cattolica conquistò gli inglesi »rl londra I» EL gran parlare che si fa ■ dei Royal e dei loro ma1 trimoni, il dibattito non kW sosta soltanto sulle vicende di Fergie e di Diana, esplora altri secoli, ricorda altri connubi, rievoca altri amori e altre lacrime. E' una retrospettiva che inevitabilmente porta alla memoria e alle labbra il nome di Mary Ann Fitzherbert, cattolica, una donna che, con la sua dignità e la sua rettitudine, conquistò il cuore di un'Inghilterra riottosa e di un sovrano dissoluto. Mary Ann o Maria, come preferiva chiamarsi, Fitzherbert sposò nel 1785 il futuro re Giorgio IV e non contribuì alla storia di questa nazione: ma nessun testo osa ignorare la sua figura, la sua luminosa presenza. Non era bella, aveva un naso troppo aquilino e un mento troppo saliente, ma gli occhi dolcissimi e la chioma copiosa accentuavano la sua soave femminilità. Due volte vedova, la signora Fitzherbert incontrò nel 1784 il principe di Galles, Giorgio: lei aveva 28 anni, lui 22. Il principe s'innamorò perdutamente di questa lady «pia e virtuosa», l'opposto delle donne facili e avide che lo circondavano. Tutti erano convinti che la vedova non avrebbe resistito alle preghiere e alle blandizie dell'erede al trono, che ne sarebbe divenuta l'amante, ma Maria non cedette. E fu con riluttanza che, alla fine del 1785, accolse una sua proposta di matrimonio. Le nozze furono celebrate in gran segreto, il 17 dicembre, da un sacerdote anglicano, dinanzi a due testimoni cattolici, nel salotto della sposa. Ma l'Act of Settlement del 1701 non privava di ogni diritto alla successione un erede al trono che sposasse una persona di fede cattolica? Sì, il principe tuttavia sperava che nessuno venisse a conoscenza del matrimonio, che comunque era illegittimo per l'Inghilterra. Ma il matrimonio durò e pur non essendo riconosciuto da nessuno, eccetto che dalla Chiesa di Roma, venne gradualmente accettato dagli inglesi e dalla stessa famiglia reale, che vedevano in Maria Fitzherbert una influenza benefica. Finì soltanto nel 1794, quando Giorgio si innamorò di un'altra donna, che lasciò per sposare poi una principessa tedesca protestante. L'unione si rivelò disastrosa; Giorgio, divenuto reggente nel 1811 e re nel 1820, tentò più di una volta di riconquistare l'affetto di Maria, ma senza riuscirvi. Quando morì, nel 1830, gli trovarono al collo una miniatura della signora Fitzherbert e con quel piccolo ritratto fu sepolto. La storia di mrs. Fitzherbert è una delle tante che accolgono il lettore di un nuovissimo libro di Mark Bence-Jones, edito da Constable, titolo «The Catholic Families». Sono 320 pagine che, con ima prosa disordinata ma con un profluvio d'informazioni, confermano la straordinaria vitalità delle grandi famiglie cattoliche in quest'isola. Sopravvissero alla rottura di Londra con Roma nel 1534 (l'Act of Supremacy di Enrico Vili decretò che il Re, non il Papa, era il capo supremo della Ecclesia Anglicana), sopravvissero al vano contrattacco di Roma che nel 1570 scomunicò e depose Elisabetta, sopravvissero a leggi vessatorie e a persecuzioni, fino alla Emancipation del 13 aprile 1829, la legge che abolì quasi ogni restrizione, che riammise i cattolici nello Stato. C'è chi sostiene che le grandi famiglie cattoliche non furono travolte, schiacciate dall'avvento di una Chiesa «nazionale» protestante grazie all'innata tolleranza degli inglesi, all'assenza nel loro carattere di tenaci e spietate furie ideologiche. E' vero, anche se non mancarono insurrezioni anti-cattoliche, anche se di tanto in tanto il popolo identificava nel Papa la causa di ogni avversità. Ma non bisogna sottovalutare il contributo che questi alti ceti cattolici diedero alla propria salvezza. Dopo il 1570, quando Pio V dichiarò Elisabetta un'eretica e minacciò con la scomunica chiunque le obbedisse, le Catholic families si trovarono dinanzi a una scelta tremenda: o tradire la Corona o finire all'inferno. Una scelta che riuscirono ad aggirare con mirabile sagacia. Restarono sudditi leali del sovrano, senza mettere a repentaglio i loro legami con Roma. Certo, queste acrobazie sarebbero fallite se il trono britannico e il Vaticano avessero voluto da questi cattolici un'obbedienza assoluta. Furono invece duttili, comprensivi (già nel 1778 re Giorgio III compì una visita storica, quando accettò l'ospitalità di lord e lady Petre, cattolici, nella loro casa palladiana