Dopo il sangue, le scuse agli alpini

Dopo il sangue, le scuse agli alpini L'ISOLA SI RIBELLA ALLA VIOLENZA In Sardegna la tensione non si allenta e oggi arriva il ministro della Difesa Dopo il sangue, le scuse agli alpini Si collega l'attentato agli episodi di ostilità dei giorni scorsi Ma gli inquirenti ritengono più credibile il movente della gelosia MAMOIAOA DAL NOSTRO INVIATO Sulle curve della strada di Gavoi, dalla jeep di fine colonna, i due ragazzi con l'elmetto ben calato sulla fronte si guardano continuamente intorno tenendo il dito indice della mano destra appoggiato sul grilletto del fai, fucile automatico leggero. Sembra uno sbarco di truppe in territorio da esplorare: dalla jeep partono lunghissime antenne, là davanti si intrawede la colonna di camion militari, qui intorno c'è il mistero della Sardegna e della Barbagia. E' mezzogiorno, fa caldissimo. Le auto in coda dietro la jeep si tengono a distanza da quelle due canne dei fai, il profilo grigio e roccioso del Supramonte è laggiù in fondo, sembra la schiena di un dinosauro. E' qui che sabato sera hanno sparato agli alpini del battaglione Susa, al fondo della stradone di Mamoiada, davanti alla palestra della scuola elementare, una facciata rosa e bianca, screziata dalle crepe e ora anche dai buchi dei pallini. Qui gli alpini aspettavano il pullman che lì riporta al campo finita la libera uscita. Qui sono arrivati due ragazzetti con il passamontagna sugli occhi. Uno ha gridato: «Quale alpino sta uscendo con Francesca?» Poi li hanno squadrati a uno a uno. Loro, gli alpini, un po' non hanno capito, un po' hanno pensato ad uno scherzo: era buio JjBJ e credevano che i fucili fossero bastoni. Poi all'arrivo del pullman, la. situazione è precipitata: forse per paura, i due hanno sparato. Un colpo ha preso al fianco Renzo Bertino, di Montezemoio. Colpi sparsi sono finiti addosso, nelle schiena^ nelle natiche^&^urf'Gregoh, Massimiliano Bagnato, Gianfranco D'Agostino, Gabriele Brero. Bertino ora non è più grave, ma è stato in rianimazione; gli altri se la caveranno con poco. Oggi arriva il ministro della Difesa Andò, qui al campo di Mamoiada. Ieri il generale Duilio Mambrini, capo della Regione militare, tuta mimetica, pipa in bocca, aria da gentleman, ha riunito i suoi ufficiali a Nuoro. Tutto procede secondo i programmi, è stato solo un atto delinquenziale fatto innanzitutto contro la Sardegna e il suo popolo civile: l'esercito non arretra. Anzi Mambrini ha inviato la sua solidarietà al sindaco di Mamoiada: quegli spari hanno colpito anche il paese che con gli alpini aveva ampiamente solidarizzato, mangiato, bevuto. E anche amoreggiato. Ieri sera, alle 18, i ragazzi del battaglione Susa avevano la prima libera uscita dopo l'incidente. Ma alle 21, in paese, non se n'erano ancora visti, neppure al bar Mele dove c'è il posto telefonico e dove l'altra sera hanno chiamato decine di mamme per avere notizie. Nonostante tutte le rassicurazioni, c'è inquietudine ed è comprensibile. Adesso i sindacati parlano di terrorismo, si citano altri episodi, come l'assalto al treno di martedì scorso a Beivi (lontano da qui e fuori dalla zona degli alpini) quando cinque uomini armati hanno bloccato il trenino della linea Sorgono-Cagliari, hanno fatto scendere tutti e gli hanno dato fuoco: «Siamo contro l'esercito. Dite che portino via gli elicotteri da Formi». Ci sono i sassi tirati contro i camion militari parcheggiati a Lanusei. A Lula hanno trovato un teschio di bue (con le corna) infilato in una giacchetta militare con alcune cartucce in tasca. Nascono leggende: come spari mai accaduti contro una camionetta a Fonni, o il tentato investimento di un gruppo di militari da parte di una motocarrozzella a Lanusei, anche questo smentito. Che ci sia chi gioca a esasperare è chiaro. Sulla strada che porta da Nuoro a Mamoiada, si legge la seguente scritta: «No affé truppe di occupazione». E perché sia chiaro a cosa si riferisce c'è la data 13/7/92, quando si decidevano le «esercitazioni» in Sardegna. Con la stessa vernice arancione, sul municipio di Mamoiada è stato scritto, in sardo: «E ai banditi di Montecitorio chi ci pensa?» E ancora: «Questa è la casa degli gnomi». Però la storia di Mamoiada non sembra un gesto deliberato di provocazione. Se avessero voluto sparare contro gli alpini avevano molti modi e occasioni di farlo, non sarebbero andati con le armi caricate a pallini: qui i fucili li sanno usare, di notte capita di sentire spari, all'in¬ gresso del paese il grande cartello che disegna i confini della comunità montana numero 9 è un colabrodo. Per come sono andate le cose l'altra sera a Mamoiada, potrebbe davvero essere stata una storia di gelosia, individuale o di piccolo gruppo, il gesto di difesa di un «territorio». Chi