Sette anni, uccisa dalle tre rapitrici
Sette anni, uccisa dalle tre rapitrici BRASILE Vittima del sequestro una vicina di casa Sette anni, uccisa dalle tre rapitrici SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO Natalina Lopes, una bambina di sette anni, era scomparsa la mattina del 10 agosto, e poche ore dopo una donna ha telefonato ai genitori, dei modesti commercianti di Camocim, una cittadina dello Stato brasiliano del Cearà, chiedendo un riscatto di 40 milioni di cruzeiros, poco meno di 10 milioni di lire. Poi, più nessun contatto. E sabato scorso, la polizia ha scoperto il cadavere martoriato della bambina nel cortile della casa di una vicina, la studentessa Vania Ferreira, che aveva ideato il sequestro con la sorella minore Tania e un'amica, la cameriera Luiza Nascimento. Le tre ragazze, poco più che ventenni, sono state arrestate poche ore dopo. Lunedì, davanti alle telecamere, Vania Ferreira ha raccontato con impressionante freddezza i terribili dettagli della morte di Natalina. «Abbiamo attirato la bambina a casa mia, promettendole un gelato, e le abbiamo fatto una iniezione di sonnifero. Ma non si è addormentata, e allora le ho dato una botta in testa con una sbarra di ferro e l'abbiamo portata nel deposito della spazzatura in cortile - ha spiegato Vania Ferreira -. Ma Natalina continuava a lamentarsi, e ho pensato che in seguito avrebbe potuto riconoscermi. Allora ho detto a Luiza di andare di là e finire il lavoro. Ha preso un coltello e ha tagliato la gola alla bambina. Poi abbiamo telefonato ai genitori chiedendo il riscatto». Sempre impassibile e sicura di sé, la studentessa ha risposto alle domande dei giornalisti. «Ho organizzato il rapimento nel giro di quattro giorni: avevo bisogno di soldi per pagare dei debiti e volevo cambiare vita, andarmene da questa città - ha detto -. Pensavo che i genitori della bambina avessero dei soldi. Se sono pentita? Non serve a nulla dirlo, ma lo sono. L'unica punizione adeguata per quello che ho fatto sarebbe la morte». Persino i poliziotti sono rimasti allibiti davanti a tanta ferocia, scatenatasi per pochi spiccioli. «Ormai anche i ladri di polli organizzano sequestri di persona, e guardate come vanno a finire», ha commentato un commissario. In Brasile, il «boom» dei rapimenti è cominciato nell'89, e da allora il fenomeno ha raggiunto dimensioni tali da far impallidire le imprese dell'«anonima sequestri» italiana. Nel '90 i rapimenti in Brasile sono stati almeno 91, ed oltre un centinaio l'anno successivo. Da gennaio ad oggi, solo a Rio de Janeiro i sequestri sono stati più di 80. Ma i numeri reali sono probabilmente superiori. In molti casi le famiglie dei rapiti preferiscono non avvisare la polizia, per evitare che le indagini possano ostacolare le trattative e, soprattutto, che vengano alla luce eventuali irregolarità fiscali e depositi illegali di dollari. In genere, a finire nel mirino dei rapitori non sono più i grandi nomi della finanza e dell'imprenditoria, che vivono ormai circondati da veri e propri eserciti privati. Le vittime più frequenti sono commercianti e liberi professionisti, le cui famiglie siano in grado di tirar fuori velocemente e senza storie qualche migliaio di dollari. E in alcuni casi - come nella Baixada Fluminense, il più violento sobborgo di Rio - basta la minaccia di un rapimento perché la vittima designata paghi un riscatto «anticipato» in cambio della promessa di essere lasciata in pace. La polizia è quasi impotente. «I delinquenti hanno scoperto che è più semplice e redditizio organizzare un rapimento che una rapina in banca - dice il commissario Otavio Seiler, del reparto antisequestri di Rio - quasi sempre il denaro ricavato serve a finanziare il traffico di droga. Ma i sequestri sono diventati così all'ordine del giorno che ci capita sempre più spesso di arrestare degli incensurati che avevano rapito qualche povero cristo per chiedere un riscatto di quattro soldi». Gianluca Bevilacqua
Persone citate: Ferreira, Gianluca Bevilacqua, Nascimento, Natalina Lopes
Luoghi citati: Brasile, Rio De Janeiro, San Paolo
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