«Sul Danubio i corsari russi dell'embargo»

«Sul Danubio i corsari russi dell'embargo» «Sul Danubio i corsari russi dell'embargo» Accuse romene: le navi approfittano delle acque internazionali ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO *2 f Dopo essere stata accusata di non rispettare l'embargo contro la Serbia, vendendo petrolio a Belgrado, la Romania a sua volta denuncia nuove violazioni delle sanzioni economiche contro la Federazione jugoslava. Secondo il portavoce di Bucarest, Trajan Basescu, alcune decine di navi cariche di merci starebbero navigando lungo il Danubio in direzione della Serbia. Si tratta di navi dell'ex Urss, ucraine e russe, che non possono essere bloccate dalle autorità romene perché navigano nelle acque internazionali del fiume. I romeni possono intervenire soltanto se le navi fanno scalo nei loro porti. L'agenzia di stampa Rompress ha reso noto che due di queste navi sono state fermate. Si tratta della Vladimir Kurilenko salpata da Ismail e diretta verso Novi Sad, capitale della Vojvodina, e della Nieprovet 6, proveniente da Odessa in viaggio verso il porto fluviale di Prahovo, vicino al confine bulgaro. Ufficialmente le due navi trasportavano lamiere e metalli, in realtà erano cariche di ogni genere di beni destinati alla Federazione serbo- montenegrina. Altre navi sarebbero in transito. Ma il direttore dell'ufficio studi strategici del ministero degli Esteri dell'Ucraina, Volodmir Furkala, ha smentito ogni violazione dell'embargo da parte delle priprie navi, e lo stesso hanno fatto le autorità russe. Per facilitare il controllo dell'embargo il governo francese ha messo ieri a disposizione i suoi aerei da ricognizione del tipo Awacs. Da giovedì sorvoleranno l'Adriatico aiutando le navi della Comunità internazionale già stazionate in questo mare a pattugliare il traffico marittimo e fermare le imbarcazioni sospettate di trasportare merci vietate verso i porti montenegrini. Anche il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel aveva affermato ieri la necessità di rafforzare l'embargo contro la Serbia, per arrivare al blocco totale aereo, marittimo e terrestre. «Belgrado dovrà restituire ogni centimetro quadrato di territorio conquistato» ha detto Kinkel che alla conferenza internazionale di Londra sull'ex Jugoslavia richiederà l'espulsione della Serbia da tutte le organizzazioni internazionali. Le attuali sanzioni economiche contro Belgrado pesano però sempre di più sulla popolazione. Con gli stipendi da fame la gente riesce a malapena a comperare il pane e il latte, scrive il quotidiano di Belgrado «Politika». I prez- zi aumentano vertiginosamente. Il salario medio è di 15 mila dinari ma per un vestito da uomo ce né vogliono 22 mila. Móltissimi generi alimentari cominciano a scarseggiare. Le sigarette non si trovano più. Il drammma della Bosnia, dove la guerra continua, suscita sempre di più lo sdegno della Comunità internazionale. Secondo i rappresentanti della Croce Rossa e dell'Alto Commissariato dell'Orni per i profughi la scoperta dei campi di concentramento e la durissima reazione occidentale hanno costretto i serbi a far circolare i convogli umanitari più rapidamente e con meno difficolta. Gli ultimi soccorsi alla capitale bosniaca sono giunti attraverso il corridodio Spalato-Sarajevo. «Adesso bisogna raggiungere con urgenza la zona di Bihac, dove 300 mila persone assediate dalle truppe serbofederali rischiano di morire di fame» ha dichiarato José Maria Mendeluce, responsabile dell'alto commissariato per i profughi in Croazia, annunciando che la sua organizzazione ha preparato un piano di emergenza. Ingrid Badurina

Persone citate: Basescu, Ingrid Badurina, José Maria Mendeluce, Kinkel, Klaus Kinkel, Vladimir Kurilenko