esce con Francesca? Ieri lo hanno chiesto agli alpini anche gli ufficiali del campo: hanno risposto sì in sette o otto. Ci sono tante Francesche, a Mamoiada. La storia degli alpini e del loro successo con le ragazze è vera, tutti confermano. I militari dicono che sono belle ragazze e sorridono; una vecchietta ha sentenziato ad un cronista che gli alpini sono «più belli dei sardi e prendono le ragazze per mano». Può davvero essere stata gelosia anche se da queste parti non usa moltissimo e se i mamoiadini hanno fama di libertini: il paese ha il record di matrimoni civili e non fa scandalo una donna che si sposa incinta. E' la rabbia e l'emarginazione dei pastori a costituire quasi un fenomeno: hanno sempre più difficoltà a sposarsi, le ragazze non li vogliono. Venerdì sera a Mamoiada c'è stata una grande festa con il coro degli alpini e i gruppi folcloristici locali. Tutto il paese era in piazza. Gli alpini ci hanno raccontato di essere stati accolti benissimo: i vecchi offrivano il Cannonau di queste colline, la gente faceva festa, s'è ballato in piazza. Da quando sono arrivati loro Mamoiada ha ripreso a vivere di sera, qui dove corre il sangue cattivo di una faida che in trent'anni ha fatto quaranta morti, qui dove ad ogni curva della strada che porta in paese ci sono i segni di un agguato: c'è ancora una macchia scura dove esplose la bomba contro l'auto dei fratelli di Armino Mele, uno dei grandi banditi sardi, arrestato cinque anni fa, in mezzo alle querce, proprio vicino a dove adesso gU alpini hanno montato il campo. E poi per il paese gli alpini sono anche un affare: il campo viene rifornito esclusivamente con merci acquistate in loco; bar e negozi hanno moltiplicato gli affari, 400 ragazzi per le strade di sera fanno allegria. Secondo conti dell'esercito ogni mese un campo come quello di Mamoiada rende all'incirca un miliardo al paese. Infatti sono molti i comuni che hanno chiesto di ospitarli. Ora anche Orgosolo, capitale del Supramonte, che all'inizio dell'operazione li aveva rifiutati. Ieri pomeriggio, al campo, che si trova a otto chilometri da Mamoiada, dissimulato in un bosco di querce, l'attività era normale. Alle 17 sono rientrati i fucilieri, a passo di corsa, in fila indiana, con lo zaino sulle spalle, da una perlustrazione intorno al campo. Al centro dell'accampamento, vicino alla bandiera, il generale Fontana ha consegnato un encomio all'alpino Roberto Martino, che a Pinerolo, una sera di libera uscita ha salvato una donna finita nel fiume dopo uno scontro in auto. «Questi sono i nostri alpini», ci ha detto orgoglioso il generale. Il tenente colonnello Claudio Graziano, torinese con genitori astigiani, comandante del campo, mai stato in Sardegna prima d'ora, ci ha detto che domenica la gente di Mamoiada lo fermava in strada per chiedere scusa: «I delinquenti ci sono dappertutto: a Torino mi hanno svuotato la casa il giorno dopo che mi ero sposato. Ma questi che hanno sparato agli alpini erano meno ancora: teppisti di basso profilo». E i sardi? «E' bella gente». Graziano ci spiega che il suo battaglione fa parte della Nato e qui in Sardegna esegue un nuovo tipo di addestramento per i muovi compiti» di difesa: controllo aree estese, pattugliamento aree impervie, prevenzioni crisi... «I ragazzi - dice Graziano - si rendono conto di fare una cosa utile. Quasi l'QO per cento di loro ha anche donato il sangue per i bambini sardi talassemici». Per plotoni (una trentina di uornini) fanno pattugliamenti di 12, 24, 36, e anche 48 ore, con pernottamento in bivacco e alimentazione con razioni K. Durante i rastrellamenti, cui partecipa sempre anche una pattuglia di carabinieri della «polizia militare», non sono mai accaduti incidenti. Gli uomini del «Susa» sono molto addestrati, anche se normali militari di leva. Al campo ci sono ragazzi arruolati a dicembre e a maggio. I più vecchi hanno fatto campi di addestramento in Scozia, Gran Bretagna, Toscana. Ma nessuno è stato lungo come questo sardo: sono arrivati il 19 luglio, se ne andranno alla fine del mese. E infatti tra i militari c'è un po' di stanchezza. Il campo è duro e questi giorni sono stati caldissimi. Per fare un po' d'ombra le tende sono state avvolte con le «reti di mascheramento» che attenuano i raggi del sole. Negli ultimi giorni sono state date molte punizioni: ieri mattina una ventina hanno avuto 5 giorni di consegna per disordini nei posti branda. E finita la Sardegna, si teme la Sicilia. Cesare Martinetti La gente in piazza contro chi ha sparato alle Penne nere Anche Orgosolo vuole ospitarle ■ F Renzo Bertino il ferito più grave ricoverato in ospedale (foto in alto) A sinistra, alcuni alpini di pattuglia a Mamoiada JjBJ Il ministro della Difesa, Salvo Andò che ha deciso l'invio dei soldati