nell'Essex), e lo furono perché consapevoli, sia Londra sia Roma, delle eccezionali virtù di queste famiglie, i cui antenati erano sbarcati nel 1066 con i Normanni e i cui nomi ricorrevano nei plays di Shakespeare. Era un'aristocrazia tutta particolare, colta, avveduta, operosa, con radici profondissime in quest'isola e allo stesso tempo con uno sguardo sul mondo. Il 28 aprile 1829, quando i Pari cattolici, capeggiati dal duca di Norfolk, tornarono alla Camera dei Lords, un pari anglicano osservò: «Per troppi anni abbiamo escluso questi uomini dalle nostre deliberazioni». Non era, e non è, una vasta «tribù», la cattolica, ma le sue grandi famiglie, quasi tutte legate da una rete di matrimoni, hanno nomi e titoli memorabili: Snrewsbury, Howard, Norfolk, Acton, Beaumont, Throckmorton, Stourton, Bute, Lovat, Berkeley, Mowbray, Clifford, FitzAlan, Denbigh e altri. Molti era¬ no i vincoli con l'Italia, e non soltanto culturali. All'inizio dell'800, l'allora lord Shrewsbury (il titolo risale al 1443) aveva due figlie: la minore, lady Gwendaline Talbot, sposò nel 1835 un principe Borghese e, qualche anno dopo, la sorella, lady Mary Talbot, sposò un altro principe romano, un DoriaPamphili. E la straordinaria dinastia degli Acton? La sua saga colora quasi ogni capitolo dell'opera di Bence-Jones. Nella seconda metà del '700, il baronetto sir John Acton (che nella sua «Storia d'Italia» Janet Penrose Trevelyan chiama «un avventuriero») diviene capo delle forze armate del Regno di Napoli, poi ministro delle Finanze, infine primo ministro. Un figlio, Charles Januarius Edward, è creato cardinale nel 1842. L'altro figlio, Richard, entrato nella diplomazia partenopea, è il padre di John Emerich Edward Dalberg Acton (1834-1902), il celebre lord Acton, un uomo che influenzò profondamente la politica britannica, storico eminente, «filosofo della libertà», forse il primo a rivelare le «tendenze tiranniche» dello Stato moderno. A lord Acton il mondo deve un precetto che vale mille testi: «Il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe in modo assoluto». Poi Arthur Acton, che restaurò la villa La Pietra, vicino a Firenze, e la riempì di opere d'arte, e il figlio Harold, divenuto Sir nel 1974, esteta di fama internazionale, storico dei Borboni di Napoli. Abbiamo cominciato questo articolo con la vita di Maria Fitzherbert, ma molte altre donne illuminano gli annali delle «Catholic Families», con il loro coraggio e la loro intelligenza. Donne come la quieta e pia Isabel Arundel (un «tipo da convento», disse di lei un'amica) che, nel 1861, sposò quel genio incandescente che era Richard Burton, orientalista sommo, autore di oltre 50 libri, traduttore delle «Mille e una notte» (in 16 volumi) e di testi erotici, viaggiatore ed esploratore instancabile. Giunse alla Mecca, tra i pellegrini, e la sua narrazione è un classico. Morì a Trieste nel 1890 e, come precisa l'Enciclopedia britannica, immenso fu il suo debito «alla forza, alla comprensione e alla devozione» di Isabel. Come tutti i suoi antenati dal XVI secolo in poi, anche Elisabetta II è «Defender of the Faith», difende la fede anglicana ed è «capo» della sua Chiesa. Ma il suo più alto dignitario, il suo gran ciambellano ereditario, l'Earl Marshall, il «conte maresciallo», è un cattolico, di 77 anni. E' Miles Francis Stapleton FitzAlan-Howard, diciassettesimo duca di Norfolk, conte d'Arundel, barone Beaumont, barone Maltravers, conte di Surrey, barone FitzAlan, Clun e Oswaldestre, conte di Norfolk, barone Howard de Glossop. E' altresì presidente della Catholic union. Nell'84, violando la dottrina papale, si pronunciò a favore degli anticoncezionali. Molti a Roma protestarono, ma il duca sopravvisse alla bufera. Come tanti altri cattolici erano sopravvissuti ai conflitti dei secoli passati. Mario Ciriello Un libro su Mary Fitzherbert riscopre le virtù civili delle grandi famiglie che restarono fedeli a Roma Sarah Ferguson: il suo tormentato divorzio dal principe Andrea sta rendendo particolarmente impopolare la famiglia reale inglese A sinistra, la principessa Diana (da «Diana», di Andrew Morton, ed. Longanesi): un infelice matrimonio con Carlo Enrico Vili ruppe con la Chiesa di Roma nel 1534. I cattolici riebbero i loro diritti solo nel 1829. Nel disegno a sinistra, Mary Ann Fitzherbert: nel 1785 sposò in segreto il futuro Giorgio IV, che la tradì ma l'amò per tutta la vita.