Bandiera bianca ad Alamo Il mito s'arrende ai turisti
Bandiera bianca ad Alamo Il mito s'arrende ai turisti Allarme delle autorità del Texas, le mura che hanno resistito ai messicani rischiano di crollare Bandiera bianca ad Alamo Il mito s'arrende ai turisti La crisi del western si vede anche da qui': fino a qualche anno fa, i turisti che dal Texas si spingevano verso il confine del Messico si facevano portare sul set della Battaglia di Marno. John Wayne, regista e protagonista del film, aveva fatto costruire un forte esattamente uguale a quello autentico, dove i patrioti texani avevano resistito per nove giorni al feroce assedio dei messicani del generale Santa Ana. Poco lontano c'è la vera Alamo, quella dov'erano morti Davy Crockett e il generale Travis, ma molti preferivano soffermarsi sulle pietre di riporto dove John Wayne e Richard Widmark avevano solo fatto finta di morire. Il film è del 1960. Da allora il cinema ha preso altre strade, e i turisti hanno dimenticato il «falso» di Wayne per riscoprire l'autentica fortezza di Alamo. Una buona notizia per i professori e per gli intellettuali americani, da sempre preoccupati per le lacune storiche dei loro compatrioti, ma un pericoloso segnale d'allarme per i custodi, i nuovi difensori del forte. Anche loro aspettano i rinforzi come gli eroici volontari di Travis, ma non hanno nessuna intenzione di resistere fino alla morte. Anzi, stanno già preparando la bandiera bianca. n nuovo nemico si chiama turismo di massa. La vecchia missione di fronte alla piccola cittadina di Sant'Antonio, abbandonata dagli spagnoli e trasformata in fortezza dai patrioti del Texas, è stata presa d'assalto da autobus e automobili. Un secolo e mezzo dopo la prima conquista, le mura di Alamo rischiano di cadere di nuovo - e questa volta in senso letterale - in mano alle truppe del weekend tutto compreso. «Arrivano a milioni da tutta l'America - accusa Wallace Saage, il funzionario texano che lavora ad Alamo come "curatóre" della fortezza -. Sono troppi: si accalcano contro le mura, qualcuno ne stacca un pezzetto per farsene un souvenir. E' necessario che lo Stato del Texas prenda provvedimenti, prima di veder crollare un pezzo della sua storia». E' un segno dei tempi. Una delle pagine più note della storia americana, una radice ormai diventata mito grazie ai romanzi e al cinema, rischia di essere travolta dalle orde dei turisti, diventati più pericolosi dei soldati messicani del secolo scorso. E i texani protestano: per loro Alamo è una parte della memoria collettiva, un orgoglio nazionale che poco ha a che fare con le sorti del cinema. Proprio qui, nonostante la sconfitta del 1836 contro le truppe messicane, si è posta la prima pietra verso l'indipendenza dello Stato, che prima era soltanto una provincia settentrionale del Messico. Era il 23 febbraio del 1836, quando i fucilieri si schierarono lungo le mura del forte, le stesse che ora sono minacciate dall'abbraccio troppo stretto dei turisti. I cannonieri avevano caricato le quattordici bocche da fuoco. Sul pennone sventolava una bandiera a strisce bianche e rosse su sfondo blu, con al centro una grande stella con la parola Texas. Di fuori i messicani preparavano l'assalto: una battaglia impari, per numero e munizioni. «Siamo in centocinquanta scriveva nel suo diario uno dei patrioti - e i messicani, secondo quanto ci raccontano gli esploratori, sono più di tremila. La missione di Alamo ha i muri spessi, d'accordo, ma è stata costruita per proteggere i monaci dalle insidie del diavolo, che userà armi pericolosissime (come dice il prete a proposito delle senoritas) ma non obici da dodici pollici come il generale Santa Ana». I nemici di oggi non hanno obici, ma temperini e lattine di Coca Cola con cui grattar via un ricordo da portare a casa. «Ma il problema non è soltanto il vandalismo - dice ancora Saage -. La gente vuole toccare i muri della storia e il sudore intacca la pietra. Altri si appoggiano alle mura mentre aspettano gli amici rimasti indietro». Le autorità del Texas hanno già deciso di limitare i danni mettendo una catenella che tenga la gente lontana dalle mura, in particolare da quelle della facciata. Era da lì che Davy Crockett, «l'uomo in grado di centrare negli occhi uno scoiattolo a cento iarde di distanza», sparava i suoi ultimi colpi. Ma qualcuno parla già di chiusura del monumento. «Ricordati di Alamo! è il grido di battaglia di tutti i texani - ricorda Saage -. Chiudere è una soluzione dolorosa che non vorremmo prendere mai, ma non so se troveremo soluzioni alternative. Ma una cosa è certa. Queste mura sono un simbolo per tutta l'America. Devono restare in piedi». Guido Tiberga La zona ora è transennata ma c'è chi chiede la chiusura «Fanno a pezzi le pareti del forte per portarsi a casa qualche souvenir» A sinistra: Fort Alamo, la fortezza texana che nel 1836 fu assediata dai messicani del generale Santa Ana Sopra: John Wayne, regista e protagonista del film «La battaglia di Alamo» (I960)
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