Sulla tomba il biglietto che lo tradisce

Sulla tomba il biglietto che lo tradisce Bolzano, il giovane finito in carcere confessa di avere ammazzato un'altra prostituta Sulla tomba il biglietto che lo tradisce La violenza scatenata da problemi nei rapporti sessuali Ora la polizia riapre le indagini su 4 delitti insoluti BOLZANO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Aveva praticamente lasciato la sua firma, un biglietto scritto a mano e deposto sulla tomba della vittima. Quel biglietto è diventato una prova inconfutabile. E così Marco Bergamo, l'operaio bolzanino di 26 anni arrestato giovedì poche ore dopo aver confessato l'assassinio a colpi di coltello di Marika Zorzi, prostituta tossicodipendente di 19 anni, ha confessato anche un delitto precedente: «Sì, anche Renate Rauch l'ho uccisa io» ha ammesso la scorsa notte davanti al sostituto procuratore Guido Rispoli. Anche il protagonista di quel feroce delitto del 7 gennaio, costato la vita ad un'altra giovanissima prostituta dedita alla droga, Renate Rauch 19 anni, ha ora il volto di Marco Bergamo, un ragazzone dall'aria ingenua, apparentemente insospettabile, anche se giudicato «strano» dai vicini di casa. Qualcuno dice che dal suo balcone fosse solito slacciarsi i pantaloni quando vedeva passare signore e ragazze; ma c'è un particolare: alcuni mesi fa era stato sottoposto ad un intervento chirurgico per l'asportazione di un testicolo colpito da tumore. A scatenare il raptus omicida dell'ultimo delitto sarebbe stata una frase tagliente pronunciata da Marika quando si era accorta che il giovane aveva difficoltà ad avviare il rapporto. Due gli elementi decisivi che hanno permesso al capo della Mobile, Alexander Zelger, di incastrarlo: il biglietto lasciato sulla tomba di Renate Rauch ed una giacca a vento macchiata di sangue. «Mi dispiace, ma quello che ho fatto doveva essere fatto e tu lo sapevi. Ciao, Renate. M. M.»: questo il testo del messaggio che . suonava come una rivendicazione, con la prima iniziale corrispondente al suo nome di battesimo; e la seconda di fantasia, un modo ingenuo per depistare le indagini. Invece a casa di Marco Bergamo il giorno dell'arresto, la polizia aveva sequestrato anche al- cuni appunti scritti su un block notes: u raffronto col biglietto trovato alcuni giorni dopo il primo delitto accanto ad un mazzo di fiori e finito negli atti sul caso Rauch non ha lasciato dubbi: la stessa calligrafìa in stampatello maiuscolo con la sola «e» minuscola. La seconda prova ha fugato ogni dubbio: la giacca a vento verde e blu trovata sempre durante la stessa perquisizione in un armadio. L'indumento recava ancora il talloncino della lavanderia, ma il lavaggio a secco non era valso a togliere le macchie di sangue sulla tasca destra. Era la stessa giacca che il giovane indossava quando era andato in vacanza a Rio di Pusteria fra il 3 ed il 10 gennaio. Poteva essere un alibi, invece gli accertamenti hanno finito per aggravare la sua posizione. Dalle indagini è risultato che più di una volta Bergamo aveva lasciato l'albergo per scendere a Bolzano per compiere uno dei suoi frequenti giri del quartiere di Dodiciville, zona di ritrovo preferita dalle prostitute: certamente anche la sera del 7 gennaio il ragazzo concluse la nottata, gettando sul selciato di un distributore il corpo di Renate Rauch trafitto con 20 coltellate. Non c'è stato bisogno di analisi: quando gli hanno mostrato la giacca insanguinata l'omicida non ha avuto scampo; non poteva avere indossato un indumento invernale quando si incontrò giovedì con Marika, la sua ultima vittima, caricata sulla Seat Ibiza rossa, e Colpita a coltellate e poi abbandonata in fin di vita sull'asfalto di una via periferica. Dopo questa seconda confessione gli inquirenti si trovano con un secondo giallo risolto, ma anziché restringersi, il raggio delle indagini pare destinato ad allargarsi, perché dal 1984 ad oggi ci sono almeno altri 4 delitti insoluti, tutti con una matrice comune evidente: la furia con cui l'assassino ha infierito sulle vittime vibrando decine di coltellate. Forse le vere indagini cominciano ora. E' destinato infatti a riaprirsi il fascicolo di Renate Troger, una ragazza di Bressanone strangolata ed accoltellata il 21 marzo scorso e poi abbandonata sulla statale del Brennero. Ma il caso più inquietante è quello di Marcella Casagrande, uccisa a 15 anni, il 3 gennaio dell'85 nella sua abitazione di via Visitazione, la stessa dove abita Marco Bergamo che allora aveva 18 anni. Nell'abitazione del giovane gli inquirenti hanno trovato ritagli di giornale che riportano la cronaca di questo delitto che tormentò per mesi la città. Marcella aveva aperto la porta ad una persona che conosceva e che la colpì con ferocia inaudita. Accanto al suo corpo fu trovato un teleobiettivo rotto ed una macchina fotografica della madre della ragazza. Pare che gli inquirenti si stiano interessando proprio a questi oggetti. Giancarlo Ansaloni Nel cimitero aveva lasciato un messaggio «Mi dispiace ma dovevo farlo» Smascherato dagli esami sulla grafìa ali on potendumenincontrò sua ultiulla Seat oltellate Marco Bergamo, 26 anni, con i pantaloncini corti, l'assassino che ha confessato i due delitti. A sinistra Renate Rauch e Marika Zorzi, le vittime

Luoghi citati: Bergamo, Bolzano, Bressanone, Renate, Rio Di Pusteria